Vicious Rumors, power metal americano – Nane Brune

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Le nane brune sono oggetti astronomici difficili da identificare. Non sono pianeti né stelle, benché avrebbero voluto, e talvolta persino potuto, essere le seconde. Sono corpi celesti poco luminosi, se non invisibili. Il firmamento musicale è pieno di nane brune: artisti con tutte le carte in regole per brillare, ma che oggi consideriamo stelle mancate.

In questa rubrica cercheremo di raccontare alcune delle loro storie. Oggi è il turno dei Vicious Rumors.

10 aprile 2019. Il luogo è il “Let It Beer”, un dignitosissimo pub nei pressi della Stazione Tiburtina a Roma. Il locale è piccolo, ma ospita spesso dei bei concerti. Oggi è il turno dei Vicious Rumors, band power metal (leggi: 10 album power metal) americana della primissima ora, quest’anno alle prese con la fase europea della tournée che celebra il trentennale di Digital Dictator, uno dei loro album storici. Fu il loro secondo lavoro, apparso il 9 febbraio del 1988 per le label Shrapnel Records (USA) e Roadrunner Records (Europa). Nel corso della tournée hanno presentato un nuovo chitarrista, Gunnar DüGrey (attualmente nei Chronological Injustice), nonché il nuovo cantante Nick Courtney (ex Gladius). Non è che l’ennesimo cambio di line-up di un gruppo che ne ha conosciuti numerosi, e che ha visto come unici elementi costanti il fondatore, leader e chitarrista Geoff Thorpe e – se escludiamo un periodo di assenza tra il 2000 e il 2005 – il batterista Larry Howe.

L’album, dicevo. Per prepararmi al concerto l’ho riascoltato più volte. Forse il loro migliore e certamente tra le migliori uscite power della scena americana di quegli anni, degna concorrente di quella tedesca. Oggi è previsto che lo suonino per intero, e così sarà.

Vicious Rumors - Digital Dictator (1988, CD) | Discogs

Lo spettacolo è eccellente, i nuovi elementi perfettamente integrati nel gruppo, specialmente Nick Courtney che ha il compito particolarmente ostico di non far rimpiangere Carl Albert, storico cantante dei Rumors che esordì proprio con Digital Dictator e registrò con la band altri tre album, un EP e un live. Albert, co-autore di molti pezzi della band, sarebbe scomparso nel 1995 a seguito di un incidente stradale. La performance di Courtney è di altissimo livello, perfettamente a suo agio con i classici della band. Ed è un bene che sia così, perché in effetti – ed è uno dei pregi del concerto – quest’oggi i Rumors hanno deciso di suonare soloclassici. All’esecuzione integrale di Digital Dictatorseguono brani come Ship of Fools, Soldiers of the Night e Don’t Wait for Me.

Alla fine, pur soddisfatto, non posso far a meno di pensare che uno spettacolo di questa caratura meritasse ben altro palcoscenico. Intendiamoci, da fruitore di concerti, le venue di piccole dimensioni hanno innumerevoli pregi: è molto facile posizionarsi davanti al palco, posso andare a prendermi una birra durante lo show con la certezza di ritrovare un posto altrettanto buono, c’è un maggiore contatto con la band (come testimoniato inequivocabilmente dal selfie che mi sono sparato con Geoff).

Ma al di là di questi piccoli vantaggi personali, torno a chiedermi perché un gruppo valido come i Rumors si trovi oggi a suonare in una location da 150 posti.

Provo a rispondere ripercorrendo brevemente la loro carriera. La band si forma a San Francisco nel 1979. Geoff Thorpe si trasferisce dalle Hawaii in quello che è destinato a diventare uno dei centri più importanti delle musica heavy metal nel mondo, la Bay Area. I Rumors iniziano a comparire in alcuni spettacoli locali assieme ad altri act del momento, tra cui gli Exodus, e a pubblicare all’interno di diverse compilation. Nel 1984 tali apparizioni fruttarono un contratto discografico con la Shrapnel Records, per un totale di due album. Il primo, Soldiers of the Night, esce nel maggio 1985. Alla chitarra figura un prodigio come Vinnie Moore (ascoltare in proposito Invader), che lascerà il gruppo dopo la registrazione perché intenzionato a perseguire tutt’altra direzione.

VICIOUS RUMORS band storia

All’epoca in cui esce il disco d’esordio dei Rumors, la scena power americana si sta lentamente formando. Traendo ispirazione dalla più avviata scena britannica, molte band iniziano a imprimere ai propri pezzi una velocità galoppante. Lo fanno con molte sfumature. Anche la scena thrash è figlia di questa tendenza, benché con toni più gravi, aggressivi e apocalittici. I Rumors adottano soluzioni intermedie, sia nelle parti di chitarra sia in quelle vocali. L’enfasi è ancora sul riff, ma le chitarre non disdegnano i tradizionali fraseggi a intervalli di terze resi celebri dai cugini inglesi. Brani come Ride (Into the Sun), Medusa, Blitz the World, In Fire e Soldiers of the Night, oggi loro cavallo di battaglia, ne sono testimonianza. Sono pezzi che retrospettivamente classifichiamo sotto un certo genere, ma che all’epoca erano semplicemente heavy metal. I Vicious Rumors sono un caso quasi da manuale di quanto imprecise fossero all’epoca le etichette con cui oggi identifichiamo i sottogeneri.

