Gojira: Fortitude [Recensione]

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Il tanto atteso nuovo album dei Gojira, Fortitude, è uscito. Una grossa incognita per tutti, che siano i fan, o dei semplici ascoltatori della band. Anche per loro però è arrivato il momento del cambiamento sonoro, forse.

Per molti i Gojira sono praticamente una della band intoccabili all’interno della scena metal mondiale, grazie al loro non aver mai sbagliato musicalmente, anche quando le cose sembravano andare male. Ma se da una parte per molti sono degli intoccabili, dall’altra fanno parte di quel gruppo di band che solo se ascoltate assiduamente posso essere capite. Insomma, se sentiti occasionalmente potreste non reagire bene ad alcuni pezzi.

Il loro nuovo album, Fortitude, arriva dopo quello che da molti è stato definito il Black Album dei Gojira, ovvero Magma. Per cinque anni la domanda fu “cambieranno sound?”, perchè, anche se fu un lavoro di livello, la cosa più “importante” fu il fatto che ci si allontanava completamente dai lavori precedenti. Per questo il loro nuovo album è stato il più atteso nel 2021, e sono sicuro che, a prescindere dalle valutazioni, diventerà anche quello dell’anno.

Fortitude

I singoli di Fortitude usciti in anteprima sembrano aver diviso il fandom dei Gojira, ma grazie a questo l’hype per l’album è aumentato a dismisura

Personalmente ho evitato di ascoltare i singoli di Fortitude usciti in anteprima, preferisco sempre evitare gli “spoiler” quando deve uscire un album così tanto atteso, ma da quello che sono riuscito a vedere sui social sembrano aver diviso abbastanza, un classico dei Gojira. L’ascolto dell’album è facilitato, come sempre, dal fatto abbiano mantenuto un tema ambientalistico, di conseguenza ci si può concentrare di più sulle sonorità. Più precisamente possiamo capire se il cambiamento ci sia stato, oppure se la band metal francese sia tornata sui propri passi.

L’album si apre con “Born for One Thing , un buon pezzo, abbastanza lineare per essere dei Gojira, con un ritornello melodico ed orecchiabile. La seconda traccia è “Amazonia”, musicalmente si avvicina al sound tribale che i Sepultura portarono con “Roots Bloody Roots”, ma non ci si deve concentrare su questo aspetto. Infatti, con questo pezzo ritroviamo i Gojira che sperimentano, che diventano complicati all’ascolto e positivamente confusi – insomma, quelli che potrebbero suonare “strani” a chi non è abituato.

Non stupisce abbastanza “Another World”, da cui mi aspettavo molto di più, credendo che dalla seconda traccia in poi il livello sarebbe andato ad aumentare. Invece ci ritroviamo con una traccia troppo piatta, che non fornisce dei punti di spicco. Per tornare ad essere rapiti dalle tracce di Fortitude, bisogna aspettare “New Found”, un pezzo che strumentalmente, in alcune parti, si allontana dall’essere un pezzo dei Gojira, andando a scomodare le sonorità di un progressive metal molto più più “calmo”.

In cinque pezzi i Gojira ci propongono un sali e scendi di “emozioni”, pezzi che potresti risentire a ripetizione ed altri che si saltano ad un minuto dall’inizio

Per sapere meglio cosa sia Fortitude c’è bisogno di andare avanti, una piccola pausa dalle prima cinque tracce, per poi riprendere da “The Chant”. Un pezzo che possiamo definire, senza troppi giri di parole, post rock, un genere non troppo presente nel DNA dei Gojira, e lo si capisce anche da come è suonato, ma riescono comunque a cavarsela. Potrebbe però far storcere il naso a qualche fan più affezionato. Si ritorna sul “classico” con “Sphinx”, una traccia pesante, che fa felici proprio tutti, sia chi desidera dalla band pezzi più “studiati”, sia chi vuole solo avere una canzone potente strumentalmente.

Le ultime due tracce dell’album, “The Trails” e “Grind”, riassumono perfettamente tutto quello che è stato l’album, ovvero un sali e scendi di emozioni, con pezzi che alzano di molto il livello, ed altri che lo fanno abbassare praticamente subito, purtroppo. La penultima traccia è un nulla, vuota, ed insieme ad “Another World” si gioca il posto di peggior pezzo, mentre l’ultimo pezzo dell’album è una chiusura in grande stile, quasi come se si volessero far perdonare per quelle tracce che rovinano l’album. Giusto una piccola precisazione sull’ultima traccia: si poteva chiudere molto prima, senza che ci fosse quell’outro che sa molto di forzatura.

Se dovessi dare un voto a Fortitude dei Gojira dovrei aspettare ore ed ore, o anche dei giorni. Anche dopo vari ascolti rimane una grossa incognita, ma forse qualcosa si riesce a capire

Fortitude è una “via di mezzo”, a seconda delle tracce prese possiamo parlare di cambiamento o di ritorno al passato (più o meno). Ma il talento dei Gojira viene fuori anche questa volta riuscendo a “fuggire” da quelle situazioni in cui l’album o i pezzi potevano diventare pericolosi per l’intero lavoro. Un altro modo di vedere l’album è come un rito di passaggio, o verso quel cambiamento che tanto aspettiamo, o verso quello che sarà il primo “scivolone” della band (si spera di no, però).

Fortitude
Marco Mancinelli
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