Al Pacino è considerato uno degli attori più carismatici e poliedrici di Hollywood. Famoso per le sue, ormai iconiche, “explosions” nei panni di Michael Corleone e di Tony Montana, è uno di quegli artisti difficile da non amare, anche se l’Academy non l’ha certamente premiato a dovere
Quando il mondo stava vivendo il peggiore dei conflitti mondiali, il 25 aprile 1940 a New York Salvatore Botta e Rosetta Gerardi erano sicuramente più concentrati sulla nascita del loro primogenito, Alfredo James Pacino, che non sulla situazione internazionale. I coniugi di origine italiana, all’epoca, non potevano certo immaginare che quel bambino sarebbe diventato un punto di riferimento per lo star system statunitense. Favorito da un volto espressivo, Al Pacino appena adolescente comincia ad essere attratto dalla recitazione, passione favorita dall’incontro con Lee Strasberg, maestro dell’Actor’s Studio, che diviene ben presto il suo mentore.
Il teatro gli ha regalato grandissime soddisfazioni, ma il cinema era nel Dna di Al Pacino
La svolta arriva quando sui palcoscenici dei piccoli teatri in periferia di New York conosce Francis Ford Coppola, che gli regalerà il ruolo chiave della sua carriera: il boss Michael Corleone ne Il Padrino. È protagonista di tutti e tre i capitoli della saga che racconta la mafia italiana in America e ottiene perfino una nomination all’Oscar. Dopo quella interpretazione, per Al Pacino arrivano ruoli da protagonista uno dietro l’altro: Serpico, Spaventapasseri, Dog Day Afternoon, Bobby Deerfield, Scarface, tutti ruoli che gli hanno valso la palma d’oro al Festival di Cannes e le nomination agli Oscar e ai Golden Globe.
Ancora mi chiedo come mai non abbia vinto la statuetta con la sua personalissima ed esagerata performance in Scarfece, dando vita all’ascesa a signore della droga nella Miami degli anni ’80 del cubano Tony Montana. Un dramma esistenziale in cui Al Pacino regala un’interpretazione pressoché unica – ed inimitabile – caratterizzata da una recitazione intrisa di naturalezza, pathos e di emozioni verosimili che arricchiscono un film iconico. Ma il riconoscimento dei riconoscimenti arriva dieci anni dopo, per un ruolo diverso da quelli che lo hanno reso celebre, ovvero un’interpretazione lontana da mafiosi e delinquenti.
Dopo aver vinto un Grammy, un Tony Award, un Golden Globe e aver ricevuto 7 nomination agli Oscar, nel 1993 Al Pacino riesce finalmente a mettere le mani sul premio più ambito dagli attori.
L’Oscar come miglior attore protagonista gli viene consegnato per il suo Frank Slade, ex-colonnello in pensione, in Profumo di Donna, un ruolo tagliato su misuro per lui. Per prepararsi ad un’interpretazione impeccabile – in quanto l’attore è noto per essere estremamente pignolo – volle incontrare Vittorio Gassman, che aveva interpretato il ruolo anni prima, per chiedere alcuni consigli. Inoltre frequentò anche persone non vedenti fuori dal set per entrare a 360 gradi nella parte. Un lavoro meticoloso, classico dei grandi artisti. Lo so, sembra strano, ma questa fu la sua prima ed unica statuetta.
Negli anni seguenti Al Pacino prese parte a grandi pellicole cinematografiche: nel 1994 è stato il protagonista del dramma poliziesco La via di Carlito; un anno dopo ha fatto parte del film Heat; nel 1996 è stato il protagonista di Looking for Richard, basato su un docudrama con scene selezionate di Richard III di William Shakespeare; nel 1997 Al Pacino è stato un magistrale Satana nel thriller soprannaturale L’avvocato del diavolo.
Nello stesso anno ha interpretato il ruolo di un mafioso nel film Donnie Brasco; due anni dopo ha preso parte ai film Ogni domenica e L’interno; nel 2000 Al Pacino ha presentato per la prima volta l’adattamento dell’opera Caffè cinese che ha richiesto tre anni per essere completato e finanziato da lui; mentre nel 2002 ha recitato con Robin Williams nel thriller Insonnia.
Qualche anno dopo ha interpretato l’avvocato Roy Cohn nella miniserie della HBO Angels in America, una performance magnetica che gli è valsa il terzo Golden Globe nel 2004. Nello stesso anno ha anche interpretato Shylock nell’adattamento cinematografico di Il mercante di Venezia. Tutte queste interpretazioni hanno fatto si che nel 2006 l’American Film Institute lo onorasse con il trentacinquesimo premio AFI alla vita. Nel novembre dello stesso anno, la Philosophical University Society del Trinity College di Dublino ha consegnato ad Al Pacino il patrocinio onorario della società.
L’anno dopo Al Pacino ha preso parte a Ocean’s Thirteen, la puntata finale della popolare trilogia comedy che vede protagonisti George Clooney e Brad Pitt. Dopo aver distorto la sua personalità pubblica con un ruolo in cui interpretava se stesso nella commedia di Adam Sandler Jack e Jill, Al Pacino nel 2012 ha interpretato un vecchio gangster in Stand Up Guys. Die anni dopo ha dato vita ad un fabbro in Manglehorn, mentre nel 2015 è stata una rock star nel film Danny Collins.
Dopo una serie di performance poco rilevanti, si è unito ad un cast di grandi star nel film di Quentin Tarantino C’era una volta… a Hollywood e, sempre nel 2019, ha poi recitato con De Niro in The Irishman, il suo primo film con il regista Martin Scorsese, un drama in cui ha interpretato il leader laburista Jimmy Hoffa , la cui scomparsa nel 1975 ha causato molte speculazioni. Per la sua interpretazione, Al Pacino ha ottenuto la sua decima nomination all’Oscar.
Dunque, quella di Al Pacino è una carriera stellare che lo ha resto un leader, un trascinatore, un punto di riferimento della settima arte. E’ credibile in ogni performance, capace di proiettare sullo spettatore il carisma e la malinconia dei personaggi che interpreta.
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