Dimmu Borgir – Inspiratio Profanus [Recensione]

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I Dimmu Borgir sono una di quelle band che fanno da punto cardine nella musica delle ultime decadi. Il gruppo norvegese infatti rappresenta una delle più importanti espressioni della realtà Symphonic Black Metal, aiutando a definire un genere che dagli anni 2000 in poi costituisce una interessante e cospicua nicchia.

La band ha pubblicato il suo ultimo album di inediti, Eonian, in tempi ormai un po’ remoti, ben prima della pandemia, nel (lontano) 2018. E dopo un abbondante lustro ci si aspettava una nuova pubblicazione di musica originale.

Così non è stato. I Dimmu Borgir e l’etichetta Nuclear Blast hanno deciso di sfornare un album di cover, Inspiratio Profanus.

La scelta a prima vista fa un po’ storcere il naso: dopo tanto tempo, i fan avevano voglia di sentire cosa la band aveva da dire di nuovo. Ma tutto sommato può essere anche interessante scoprire quali band hanno ispirato i Dimmu Borgir, sentire quali grandi nomi della storia della musica e quali generi hanno stimolato le idee dei giovani Shagrath, Galder e Silenoz. Può essere un tributo della band a grandi nomi della storia e allo stesso tempo un modo per raccontare qualcosa di se stessi. Magari anche per scaldare nuovamente il pubblico in vista di una futura e, chissà, imminente pubblicazione di inediti.

Mettiamo da parte quindi i dubbi e prendiamo in mano Inspiratio Profanus. Tra l’altro, ha anche una bella copertina, che potrebbe presagire assai bene.

Eppure ci si accorge in fretta di un fatto: quasi tutte le cover in scaletta sono già state registrate in passato, nei tanti (30!) anni di carriera dei Dimmu Borgir. Non c’è stato un gran lavoro di registrazione e di incisione ex novo, ma semplicemente una raccolta di materiale datato con un minimo di remaster. Inoltre, Inspiratio Profanus non dura che una trentina di minuti. Un po’ misera come proposta musicale.

Dimmu Borgir - Inspiratio Profanus [Recensione] 1

E sia. Ascoltiamo allora i brani proposti.

Si parte con un brano simbolico che sa anche di programma artistico e che racchiude tutta l’energia da cui è scaturito il linguaggio dei Dimmu Borgir. Si tratta di Black Metal dei Venom, LA canzone che ha dato il via a un altro modo di immaginare il Metal: appunto, Black. L’incedere settantiano della canzone è chiaramente molto datato e sorprende ascoltare una produzione così scarna da parte dei Dimmu Borgir, soprattutto ricordando le imponenti orchestrazioni di Eonian. Ma del resto questa è un’opera un po’ filologica, prendiamola così. Carino iniziare con una canzone-manifesto. Vai con la prossima.

Satan My Master dei Bathory è sicuramente una vera chicca per gli appassionati del genere. Tuttavia, dopo la versione proposta di Black Metal sembra di ascoltare lo stesso brano. Non sembra essere la scelta più azzeccata.

Si procede con Dead Men Don’t Rape, dei G.G.F.H. I vari sintetizzatori impiegati e la presenza di numerosi filtri vocali rende questo brano piuttosto interessante, capace di recuperare i profumi Industrial della band di provenienza, ma anche di ricreare atmosfere lugubri e creepy tipiche dei Dimmu Borgir. Sicuramente il punto più alto di Inspiratio Profanus.

La successiva Nocturnal Fear dei Celtic Frost ci riporta invece al sound proposto con le prime due canzoni. Con un po’ di azzardo, sembra di ascoltare un album Metal un po’ estremo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, solo con un pizzico di riverbero in più.

Burn in Hell dei Twisted Sister è una delle due grosse sorprese di questa tracklist. I Twisted Sister sono uno dei grandi nomi dell’Hair Metal ed è sicuramente bizzarro trovare una band del genere tra le ispirazioni dei Dimmu Borgir. Probabilmente il titolo è stato un elemento di attrazione, dato che tutte le canzoni tendono ovviamente a ruotare attorno al tema dell’inferno, della morte, del dolore.

L’altra grande sorpresa è Perfect Strangers dei Deep Purple. Siamo piombati nel pieno Hard Rock anni Ottanta della band di Gillan e Blackmore.

Il cerchio si chiude con Metal Heart degli Accept e nuovamente Nocturnal Fear dei Celtic Frost, ma nella versione Celtically Processed.

Praticamente abbiamo sette cover e mezzo, per una mezz’oretta di musica.

I brani di per se stessi non sono male, ma perché gli originali erano grandi pezzi di grandi band. Qui i Dimmu Borgir con Inspiratio Profanus hanno deciso di muoversi senza neanche molta fantasia in una riproposizione dei brani molto fedele all’originale, inserendo solo la classica voce di Shagrath a cantare al posto di Gillan e degli altri, irrobustendo un po’ la cattiveria di alcuni groove e riff e pompando con un po’ di effetti di produzione che incupissero un po’ tutto l’insieme.

Il risultato non può dirsi soddisfacente. Al netto di alcuni brani che risultano anche registrati ed eseguiti in maniera molto sporca, con delle produzioni originarie non superlative (come accade in Satan My Master o Nocturnal Fear, per esempio), Inspiratio Profanus sembra essere stato concepito senza grandi ambizioni, con pochi mezzi a disposizione e poche idee.

Sembra addirittura lasciare intendere che i Dimmu Borgir non abbiano più molto altro da dirci, oltre a Inspiratio Profanus e che quindi spulcino un po’ i vari lati B della loro produzione per rimandare il giorno del loro ritiro. Speriamo veramente che quel giorno arrivi il più tardi possibile e, nel frattempo, speriamo di ascoltare tanta bella nuova musica che la band norvegese vorrà proporci.

Daniele Carlo
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