Adam McKay ha scelto l’umorismo macabro ed irrequieto per definire e far emergere la parte peggiore dell’essere umano. Don’t Look Up si avvale di un cast stellare per sferzare una pesante critica sulla società odierna.
La satira per definizione non deve far ridere ma deve far emergere quel sentimento di disagio, tristezza e rabbia. Deve far leva sulle consapevolezze delle persone, influenzare l’opinione pubblica, mostrare le contraddizioni che ci spingono a promuovere il cambiamento. Su tutto questo Don’t Look Up fa un ottimo lavoro, sagace e intelligente, peccato che il film non riesca a spingere una buona idea oltre la grandezza dei suoi protagonisti, come se qualcosa scivolasse via.
Con questo non dico che Don’t Look Up non sia un buon film, anzi. McKay racconta la società odierna e di una realtà politica definita dall’inazione totale, sia per quanto riguarda la pandemia in corso che la violenza armata, passando per le crisi dei diritti civili a questioni razziali. Tutto è fermo, tranne se entra in ballo il settore privato, dove ricchi imprenditori prendono la palla al balzo per trarre profitto.
Don’t Look Up inizia con la laureanda di astronomia Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) che scopre una cometa non identificata. Tutto sembra eccitante, fino a quando lei ed il professor Randall Mindy (Leonardo DiCaprio) calcolano la traiettoria della cometa, scoprendo che è in rotta di collisione con la Terra. Hanno sei mesi di tempo per evitare una catastrofe globale.
Con l’aiuto del dottor Oglethorpe (Rob Morgan) si vestono da eroi moderni e decidono di andare a parlare negli ambienti che contano, arrivando a la Casa Bianca. Peccato che la presidente Janie Orlean (Meryl Streep) ignora beatamente le notizie. È più concentrata ad intrattenere una relazione extraconiugale con un membro della Corte Suprema che salvare il mondo nel vero senso della parola.
L’incontro nello Studio Ovale tra il trio di scienziati e la presidente mette in risalto anche il ruolo di Jason Orlean (Jonah Hill), lo stupido figlio della presidente, nonché il capo dello staff, che altro non è che un esplicito riferimento a Eric Trump, divertendosi a diffondere fake news, alimentare la disinformazione e a ridicolizzare gli astronomi per il loro attaccamento ai dati e l’uso del gergo accademico.
Rimandati a casa dal governo i due decidono di rivolgersi ai media per avvertire l’umanità dell’avvicinarsi di una cometa che distruggerà il pianeta Terra. E allora partecipano al talk show della mattina condotto dai due giornalisti Brie (Cate Blanchett) e Jack (Tyler Perry), più attenti a bistrattare la povera Kate e ad elogiare Randall facendolo diventare l’astronomo più sexy del pianeta che a preoccuparsi sulla rivelazione che era stata appena data.
Tuttavia, il mondo non si lascia intimidire, decide più una distruzione autoindotta che provocata dalla cometa. Preferiscono tutti chiudere un occhio sulla realtà, come se questa non gli appartenesse, un po’ come succede oggi con la condizione climatica. Si concentrano su ciò che viene definitivo “di tendenza”, ossessionati dai social e slegati dalla realtà.
A reggere l’intero lavoro di Don’t Look Up è un cast stellare che offre una performance degna di nota a partire da Meryl Streep che riporta sullo schermo quella sua energia accattivante de Il diavolo veste Prada. Leonardo DiCaprio è sferzante e genuino nel suo lato da nerd comico, dove Jennifer Lawrence riesce a tenere il passo senza perdersi nel suo personaggio a tratti goffo e disastroso. Nonostante Cate Blanchett, Timothee Chalamet e Rob Morgan abbiano ruoli ridotti, riescono ad agire sinergicamente.
La sceneggiatura non fa altro che puntare il dito contro la politica rappresentata come iper-conservatrice e sottoqualificata. Ridono di una crisi e ignorano la scienza, per loro l’importante sono solo i numeri dei sondaggi. Il loro atteggiamento dequalificante si riflette sulla popolazione desensibilizzata. Un’apatia generalizzata che Don’t Look Up prende in giro e che denuncia pubblicamente.
Il montaggio e la regia sono caotici, a tratti casuali, esattamente così come deve passare il messaggio del film. Peccato che alcune sequenze arrivano in maniera frettolosa e sommessa. Manca quella nota agrodolce e quel guizzo che mira a colpire. Si riprende leggermente nel finale, che non vi svelo assolutamente, mostrando la parte più umana dei protagonisti che, nonostante gli errori, riescono a ritornare sui loro passi.
La cometa in Don’t Look Up è una gigantesca metafora sul cambiamento climatico, che ci mette davanti l’eterna divisione tra chi è preoccupato per il destino della nostra Terra e chi è scettico e negazionista.
Nel film c’è tutto il genere umano: i complottisti, una presidente che sbeffeggia la scienza, quelli che gridano alla dittatura, il capitalismo feroce, la politica che antepone sé stessa alle persone, l’infotainment svilente, quelli che spiegano a chi ha studiato che non è come dicono loro. Una pellicola tragicoma, non la migliore di Adam Mckay, ma che sicuramente fa riflettere su chi siamo diventati.
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