ELLEFSON-No Cover [Recensione]

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Uscirà il 20 novembre No Cover, secondo album del progetto solista di David Ellefson. L’album contiene 18 classici rock e metal rifatti nello “stile Ellefson”, più un inedito. Ad affiancare il bassista dei Megadeth in ogni cover ci sono grandi personaggi della scena metal.

Quando un membro di una grande band della scena metal mondiale decide di prendere, anche, la strada di un progetto solista ha due opzioni: mettersi a fare dei suoi pezzi che finiscono, in molti casi, ad essere nello stesso stile della band “principale” in cui suona, oppure prendere la strada più semplice, ma più conveniente, di fare delle cover. E’ il caso di David Ellefson, che farà uscire il suo “personalissimo” album di cover con la partecipazione di grandi personaggi della scena metal.

La scelta di fare No Cover si dimostra ottima per ELLEFSON, visto che il bassista fa parte di quei musicisti che probabilmente agli occhi del pubblico rimangono sempre “parte” della band di “origine”. Un album che, quando si potrà, gli permetterà di assicurarsi molte serate di cover, portandosi dietro non solo il fandom dei Megadeth ma anche molta gente che vorrà sentirsi qualche pezzo storico.

In No Cover la cosa che salta subito agli occhi è la scelta dei brani, infatti sono stati scelti brani che non rientrano in quelli main-stream delle band che Ellefson ha deciso di tributare.

Se vogliamo vederla anche con un po’ di filosofia No Cover potrebbe anche essere un titolo che indica quanto questo sia “l’album di cover che non ti aspetti”. Infatti dei gruppi storici coverizzati sono state prese canzoni sconosciute al grande pubblico di quelle band, per esempio: dei Judas Priest è stata presa “Freewheel Burning” invece che la più famosa “Painkiller”. Una scelta che gli fa onore, che dimostra quanto ELLEFSON metta molta passione nel suo lavoro, anche quando si tratta di suonare pezzi non suoi.

ELLEFSON-No Cover [Recensione] 1

Una delle primissime tracce che colpisce è “Love Me Like A Reptile” (Motorhead) in cui è presente una grande collaborazione, ovvero quella di Doro Pesch. Una traccia in cui lo “stile Ellefson” non risalta, ma di certo la forza vocale di Doro risalta al massimo. A seguire c’è “Holiday in Cambodia” dei Dead Kennedys, e questa volta, anche grazie alla linea di basso della intro, Ellefson riesce a metterci molto del suo stile. Una traccia che si adatta perfettamente allo stile dei suoi ospiti, soprattutto verso Charlie Benante.

Lo stile ELLEFSON in questo album spicca in pochissimi casi, visto che, per molte tracce si tratta solo di un “appesantimento” delle originali. Per ricercare quello stile dobbiamo andare per forza di cose su tracce in cui le linee di basso sono “imponenti”. E sicuramente quelle di spicco sono “Not Fragile” (Bachman-Turner Overdrive) ma soprattutto “LOVE Machine” (W.A.S.P.), che oltre alla partecipazione del compagno di band di Ellefson nei Megadeth, ovvero Dirk Verbeuren alla batteria che, insieme al vocalist Thomas Hazaert, rendono il tributo alla Hard ‘n Heavy uno dei più riusciti nell’album. Tra le 19 tracce c’è anche un inedito, “Downhead” che è un po’ il singolo che non ti aspetti da una band creata da David Ellefson, una traccia melodica, molto più rock che metal, che riesce a mostrarci un’altra faccia del bassista.

Ma infondo No Cover è un album di cover, e diventa impossibile dare un vero e proprio giudizio

Si potrebbe stare qui a parlare di quanto ELLEFSON sia stato bravo a coverizzare le tracce presenti in No Cover, ma alla fine di si tratta di cover, di canzoni che non gli appartengono, e diventa molto difficile dare un giudizio, soprattutto se in molti casi l’unica cosa che fa la differenza è il sound e lo stile degli ospiti. Ma è una differenza minima, che non influisce più di tanto sulla “valutazione” dell’album. Se proprio si vuole valutare qualcosa, si può dire, con sicurezza, che questo album sia un buon lavoro se si vuole passare un momento della giornata ascoltando delle tracce storiche del rock e metal, risuonate da un membro storico della scena metal internazionale.

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