È il trend topic del momento, non si parla d’altro. Sto parlando del Coronavirus, ovviamente. Ma noi di Shockwave Magazine vogliamo raccontarvi quello che sta succedendo sotto tre diverse prospettive
Partiamo dal presupposto che non vogliamo creare allarmismi, schieramenti, psicosi, o false credenze sulla situazione Coronavirus. Vogliamo semplicemente raccontare la verità, affidandoci ai fatti, agli esperti e al comune senso di responsabilità.
Si respira terrore nell’aria ormai da settimane, ci è stato chiesto di evitare il contatto umano il più possibile e si sa che questo per noi italiani è già di per sé piuttosto difficile. Dopotutto nel mondo abbiamo la celebre reputazione di essere tra le popolazioni più calorose ed accoglienti. Ma si tratta di fare un piccolo sacrificio per tornare alla normalità il prima possibile. È il momento di essere responsabili, altruisti e di usare il cervello.
Il tempo che trascorrete a casa non è tempo perso. Se volete trovare un lato positivo in questa situazione orribile, è proprio questo. Ora avete tempo. Tempo da dedicare alla vostra famiglia, tempo per cucinare, leggere, studiare, imparare, cantare, ballare, scrivere, ascoltare la musica, iniziare una nuova serie tv, fare un corso online.
Certo, c’è da dire che il Coronavirus si diffonde sempre più velocemente
Quindi, per prima cosa affidatevi soltanto ai siti ufficiali, del governo, della protezione civile e non cercate di trarre conclusioni affrettate senza conoscere la situazione nei dettagli. Dopotutto, viviamo nel mondo digitale, e se da una parte il fatto che le notizie viaggino alla velocità della luce ci consente di rimanere aggiornati minuto per minuto, dall’altro lato in casi come questo aumenta sempre di più il rischio di incorrere in notizie false.
Cosa ci suggerisce il governo?
In situazioni di emergenza ognuno si affida a diversi punti di riferimento: le autorità, gli esperti, la religione. Nel caso del governo la tempestività forse non è stata il suo forte, ma la chiarezza sì. Ci sono state date delle indicazioni ben precise che sarebbe opportuno rispettare per diminuire la possibilità di contagio.
Che sia finzione o realtà, non è la prima volta che accade. Per questo vogliamo cercare di spiegarvi questa situazione con un linguaggio più a portata di tutti. Quello del cinema.
Partiamo da una serie tv
Containment segue le storie e la lotta per la sopravvivenza di circa 4000 persone rimaste bloccate all’interno della zona delimitata a seguito di un’epidemia letale scoppiata ad Atlanta dove 10 chilometri della città vengono messi in quarantena.
Lex Carnahan è un ufficiale di Polizia che cerca di fare da paciere tra le strade della città rimanendo all’esterno della zona chiusa. Il suo compito è reso ancora più difficile dalla presenza, all’interno dei quartieri in isolamento, della sua fidanzata Jana, e del suo migliore amico Jake (Chris Wood). La sinossi si muove su tre filoni: il contenimento di un virus, la ricerca di una cura e tentare di capire chi sia il paziente zero e con chi ha avuto contatti. Praticamente quello che sta succedendo adesso. Con l’unica differenza che qui il caso è quello di una città americana, con migliaia di persone. Noi oggi invece stiamo parlando di un’intera nazione, la nostra nazione.
Negli ultimi anni le sale cinematografiche si sono riempite di decine di modi diversi di raccontare i retroscena di un virus, dal contagio alla guarigione
Ad uno scenario apocalittico però abbiamo preferito un film drammatico/sentimentale, più recente, che ha incassato 5 milioni di euro al box office italiano. Sto parlando di A un metro da te. Un film dell’anno scorso, che spiega cosa significa vivere ad un metro di distanza.
Per coloro che non l’hanno visto o non lo ricordano, ecco la trama.
Stella Grant (Haley Lu Richardson) è una ragazza che lotta tutti i giorni contro una grave malattia, la fibrosi cistica, e che al contrario di altri pazienti non si nasconde, anzi. Utilizza infatti i social per raccontare la sua storia; è una ragazza socievole e passa la maggior parte del suo tempo con Poe, un ragazzo con la sua stessa malattia. Ma un giorno fa una conoscenza che le cambierà la vita. Un altro ragazzo affetto da fibrosi cistica, Will (Cole Sprouse), è infatti in ospedale per una terapia sperimentale, sperando di potersi liberare di un’infezione batterica che ha nei polmoni. Stella è determinata a guarire e a seguire rigorosamente la terapia e si offre di aiutare Will a fare altrettanto. I due ragazzi cominciano così a conoscersi e a passare sempre più tempo insieme.
