Di Erica Trucchia
8 Marzo, A Tutte le Donne – Oggi, per la Giornata internazionale dei diritti della donna non possiamo che ricordare Alda Merini, una donna e poetessa dalle mille sfaccettature che seppe descrivere l’animo umano tra morte e rinascita.
E’ così, che il pianto dei poeti prende forma in un solo canto, dove la morte diventa energia che sprigiona meraviglia, è vita che torna ad essere libertà. E tu, donna non “sei sola nella dimora degli angeli”, siamo un po’ tutti come te, intrappolati nell’estasi della tua sofferenza e della tua dolcezza inquieta.
Una donna che con la forza delle parole, diede nuova luce ad altre donne
Mentre fuori da quelle mura di follia, si estendeva un mondo, che le vedeva reduci di un destino senza nome, di un pensiero senza meta.
Perché Alda “la poetessa dei Navigli” che ha vissuto sulla sua pelle il destino di chi è stata a lungo disprezzata tra le mura dei manicomi, di chi viveva senza un’ identità; nella sua opera dal titolo “A tutte le Donne” non si può non notare la ricerca di bellezza, di resistenza ad un mondo maschile ostile.
Un inno alla donna che già dall’alba dei tempi portava su di sé lo stigma della debolezza
Quel granello di colpa tratto dall’immagine di Eva che anche al cospetto di Dio, la rendeva schiava e peccatrice. Ma come donna al contempo, è fragile e imponente è madre del paradiso; che riporta alla memoria la donna Angelo Dantesca.
E’ negli ultimi versi però, che s’ innalza la voce femminile ed emerge come la Fenice dalle sue ceneri, lo spirito di rivalsa. Nonostante i soprusi, le ingiustizie, Ella si rialza come un ramo che non cede al vento di tempesta, che lotta con lacrime e amore, come fosse un canto che nasce dalla creazione. Perché come la Madre Terra, essa è madre di tutte la madri.
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra (..)
e innalzi il tuo canto d’amore
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