Ozric Tentacles – “Space for the Earth”

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Giusto per ricapitolare, gli Ozric Tentacles vengono dall’Inghilterra ed sono nati negli anni Ottanta, ma sembrano provenire dai magici anni Settanta, senza peraltro esserne mai usciti.

La loro proposta musicale consiste in una ricercatissima musica elettronica e psichedelica, mescolando atmosfere space rock, progressive e sperimentazioni su vari livelli. Il tutto senza voci, raggiungendo sempre degli ottimi risultati.

Non è da meno Space for the Earth, con i quali la band ci trasporta in questo mondo fantascientifico, allucinato (i più maliziosi non possono non vederci atmosfere da LSD e acidi vari).

Come trovarsi nello spazio aperto circondati da neutrini esagitati che ci orbitano attorno a velocità inimmaginabili.

Ozric Tentacles - "Space for the Earth" 1

Stripey Clouds ci trasporta direttamente all’interno di questa spirale fluorescente di suoni e impulsi, attraverso un ritmo esagitato che ha il compito di prendere subito il controllo della mente e dell’attenzione dell’ascoltatore. Lo trasporta così in uno stato di abbagliante e colorata trance, quasi a volare fuori dall’atmosfera, dove la gravità è più debole e i movimenti più rarefatti.

Difatti, subito a seguire, giungono i ritmi più lenti, ma non meno coinvolgenti, di Blooperdome.

Dietro agli input di synth e chitarre piene di delay e riverberi, è infatti il basso a scandire dei riff ipnotici e coinvolgenti, portandoci a danzare lentamente e ritmicamente insieme agli Ozric Tentacles mentre gli altri strumenti imperversano nelle alte sfere.

Con Humboldt Currant siamo accolti dall’onde del mare, che vanno a intrecciarsi con i synth, i quali ciclicamente ripropongono i propri accordi e i propri arpeggi. Proprio come delle onde. Sebbene le atmosfere siano ancora più tranquille rispetto ai brani precedenti, a intensificare il tutto ci pensano dei cori etnici. La loro riproposizione e frammentazione “innervosisce” la trama musicale, che si arricchisce quindi di assoli di chitarra più aggressivi, prima di lasciare nuovamente spazio alle (più che mai) ondulatorie frequenze dei synth.

Il magico mondo di bollicine morbide e colorate tracciato finora dagli Ozric Tentacles si infittisce di sonorità e frequenze più seghettate in Popscape.

Un aggressivo arpeggio di synth apre le porte al brano più rock nel senso letterale del termine. Benché permangano le atmosfere riverberate e i delay, i suoni di chitarra e di tastiera si fanno più decisi, più distorti, vicini per certi aspetti a moderne forme di Metal psichedelico (Wheel su tutti). Sembra come se le atmosfere morbide e delicate dei primi brani abbiamo lasciato spazio ad arie più rarefatte e spigolose, sempre piacevoli, ma in un senso diverso. Non sorprende che sia il brano più corto dell’album.

La calma torna a regnare con Climbing Plants.

Non si torna direttamente al magico mondo di bolle iniziale, in quanto la chitarra di Ed Wynne imperversa con assoli e riff di chitarra, distorti quanto magnetici, sciorinando note come gocce d’acqua in una cascata. La title track si muove sulle atmosfere delicate dei primi brani, aperta da un arpeggio morbido e metallico allo stesso tempo, come colpi di hang. La carezza di queste note avvicina l’animo a uno stato di beatitudine invidiabile, molto meditativo. Il flauto dell’ex-compagno d’avventure, Champignon, arricchisce il tono del brano, portandoci su terre etniche, lontane e meravigliose, sostenuto da sapienti percussioni.

Il viaggio sta per terminare e gli animi si fanno più cupi verso la fine con Harmonic Steps.

Un viaggio che vorremmo non finisse mai, ma che inesorabilmente, step by step, ci conduce alla conclusione. Gli Ozric Tentacles ci propongono tutto l’arsenale, sfruttando le delicate sonorità dei synth, le distorsioni della chitarra, il magnetismo del basso e il rigore assoluto delle ritmiche della batteria, affiancate dai magici suoni del flauto.

Space for the Earth è un’autentica perla, rara e inimitabile, di questo discografico 2020.

Le atmosfere create dagli Ozric Tentacles sono assolutamente impareggiabili, rappresentano un toccasana a determinate sensazioni musicali (e non) che sembravano perdute per sempre. E invece Ed Wynne, il batterista Balázs Szende e il tastierista Silas Neptune, insieme agli ospiti presenti nel disco, sono riusciti a ricrearle, a trasportarci indietro nel tempo (o, chissà, molto in là nel futuro), in quella decade in cui queste atmosfere erano proposte quotidianamente da Pink Floyd, Camel, Gong e chi più ne ha più ne metta.

Space for the Earth è un’assoluta boccata d’ossigeno per l’anima, un modo per disintossicare il corpo dalle tossine e dalla negatività, come una buona seduta di meditazione. Ed Wynne ha detto di essersi ispirato alla natura scozzese di colline, valli e spiagge che circondano lo studio di registrazione, in un anno in cui la Terra sembra aver detto di poter fare a meno degli umani e di poterli rimuovere come tossine. Forse questo disco può essere uno dei (tanti) modi con cui l’umanità può cambiare se stessa, smettendo di essere una tossina.

Daniele Carlo
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