Korpiklaani, Jylhä: forse è troppo [Recensione]

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A tre anni dall’ultimo album in studio i Korpiklaani pubblicheranno, il 5 febbraio, il loro nuovo album “Jylhä” per l’etichetta Nuclear Blast. Un album che può essere riassunto in una frase: “o la va, o la spacca”

E’ da molto che non seguo più i Korpiklaani, il mio periodo di ascolto incessante della band finlandese è finito da tempo, ma non rinuncio mai ad ascoltare, di tanto in tanto, un loro pezzo, o come in questo caso, un loro album. Soprattutto nel caso degli album sono sempre molto curioso, sia per capire come si sono evoluti musicalmente da quando non li seguo più con tanto interesse, sia perchè, magari, senza accorgermene, potrei riprovare un forte interesse per loro.

Il nuovo album dei Korpiklaani, Jylhä, arriva in un periodo molto anonimo per la band finnica, in cui sembrano veramente lontani i tempi di Noita, o meglio, i tempi in cui la band folk metal passò dall’essere una band solo per appassionati del genere all’essere una band “per tutti”. Insomma, i presupposti non sono dei migliori, una band diventata anonima e che dovrà, anche un minimo, cercare di uscirne con questa ultima uscita.

Korpiklaani

Quando si sente nuova musica dei Korpiklaani è un errore pensare, anzi, sperare di ritrovarsi di fronte ad un “cambiamento” di sound, meglio concentrarsi su altro, ovvero su quanto funzioni ancora la band e su come si debba considerarli

Ascoltando Jylhä ci si deve concentrare su come i Korpiklaani debbano essere considerati e su quanto ancora funzioni la loro musica. Per quanto riguarda la considerazione della band si deve scegliere tra il posizionarli tra quelle band storiche da cui non ci si può aspettare più nulla di grande ma che comunque riescono ancora ad affascinare o tra quelle quelle band che dovrebbero fermarsi un attimo e capire che ormai il loro tempo è passato. Tutto questo va ad influenzare anche il modo in cui la loro musica funzioni ancora.

In Jylhä i Korpiklaani mantengono, più o meno, sempre lo stesso sound, ovvero, sembra strano dirlo, un Heavy Metal influenzato dal Folk. Fin dalla prima traccia, “Verikoira”, ci si trova davanti ad un pezzo prevalentemente Heavy Metal, in cui la band folk finlandese ha preso molta ispirazione dai Judas Priest, insomma, un vero e proprio tributo sonoro. Si passa poi a “Niemi”, traccia con cui i finnici riprendono, ancora una volta, un sound a cui sono molto attaccati dal 2016.

Con la terza traccia, “Leväluhta”, si torna più sul classico folk, che sembra mancare molto ai Korpiklaani, ma non riesce a stupire, forse perchè di troppo in un “ambiente” di tracce non troppo coerenti con il classico. In Jylhä trova spazio anche una “ballad”, si tratta di “Tuuleton”, abbastanza apprezzabile, almeno per la prima parte, che si dissocia molto dal sound del resto dell’album.

Jylhä è album noioso, senza troppi giri di parole, i Korpiklaani non riescono più a funzionare a dovere, come se avessero smarrito la strada nel tentativo di rinnovarsi o di posizionarsi in una posizione privilegiata

Di certo non si può pretendere che i Korpiklaani rimangano sempre attaccati a canzoni come “Beer Beer” e “Vodka”, tutti cambiamo, e sinceramente essersi allontanati da quelle tematiche rappresenta una grande maturità da parte della band. Si può pretendere, invece, con lo si faccia senza andare a fondo, un fondo da cui non esiste risalita, soprattutto se ci si arriva dopo un periodo di anonimato.

Quindi, per riprendere il discorso fatto ad inizio articolo, i Korpiklaani vanno tra quelle band che dovrebbero fermarsi un attimo capendo che il loro piano, seppur maturo, di staccarsi dalle tematiche alcoliche e festose, è fallito. Un nuovo sound che non affascina non riuscendomi a considerarli come una band storica, un nuovo sound che rende le tracce tutte uguali, anche nel caso di quelle che si differenziano (anche se sono veramente poche). Jylhä è uno di quegli album che non riesci ad ascoltare interamente, e se ci si riesce non si riesce a mantenere alta l’attenzione, visti i tanti difetti.

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Marco Mancinelli
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