Tiziano Ferro si racconta a cuore aperto. Nel documentario dal nome Ferro, disponibile dallo scorso 6 novembre su Prime Video, possiamo conoscere la persona dietro l’artista.
“La verità mi ha sempre curato. Finalmente ho trovato il modo di dirlo, che è questa storia, questo film. E allora la storia la racconto per davvero.”
Così inizia Ferro, il documentario. Si tratta di una produzione Amazon Original, di un progetto nato a novembre del 2019 e conclusosi il 21 di febbraio 2020, giorno del 40° compleanno di Tiziano.
Se dovessi scegliere tre parole per descrivere Ferro non avrei dubbi: intenso, struggente, vero.
Sì perché Tiziano Ferro in questo documentario si mette a nudo, si spoglia della sua corazza e dimostra di avere una sensibilità, una genuinità fuori dal comune.
“Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza.”
Così comincia ogni incontro degli alcolisti anonimi e Tiziano è uno di loro. Ci parla infatti della sua dipendenza dall’alcol, di come l’alcol gli dava la forza di non pensare al dolore, alla tristezza. Ma anche di come allo stesso tempo gli dava anche l’insanità di voler morire, sempre più spesso. Anche se gli faceva paura, non riusciva a fermarsi.
E poi l’obesità. Quell’obesità che da adolescente lo aveva intrappolato, che lo aveva costretto a subire gli insulti delle persone (sempre che persone si possano definire, perché in realtà sono dei mostri) che lo circondavano, che lo ha spinto a vergognarsi e a rinchiudersi in sé stesso. Poi ha cantato per la prima volta, e il suo mondo, la sua vita è cambiata.
A testimoniare che la musica può davvero salvarti la vita. Una canzone, Xdono, rappresenta la sua inversione di rotta.
Ma l’industria musicale corrotta non gli permette di essere finalmente felice. Il primo contratto viene firmato solo dopo una profonda trasformazione, che lo porta a perdere 30 chili e a non riconoscersi più nel suo stesso corpo. E poi ci si mette anche l’orientamento sessuale. Sempre più spesso corrono voci sulla sua omosessualità, che deve essere nascosta, che non deve apparire, che è vista come un qualcosa di riprovevole.
Ma stavolta Tiziano sceglie di aprirsi, di parlarne col suo manager, che gli offre il suo supporto, il suo aiuto. E da lì inizia il suo processo di guarigione, di accettazione, la sua ricerca della felicità.
Quella felicità oggi l’ha trovata con Victor. Tiziano oggi è un uomo che accetta i miracoli, che non nasconde le sue emozioni, che piange, che ride, che si emoziona, che non ha paura di nascondersi.
Ferro è un viaggio, un viaggio che attraversa le città, i luoghi per lui più significativi. Milano, la città che lo ha adottato musicalmente parlando. Los Angeles, la città che è diventata la sua seconda casa, dove ha costruito una famiglia. Latina, la sua città natale, la vita di provincia, a dimostrazione del fatto che Tiziano non ha mai dimenticato le sue origini.
“Perché puoi andare a Los Angeles, puoi andare in Inghilterra, puoi andare dove vuoi però, io so bene dove sta il sangue.”
Questo documentario è qui per ricordare che dietro il personaggio pubblico, dietro l’artista c’è una persona. Una persona comune, che ha combattuto le sue battaglie, che ha fatto i suoi errori, che ha riso, che ha pianto, che è crollato e poi si è rialzato. Una persona con le sue debolezze e con le sue forze.
“Evidentemente bisogna demolire per ricostruire.”
“Non importa come cadi, ma solo come ti rialzi. Se non fai nulla, ricorderanno solo la caduta. Se recuperi alla grande, la cosa che ricorderanno più di te è come ti sei rialzato.”
“Il lieto fine esiste, basta solo volerlo.”
Ferro è uno documentario pieno di frasi incoraggianti che non possono fare altro se non essere pronunciate da chi ha sofferto tanto.
“Guardo il mondo attraverso il filtro delle cicatrici.”
Questo documentario è qui per ricordarci che ogni persona che incontriamo, famosa o meno, sta combattendo una battaglia di cui non sappiamo niente.
Spesso siamo troppo inclini a giudicare, a fermarci alle apparenze senza pensare che le parole hanno un peso. Smettiamola di giudicare la vita degli altri quando noi degli altri non sappiamo nulla.
Perché non è vero che le parole non contano. Le parole accarezzano, graffiano, e qualche volta uccidono.
“Le parole hanno un peso. Ma non lo ricordiamo. Ed è questo il dramma che si nasconde dietro i messaggi di bullismo. Le parole hanno un peso. Ne ribadisco la pericolosità. Ed è necessario esserne consapevoli quando le si scaglia contro l’animo di un adolescente troppo fragile per poter decidere o scegliere. Le parole hanno un peso. Grasso, puttana, nano, disadattato, frocio, criminale, negro, vecchia, terrone, raccomandato, pezzente, ritardato, troia, fallito, anoressica, cornuto, handicappato, frigida, inferiore, mongoloide: le parole hanno un peso.
Nella vita e sugli schermi. E per carità smettiamo di difenderci tirando in ballo l’ironia e il sarcasmo. Quelle sono arti di cui bisogna imparare il mestiere. Non confondiamo le acque, i livelli. Le parole hanno un peso. E certe ferite resistono nel tempo. L’apologia non è un reato che dovrebbe poter cadere in prescrizione ma in questo Paese una legge contro l’odio non c’è, quindi bulli e odiatori italiani: tranquilli, siete liberi. Io intanto aspetto tempi migliori nei quali le parole, magari, un giorno, avranno un peso.”
Monologo di Tiziano Ferro, Che Tempo che Fa, 24 novembre 2019.
Stiamo vivendo un momento storico di grande sofferenza. Ma proprio attraverso quella sofferenza, a come la supereremo, al modo in cui ci rialzeremo, potremo cambiare la nostra vita. Potremo fare qualcosa di grande.
Ho trovato nella sua scelta una scelta coraggiosa, rischiosa. Perché Tiziano avrebbe potuto starsene in silenzio, lasciare che le persone pensino quello che vogliono pensare. E invece ci ha aperto le porte della sua quotidianità, della sua vita normale fatta di partite a bowling, di lacrime durante il matrimonio e dei suoi momenti difficili pensando che la sua storia potesse essere d’aiuto a qualcuno.
Io stessa mi ci sono riconosciuta.
La cosa più bella di questo documentario è che mette in luce come dietro la vita di persone come Tiziano Ferro, che da fuori sembrano persone felici, di successo, che hanno ottenuto quello che vogliono, in realtà ci sia un essere umano. Pieno di problemi, dalla sua omosessualità troppo a lungo nascosta, ai suoi problemi con l’alcol e con l’obesità.
Ed è importante parlarne, non nascondersi.
Perché sarà anche la storia di Tiziano Ferro, ma riguarda tutti noi.
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