VICIOUS RUMORS band storia

Negli Stati Uniti sono intanto apparsi i Savatage e i Virgin Steele, nessuno dei quali ha ancora registrato un vero e proprio capolavoro. Ma anche Queensrÿche e Fates Warning, i primi con un l’eccellente e ben curato The Warning (1984), che prelude al sound “progressivo” che farà la sua comparsa più tardi, i secondi con l’alquanto acerbo Night on Bröcken (1984), che non lascia presagire granché, in un senso o nell’altro. Da diversi anni sono in circolazione anche gli “epici” Manowar e Cirith Ungol. Forse, in quel momento, l’unico complesso power americano ad aver partorito un vero capolavoro sono i Jag Panzer con Ample Destruction, prima di eclissarsi per circa un decennio. Insomma, lo spazio per emergere non manca, e i Vicious Rumors ci proveranno con i lavori successivi.

Rimpiazzato Moore con Mark McGee, e dopo due anni trascorsi tra palco e studio, esce Digital Dictator. Lo stile è similare, il songwriting di pari livello, con la differenza che il gruppo può ora contare sulla voce più versatile di Carl Albert. I Rumors mettono a segno brani veloci ed efficaci come Digital Dictator, Lady Took a Chance, Out of the Shadows e la superlativa Minute to Kill. Se non è un salto di qualità, è quantomeno la conferma della validità del gruppo.

Il salto di qualità arriverà con il terzo album, intitolato semplicemente Vicious Rumors (1990). Stavolta l’etichetta è un colosso come la Atlantic Records. Il risultato si contende col predecessore la palma di miglior album della band, ma stavolta c’è anche una produzione di ottimo livello, che fa risaltare il songwriting – di per sé più maturo – in modo ancora ancora più cristallino. È qui che troviamo molti classici della band, Hellraiser, Ship of Fools, Down to the Temple e naturalmente Don’t Wait for Me, il loro brano più famoso. È heavy metal di grande efficacia: veloce, corale, diretto.

Nel frattempo il power metal è esploso. L’attenzione si è spostata soprattutto in Germania. Gruppi come Helloween (leggi qui Straight Out of Hell) e Running Wild incidono alcuni lavori considerati oggi capolavori del genere, mentre Rage e Grave Digger continuano a registrare album di valore alterno con una certa frequenza. Il sound teutonico – e in generale europeo – si contraddistingue per una maggiore enfasi sull’epicità dei chorus e delle liriche, che predilige le note acute, la coralità e un gusto per la melodia che sembra egualmente richiamarsi alla musica rinascimentale o alle filastrocche per bambini. Il fenomeno sta dilagando in tutta Europa (e non solo). Ma sarà ancora un colosso tedesco, i Blind Guardian, a lasciarsi ulteriormente alle spalle i cliché dello speed metal per scoprire, influenzati dalla musica dei Queen, soluzioni orchestrali “barocche” accompagnate da arrangiamenti magniloquenti.

VICIOUS RUMORS band storia

Il power metal si sta insomma muovendo verso un altro sound. Quando esce il loro pur eccellente quarto album, Welcome to the Ball (1991), i Vicious Rumors cominciano a sembrare un gruppo di retroguardia. Sia il gusto del pubblico sia lo stile dei complessi sta virando in un’altra direzione. Merito dei Rumors è essere rimasti coerenti con una forma di heavy metal essenziale e genuina; la loro sfortuna è stata farlo in un decennio che stava pian piano maturando altre preferenze. Oltre a questo, si registra più o meno a quest’altezza della loro carriera una graduale perdita di ispirazione. Da Word of Mouth (1994) in poi i Rumors sono purtroppo vittime di un inesorabile declino. La qualità e l’energia dei dischi del primo periodo sembra essere perduta. Non sono mai brutti dischi – il migliore è probabilmente Warball (2006) – ma i brani memorabili e i guizzi di originalità sono pochi, e la musica dà spesso la sensazione di stanchezza.

VICIOUS RUMORS - Celebration Decay
VICIOUS RUMORS band storia

Lo scorso 21 agosto i Vicious Rumors hanno rilasciato Celebration Decay, il loro ultimo album, 45 minuti di buon power/speed metal in cui figurano la voce e la chitarra presentati nella tournée che ho raccontato. È un disco che si lascia ascoltare, ma la sensazione è la stessa che ricaviamo dalla seconda parte della loro carriera. Buoni pezzi, mai particolarmente memorabili o originali, che filano via senza particolari picchi né intoppi, tra le solite liriche apocalittiche, ritmi marziali, e quel tono autocelebrativo che appartiene all’heavy metal fin dagli albori. I Rumors si confermano un buon gruppo che è giunto vicinissimo alla gloria in almeno un paio di occasioni, senza mai raggiungere il riscontro che altri complessi ebbero in quegli anni. Ci lasciano tre album eccellenti – i primi – da ascoltare e riascoltare per apprezzare il loro contributo a un periodo di grande fermento musicale. Continueranno a suonare in piccole venue e incidere album con lo stesso sound, perché questa è la missione che si sono dati.

Federico Morganti
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