In Difesa dell’Arte: andiamo Sottocoperta

Che quelle dell’arte in Italia non fossero acque sicure era già evidente agli occhi di tutti, addetti ai lavori e non solo, già da parecchio tempo. In un paese dove la stessa educazione artistica e attenzione mediatica alla cultura vanno sempre più sciamando tra il disinteresse della classe dirigente e quello di un nuovo modello di “fruitori” sempre più casual e attratto da eventi più meteorici che artistici, l’epidemia di Covid-19 non poteva rappresentare nient’altro se non la “stangata finale” giunta dritta sulla nuca di un macrocosmo già asfittico. Un macrocosmo che, in acque ora più burrascose che mai, si ritrova “imbavagliato” tra DPCM dalla dubbia calibratura e l’assenza di un supporto solido ai lavoratori. Un supporto che sia in grado, di fatto, di consentire agli operatori artistici di proseguire la loro vita con un “tetto sopra la testa”, un sottocoperta necessario e che, al momento manchevole, sta lasciando brillantine, luci, amplificatori, maschere, strumenti e palchi esposti ad una pioggia scrosciante. Così, mentre pubblico e media sembrano più interessati alle vicende legate al trash-telling di un’ Angela da Mondello che alla vera cultura, noi di Shockwave Magazine decidiamo di scendere in campo, nel nostro piccolo, per dare voce a chi, nonostante proteste di piazza e social, è stato oramai accantonato assieme allo strimpellamento di inni da balcone. Così nasce Sottocoperta, un progetto intenzionato a dare spazio a tutti quei lavoratori della musica, dagli artisti agli operatori di settore, che nelle difficoltà del periodo pandemico si sono ritrovati travolti dalla “tempesta”. Un focolaio acceso attorno a cui riunirsi per mediare tra pubblico e operatori, tra arte e consumatori di arte, tra chi vuole goderne e chi vuole produrne allo scopo di riportare in primo piano l’importanza della cultura artistica e di chi, da anni al timone di essa, ha visto il suo ruolo e la sua autorità sempre più “affondare” in questa nuova società liquida baumaniana. Una società di consumismo ed industrializzazione artistica, di libri che scottano e di idee in vendita, una società rapida che con lo sferragliante trambusto del nuovo “futurismo cyberspaziale” sta sommergendo melodie, interpretazioni, note musicali e passi di danza.

Il bello dell’arte, però, è sempre stato nella sua capacità di offrire uno spazio “sottocoperta” alle anime di tutti coloro che, nella loro quotidianità, decidevano di affidarsi a lei mettendola in primo piano. E’ quindi giunto il momento, in qualche modo, di restituire il favore.

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