La Disney colpisce ancora, ma forse non così forte come siamo abituati. Encanto è uscito ieri, la vigilia di Natale, su Disney+; il 60esimo capolavoro della casa produttrice del topo più famoso del globo ha alti e bassi, canzoni orecchiabili, ma non riesce mai ad andare oltre, ad essere incisivo come altri film d’animazione Disney.
Il film, diretto da Byron Howard e Jared Bush (insieme a Charise Castro Smith), è una vera e propria celebrazione della cultura colombiana. La protagonista è Mirabel Madrigal, una quindicenne che vive con la sua famiglia in una casa magica in un villaggio sperduto fra le montagne della Colombia. Ogni membro della sua famiglia, tranne lei, ha un talento particolare, che è stato dato loro da una candela magica (che sostiene anche la magia della casa). Quando quest’ultima inizierà a cedere e a riempirsi di crepe, sarà compito di Mirabel salvarla.
Quello che manca, in Encanto, è una trama solida. Tutti gli avvenimenti sono veloci, e non si ha il tempo di assorbire la caratterizzazione dei personaggi (che, tuttavia, è ben definita); anche la caratterizzazione stessa, però, subisce delle brusche virate (è bastata una canzone per far cambiare idea a Isabela sulla sorella)… okay, Disney, sappiamo che basta un poco di zucchero e la pillola va giù, ma così si esagera.
Le canzoni sono un punto a favore: le ha scritte Lin-Manuel Miranda, il genio di Broadway autore di Hamilton e della colonna sonora di Oceania, oltre che attore (affiancato da una splendida Emily Blunt) in Mary Poppins Returns (2018), il sequel del capolavoro Disney Mary Poppins degli anni ’60. Lin è reduce da Tick, tick…boom!, musical Netflix sulla vita di Jonathan Larson (autore di Rent scomparso a 35 anni): la colonna sonora di Encanto ha le sonorità tipiche del Sudamerica, ma la traduzione in italiano è piuttosto scarsa.
Il doppiaggio italiano del film è affidato per metà a professionisti del settore: Nanni Baldini (voce di Remy in Ratatouille, Pacey Witter in Dawson’s Creek e Anthony Mackie, Falcon dell’MCU) presta la voce a uno degli zii, Franca D’Amato (una vera e propria veterana Disney, Esmeralda de Il Gobbo di Notre-Dame, la madre di Jim in Il Pianeta del Tesoro e soprattutto Mamà Imelda in Coco) è Abuela, la matriarca della famiglia Madrigal; c’è anche Fabrizio Vidale, voce di Maui in Oceania e di Pimpi nei film d’animazione di Winnie the Pooh. Per quanto riguarda i volti noti, abbiamo Diana Del Bufalo che doppia Isabela, la sorella di Mirabel, e Alvaro Soler che ne doppia il cugino Camilo; Luca Zingaretti doppia lo zio Bruno.
Non si nomina Bruno! O forse dovremmo, perché Bruno è uno dei personaggi migliori di tutto il film. Dopo un’intera canzone in cui si dipinge lo zio misterioso come il cattivo della storia, in realtà si rivela essere solo un pover’uomo che ha cercato di proteggere in tutti i modi la sua famiglia, soprattutto Mirabel: il suo dono, infatti, è prevedere il futuro, ma le sue predizioni sono quasi sempre infauste.
A questa storia manca, come negli ultimi film Disney, un cattivo vero e proprio. Fa parte dell’ultima svolta di casa Disney, in cui il cattivo non è una persona che effettivamente è malvagia (come Ursula de La Sirenetta o Crudelia De Mon de La carica dei 101), ma quasi sempre è una situazione di misunderstanding che si risolve alla fine di tutto. È già successo con Oceania, in parte con Coco e anche con Raya e l’ultimo drago (escludendo la parte dei Druun).
Encanto è l’esaltazione della normalità. Insegna che chiunque ha le sue debolezze, anche quelle persone che sembrano invincibili. Forse è questo, il vero punto forte del film, a parte gli straordinari colori e la grafica 3D (usata da Rapunzel in poi in casa Disney, avvicinandosi alla sua controparte Pixar): essere normali va bene.
Quante volte in famiglia, o a scuola, ci hanno detto di avere un particolare talento (per la musica, per la matematica…) e da quel giorno non abbiamo fatto altro che cercare di non deludere le aspettative dei nostri genitori, degli insegnanti e di tutti gli altri?
Encanto non incanta, se non per l’ambientazione e la colonna sonora. Trama debole e personaggi a volte abbozzati lo annoverano fra quei film Disney da vedere una volta, forse due, ma di cui presto ci si potrebbe dimenticare. Ed è un peccato.
[Fonte: Instagram]
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