Stillness, stop: you have a right to remember, il ritorno di Any Other [Recensione]

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Stillness, stop: you have a right to remember è il nuovo album di Any Other in uscita a Gennaio per 42 Records. Il terzo disco di Adele Altro esce a cinque anni di distanza da Two, Geography anch’esso pubblicato dall’etichetta romana.

Cinque anni, discograficamente parlando, potrebbero sembrare un’eternità ma a sentire la stessa autrice sono stati un tempo infinitamente piccolo in cui sono successe un milione di cose. Prima di tutto un percorso tutto personale in cui Adele è in qualche modo uscita a riveder le stesse, passando per una visione del mondo e di sé stessi che è cambiata lentamente ma in modo inesorabile. La musica messa alle stampe in questo ultimo lavoro ne è in qualche modo la fotografia.

Any Other

Poi, di pari passo, c’è stato il percorso artistico che l’ha vista impegnata in tanti progetti: ha co-fondato il collettivo Queer Macete con cui fa dj set dove mettono “solo roba zarra brutta e cattiva“, ha pubblicato un EP di cover i cui proventi sono andati all’Emergency Release Fund, attivo nell’ambito della violenza verso persone transgender, e poi ha suonato tantissimo in giro accompagnando in tour Andrea Poggio, Cau/Emmi/Fenu e Colapesce e Dimartino. Inoltre ha collaborato a diverse produzioni, tra cui Different Times dei Giardini di MiròStupide cose di enorme importanza, esordio dell’amico Marco Giudici, e al suo EP successivo, Io cerco sempre un bivio sicurooltre che all’album Up for Grabs di Giulio Stermieri Yabai.

Già dal titolo, questo lavoro di otto tracce, lascia intendere che dietro la scrittura e la composizione ci sia un percorso interiore in cui si disvela l’accettazione di sé stessi, della propria fallibilità e di uno scorrere del tempo che contempla anche i giorni vuoti, le ore inutili e le take di prova che vanno a finire nel disco col suono degli uccelli fuori dalla finestra (vedi alla voce Indistinct Chatter). Per composizione e qualità il disco di Any Other gioca lo stesso campionato di Angel Olsen o Sharon Van Etten, in cui in Italia ci sono pochi competitor.

Il disco è stato anticipato da due singoli, Awful Thread e If I don’t care, che ne hanno subito restituito la cifra stilistica pur senza esaurirne la portata complessiva. La produzione dell’album è firmata dalla stessa Adele insieme a Marco Giudici a cui più volte ha lasciato la direzione proprio in virtù di un approccio meno pressante agli eventi, non solo musicali. La stessa autrice ha dichiarato a proposito della collaborazione con Giudici durante la produzione del disco:

il periodo in cui ho registrato il disco era proprio un periodo di merda, stavo molto male e se non ci fosse stato Marco Giudici, che l’ha co-prodotto con me e mi ha dato supporto, io non l’avrei portato a casa. È la prima volta che mi affido a un’altra persona e poteva essere solo lui che musicalmente mi conosce come nessun altro, suoniamo insieme da dieci anni e ho potuto lasciarmi andare e alleggerirmi di tante responsabilità

Con Stillness, stop: you have a right to remember sembra di ripercorrere le pagine delle lezioni americane di Calvino, in cui si parlava della leggerezza. Il diritto di saper volare sulle cose senza perderne di vista il significato ma sapendo anche prenderne le giuste distanze. Otto tracce, quelle di Any Other che la riappacificano con la scrittura e che restituiscono al panorama italiano una delle più talentuose cantautrici in circolazione.

Raffaele Calvanese
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