L’Argentina è il paese che più di tutti rappresenta l’emozione nella sua purezza. L’emozione della musica, con il famoso tango (in verità combattuto tra il paese argentino e l’Uruguay) a scandire il tic tac del tempo; l’uomo della rivoluzione, Ernesto “Che” Guevara e l’uomo della profezia, Diego Armando Maradona.
I grandi nomi del paese sono scolpiti nell’immaginario collettivo, per sempre immortali. E tra loro risiede anche un letterato, un intellettuale, che con i suoi racconti ha saputo unire le culture non solo dell’Argentina, ma del mondo tutto: Jorge Luis Borges.
Lo scrittore di Buenos Aires, a detta di molti, ha dato il via a quella corrente artistica tipica del Sud America, quel Realismo Magico che ha incantato le menti dei lettori di tutto il mondo.
La grande capacità di Borges è stata quella di saper unire la realtà storica e letteraria con la fantasia del nuovo mondo, una milonga racchiusa nelle parole dell’artista argentino. Il metafisico racconta il mondo reale.
Proprio con la sua prima raccolta di racconti, Storia Universale dell’Infamia (1935), ci rendiamo conto di come Borges abbia portato un’innovazione nell’ambito della letteratura: ciò che leggiamo in Calvino, in Thompson e nello stesso Eco è una conseguenza delle capacità dello scrittore argentino.
Il saper raccontare, sia dall’interno che dall’esterno, la vicenda è una prerogativa dei grandi della letteratura. Entrare ed uscire, in un via vai continuo tra l’essere i personaggi del romanzo e l’essere se stessi: con Borges si rompe definitivamente la quarta parete, tutti sono i benvenuti in questo giro di danza.
Tra tutti i racconti dell’autore, da Un Pirata: La Vedova Ching (un primo omaggio alla cultura storica femminile) a L’incivile maestro di cerimonie Kotsukè no Sukè (un racconto fantastico che nasconde una feroce critica verso la pubblica amministrazione), quello che colpisce maggiormente è l’epico Uomo della casa rosa.
Forse guidato dalla penna di Verga, Borges eleva in questo suo racconto lo stesso duello rusticano dello scrittore siciliano. Aumenta il numero dei personaggi senza diminuire il loro spessore psicologico, ingigantisce l’aura di mistero che si crea intorno alla storia.
Ciò che lo scrittore argentino compie è l’analisi di un duello, una cronologia completa di una tragedia. Colto da un immaginario palesemente orientale, specialmente giapponese, Borges guida il lettore con le parole del narratore, sì personaggio della vicenda ma mai protagonista. È lui che assiste alle azioni degli “eroi”: li osserva, li studia, aspetta il momento giusto per entrare in scena.
Solamente nella parte finale del racconto ci si rende conto della verità. Il narratore della vicenda è colui che ha manovrato i fili della storia, è lui ad essere diventato il vero personaggio principale del racconto. Rivolgendosi al suo pubblico, ovvero lo stesso Borges, racconta la fotografia finale della vicenda:
Sono andato tranquillamente al mio ranch, che era a circa tre isolati di distanza. Una piccola luce ardeva nella finestra, che si spense subito. Ti giuro che mi sono precipitato ad arrivarci, quando me ne sono accorto. Allora, Borges, ho nuovamente tirato fuori il coltello corto e affilato che porto sempre qua, nel panciotto, vicino all’ascella sinistra, e l’ho riguardato con calma. Era come nuovo, innocente, e non aveva neanche una piccola traccia di sangue.
La magia del racconto, resa speciale da quest’ultima particolare immagine che richiama ad un’estasi religiosa, è solo il punto di partenza per la bibliografia borgesiana, il percorso di un uomo che non si è mai arreso di fronte alle avversità fisiche e spirituali, come la cecità e la lotta contro il peronismo.
In special modo, il tema della cecità merita una menzione d’onore. Per Borges questa non voleva significare un impedimento visivo, ma un allargamento degli orizzonti, la scoperta di un mondo nuovo, un mondo fantastico che voleva e doveva essere messo su carta per essere ricordato.
Sono cieco e ignorante / ma intuisco che sono molte altre le strade.
E le strade le ha trovate eccome: per Borges tutto il mondo è unito dalla letteratura, come se fosse un gigantesco itinerario. La sua profonda cultura, cresciuta sin dai primi anni della sua vita, ha toccato e approfondito le caratteristiche di molti e diversi paesi del mondo: Regno Unito, Cina, Stati Uniti, Giappone, Italia, Brasile, Portogallo. Perché prima di essere un cittadino argentino, Jorge Luis Borges è un cittadino del mondo.
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