Killing Eve è una di quelle serie con un enorme potenziale buttato via per scelte incomprensibili e scellerate dello (in questo caso della) showrunner. Uno spettacolo che è riuscito a toccare l’apice nella seconda stagione per poi essere teatro di una costante spirale discendente fino ad un finale disastroso e sgangherato, dove la narrazione è un pasticcio affrettato e scritto male che precipita a livelli bassi ed incomprensibili.
Prima di immergerci nell’ultima e disordinata stagione, vale la pena ricordare e soffermarmi sulla storia di Killing Eve e sul suo cuore pulsante: Sandra Oh e Jodie Comer. La vera forza trinante dell’intera serie è stata proprio la caratterizzazione eccellente dei personaggi principali Eve e Villanelle che hanno “giocato” fin dall’inizio al gatto e al topo, riuscendo a creare una chimica magnetica e coinvolgente: l’una è necessaria per l’altra, ma rappresentano al contempo la rovina dell’altra. La loro relazione di amore ed odio è riuscito ad alzare l’asticella e a ridefinire il genere thriller, assegnando alle donne un ruolo preminente.
Villanelle appare come la donna che il machismo dovrebbe temere, mentre Eve rappresenta le donne nel processo di emancipazione professionale, subordinate solo a loro stesse. Con il progredire della trama, la stessa Eve scoprirà abilità che non sapeva nemmeno di avere, complice il suo rapporto con l’assassina elegante che incarna una “femme fatale” del terrore.
È Phoebe Waller-Bridge la mente della serie tv della BBC, ideata sulla base dei romanzi di Luke Jennings, nonché produttrice esecutiva per tutte le stagioni. Un testimone che ha passato nelle seconda stagione ad Emerald Fennell – prima che prendesse in mano il suo capolavoro cinematografico Una donna promettente – e nella terza stagione a Suzanne Heathcote. A rovinare tutto è stata invece Laura Neal che, oltre alla confusione mastodontica, ha avuto la brillante idea di stravolgere il finale dei libri.
Probabilmente è proprio quest’altalena di showrunner il punto debole che sgretola la storia fino a portandola a precipitare. C’è un reset generale e tutti i progressi che lo spettacolo ha fatto in termini di definizione della relazione tra Eve e Villanelle oppure nel rispondere esattamente alla domanda “chi o cosa sono I Dodici?” (che poi, a chi importa davvero di questi alla fine?). Elementi che si sfaldano nel corso degli episodi.
Pensiamo che la terza stagione termina con Eve e Villanelle che si guardano con desiderio attraverso la Tower Bridge. Un’immagine romantica che indicava che lo spettacolo potesse riprendere proprio da quel punto, per dare finalmente una definizione a quel rapporto mai analizzato ed evoluto affondo nel corso dei primi ventiquattro episodi. Ma la quarta stagione non fa altro che fare diversi passi indietro e allontanare tutti i progressi che fino a quel punto erano stati fatti tra le due, una virata trash deludente che fa acqua da tutte le parti.
Questo non vuol dire che Oh e Comer non abbiano la stessa chimica scoppiettante che hanno sempre avuto, o che lo strano fascino che definisce la relazione tra Eve e Villanelle non esista più. Loro sono brave, bravissime. Sanno come prendersi e lasciarsi e perdersi e ritrovarsi. Ma è faticoso vederle in azione. Non sai mai se e quando si incontreranno e come interagiranno. Sai solo che sono lì.
Killing Eve è rimasto bloccato, sospeso nello stesso identico schema narrativo: Eve e Villanelle sono agli antipodi e sono attratte l’una dall’altra, ok. Ma poi? Ecco, il “poi” non c’è mai stato. È come se ci fosse stato un rifiuto generale nel dare un proseguo alla storia di questi due personaggi che sicuramente meritavano di più di quello che hanno avuto.
Killing Eve rimane in bilico con le stesse domande per quattro stagioni di fila: dove porterà il deliberato scivolare nell’oscurità di Eve? Una psicopatica come Villanelle è capace veramente di un reale cambiamento e riuscire finalmente ad amare? Ma non finisce qui. La quarta stagione non solo pasticcia e non sviluppa i due personaggi principali, ma introduce anche diversi nuovi individui che hanno a malapena una profondità e una trama coerente, ciononostante riescono ad ottenere un finale migliore di Villanelle ed Eve. E qui mi fermo perché non ho intenzione di fare spoiler.
Peccato, che Killing Eve sia caduto preda nel capitolo finale di quelle convenzioni narrative che aveva sovvertito abilmente nelle prime due stagioni, in particolare.
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