Speed Stroke-Scene of The Crime [Recensione]

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Nella grande, ma sconosciuta scena metal italiana, c’è un’altra “sotto-scena”, ovvero quella hard rock ed i veri generi affini. Gli Speed Stroke fanno parte di questa “piccola scena”, e dopo quattro anni di assenza, sono tornati con il loro nuovo album Scene of The Crime.

Quando si parla di scena metal italiana è molto facile trovare delle band che siano riuscite ad entrare nella scena internazionale, ed il caso degli Speed Stroke, che pur facendo un genere che per molti, almeno in Italia, è considerato morto, sono e stanno continuando a farsi riconoscere nella scena. Il loro nuovo Scene of The Crime, è il loro terzo album, che arriva dopo Fury (uscito nel 2016) che si può definire come l’album che gli aprì la strada delle scene internazionali.

Con Scene of The Crime gli Speed Stroke ci presentano una fusione tra i due album precedenti, le sonorità si amalgamano in tante tracce dell’album e la band riesce a mostrare tante facce di se.

In Scene of The Crime, troviamo due “stili” degli Speed Stroke fusi insieme, ovvero quello stile che la band portò con il suo primo album, l’omonimo Speed Stroke (2013) e lo stile che arrivò con Fury (2016). Tutto questo ci porta ad avere due, grossi, punti forti per l’album: la produzione e la varietà delle tracce. Una produzione che porta un sound “pesante” ad essere “leggero”, aprendo i suoni e lasciandoli “sfogare”. Mentre la varietà di tracce ci porta anche verso un album che assume sempre delle forme diverse, e che mette in mostra tutto il talento dei membri della band.

Con Scene of The Crime gli Speed Stroke puntano sempre a cambiare faccia, andando verso sonorità che non gli appartengono, come nel caso di “Hero No. 1”, con cui la band ci presenta un Hard Rock più melodico, per poi passare ad un rock influenzato, in minima parte, dal punk, come in “Red Eyes”. Ma in questa ricerca rimane comunque la “rabbia” e la voglia di far sentire la propria voce che la band italiana ha sempre mostrato, come in “Soul Punx” (traccia uscita anche come singolo).

La title-track, “Scene of The Crime” è Hard Rock “duro e puro”, con cui gli Speed Stroke tengono a mostrare le loro origini. Ma le tracce in cui la band ha voluto premere forte il suo timbro, sono due. La prima è la ballad dell’album, “No Love”, e per me le ballad, soprattutto se ben fatte, meritano sempre un posto speciale all’interno di una recensione. La seconda traccia in questione invece è “Out of Money”, una traccia “curiosa”, che personalmente mi ha da una parte stupito e dall’altra, conoscendo la band, mi è sembrata quasi “normale”, un pezzo in cui gli Speed Stroke hanno messo qualsiasi sonorità possibile tirando fuori un risultato il più vicino possibile al capolavoro.

Quello che c’è da fare con una band come gli Speed Stroke è semplicissimo, si tratta solo di ascoltare, e rendersi conto di quanto “oro” si abbia in Italia.

Gli Speed Stroke non si sono mai tirati indietro dall’andare oltre ai canoni di quello che è il loro genere di partenza, portandoci sempre delle canzoni diverse, senza mai risultare banali e “noiosi”. E se con il precedente album gli si era aperta la porta della scena internazionale, con Scene of The Crime, la band italiana probabilmente supererà la soglia di quella porta, portandosi dietro un grande messaggio: “l’Hard Rock, in Italia, non è morto”. Ora, per completare l’opera, manca un grande tassello, ovvero i live. Perchè se c’è una cosa che gli Speed Stroke sanno fare bene e soprattutto con stile sono proprio i concerti, e non vedo l’ora.

Speed Stroke
Marco Mancinelli
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