MonoNeon al Monk, Roma: live report

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MonoNeon si è esibito al Monk sabato 5 novembre 2023: noi c’eravamo.

Un clima di eccitazione avvolge il Monk, noto locale di Roma in zona Tiburtina, in attesa che MonoNeon al secolo Dywane Thomas, Jr. bassista di fama internazionale, già vincitore di un grammy, bassista per Prince e musicista d’avanguardia, noto per il suo modo eclettico di essere immancabilmente groovy ed al contempo imprevedibile, salga sul palco per regalare una serata indimenticabile.

Ti è mai capitato di vedere uno di quei video bizzarri in cui musicisti incredibili che imitano con uno strumento discorsi di personaggi famosi? Ecco se lo strumento era un basso suonato al rovescio ed il musicista indossava un quantitativo eccessivo di capi fluo, parliamo della stessa persona.

Tornando al concerto di domenica 5 novembre, parte della rassegna Roma Jazz Festival: il concerto viene aperto dagli altri membri della band che prima introducono e poi accompagnano il frontman, sempre con grande solidità e tanto pulse, necessario a reggere il carico previsto per la serata.

Nella prima parte del concerto MonoNeon suona brani originali, tra cui Hot Cheetos e Invisible, in grado di raccontare sempre cose diverse, da prospettive diverse, spaziando tra notesoulful e grida improvvise. I brani sono intervallati da luci UV per mettere ancora più in risalto il neon che è tutto eccetto che mono.
Il concerto non è solo una dimostrazione di padronanza tecnica della voce e del basso, con cui esplora tutto il tessuto sonoro dagli abissi profondi del basso ai registri più alti della voce, ma anche un momento di riflessione estetica in cui questo tessuto viene ricamato tra surrealismo e funk.  
Il risultato è banale, banalmente quello che non ti aspetti. Sempre.
In questi casi molto spesso il pubblico è quello giusto e non si stanca della capacità di fondere ritmo, lirismo melodico, tra basso e voce, creando intricate trame sonore che sembrano provenire da un intero ensemble.


Il palco si trasforma in un laboratorio di sperimentazione musicale, e MonoNeon ne è il maestro cerimoniere.

Il contributo e la performance dei musicisti che lo ha accompagnato è stata allo stesso modo, di livello. Il supporto ritmico della batteria di Devin Way non ha mai smesso di dialogare con il basso fluo di Dywane, mentre tastiere e chitarra (Charlie Brown e Xavier Lynn), contribuiscono alla creazione dell’atmosfera sonora ipnotica e sofisticata.

Nella seconda metà della serata si apre ancora di più la finestra della sperimentazione dando la possibilità di esplorare territori sonori ancora più audaci sfruttando come mezzo, la tecnica, di cui è padrone ma non schiavo, essendo anch’essa personalizzata dal suo modo personale di imbracciare lo strumento; spazio dal jazz sperimentale alla musica elettronica, spingendo i confini della creatività con uso di loop, vocal effects e improvvisazione.

Drop the mic: MonoNeon lascia il palco con il pubblico in delirio. Questa serata al Monk, dunque, non ha deluso, un’esperienza sensoriale in grado di coinvolgere ed ispirare, anche se forse con qualche㏈di meno avrebbe potuto essere ancora più godibile.
Per rendere l’atmosfera ancora più zappiana, il bis, “Farting All Ova the World”, accompagnato dal basso filtrato nel famoso pedale custom “The Fart Pedal: MonoNeon Edition”, che simula suoni di peti. D’altronde, il testo del brano di quello parla.
Come dire, mai fu più vera la locuzione “fa ridere ma anche riflettere”: MonoNeon si conferma, non che dovesse farlo, un maestro del groove sperimentale ed uno dei bassisti più importanti del panorama internazionale, un’entità musicale in grado di trasformare un concerto in una celebrazione a ricerca e creatività, una lectio magistralis in sintassi musicale moderna.

A cura Beatrice Piacente

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