Tuttavia, la malattia li costringere a rimanere distanti due metri l’uno dall’altro per ridurre il rischio di infezioni batteriche da altri pazienti affetti dalla stessa malattia, che potrebbero rivelarsi fatali. Ma Stella e Will si innamorano, pur continuando a portare sulle proprie spalle il peso della loro malattia: decidono così di ridurre lo spazio che li divide a un metro. In seguito, Will scopre però che la terapia non avrà per lui gli esiti sperati; di conseguenza, il giovane decide di allontanarsi da Stella, volendo risparmiarle il dolore per la propria morte e agendo così da altruista.
E allora, se è persino possibile innamorarsi a un metro di distanza, senza mai sfiorarsi, a noi cosa costa stare lontani per qualche giorno? Ne va della nostra salute e di quella delle persone che amiamo
In fin dei conti dipende da noi. Il contagio dipende da noi, la diffusione dipende da noi, gli assembramenti dipendono da noi, evitare la prossima crisi economica dipende da noi. Fermare tutto questo dipende da noi.
Vorrei ricordassi tra i drammi più brutti che il sole esiste per tutti.
In molti nelle ultime ore si stanno mobilitando per migliorare la situazione. Sono state istituite raccolte fondi di supporto alle terapie intensive, personaggi del mondo dello spettacolo hanno scritto canzoni, fatto appelli, incitando a rimanere a casa. Vorrei riportare il discorso di una persona, di un artista che stimo molto che con le parole sicuramente ci sa fare più di me:
“C’è una cosa fondamentale che dobbiamo capire in questi giorni: ogni nostra azione, avrà un effetto determinante sulla diffusione o sull’arresto di questo maledetto nemico che abbiamo conosciuto con il nome di coronavirus. Sospendere le nostre abitudini quotidiane può sembrarci impossibile e enormemente complicato ma, oggi è diventato indispensabile per contenere la furia di questa epidemia ormai fuori controllo.
Noi e solo noi, possiamo migliorare questa situazione e l’unico modo per essere veramente utili è cercare di evitare il contagio! Ognuno di noi diventa perciò una pedina fondamentale, per sconfiggere questa piaga che ha in poco tempo cambiato le prospettive di un intero pianeta.
Usciamo di casa solo se necessario e con le dovute precauzioni, incontriamo altra gente solo se necessario e con le dovute precauzioni, cerchiamo di salvaguardare in primis le persone intorno a noi, a partire da quelli che amiamo, i nostri figli, i nostri genitori, gli amici, (soprattutto quelli che non godono di buona salute), gli anziani, e tutti gli altri! Rinviate le vostre settimane bianche e evitate di stare in posti chiusi e affollati.
Se avete sintomi chiamate i numeri di riferimento e seguite le istruzioni, evitando di intasare le corsie del vostro pronto soccorso perché se avete per qualche strano caso contratto il virus poi, lo passerete anche ad altri e altri ad altri e così via… State a casa se potete, se dovete andare a lavorare, tornate a casa subito dopo, non prendete i treni, gli autobus, la metro, non viaggiate se vi è possibile.
Guardate un film, una serie tv, leggete, imparate a suonare, guardate il soffitto ma, non uscite se non è veramente necessario. Mi rivolgo soprattutto ai ragazzi più giovani, quelli che si sentono invincibili… E mi rivolgo anche e soprattutto ai nostri governatori: scriviamo per una volta, in tutto questo caos, una bella pagina della nostra storia, dimostrando a tutti quelli che puntano il dito contro il nostro paese, sottolineando spesso che l’Italia è una terra di superficiali e irresponsabili, di mafiosi e pizzaroli menefreghisti, che invece si sbagliano.
Restiamo uniti in questa emergenza, al di là del colore politico e mettendo da parte l’astio che c’è fra noi popolo e fra chi ci governa… Per una volta diventiamo italiani, tutti…perché di tutti c’è bisogno, di ognuno di noi, ognuno col suo “peso” specifico.
È un brutto momento ma, non so perché ho la netta sensazione che ne usciremo più forti di prima e che questo buco nero, diventerà presto un ricordo, un brutto ricordo che servirà solo ad unirci e a rafforzare finalmente la nostra identità, perché l’unica cosa che può vincere contro un mostro dai contorni ancora poco delineati e il buon senso.”
Fabrizio Moro.
State a casa. Lo so, è una privazione del nostro libero arbitrio, uno dei nostri diritti fondamentali, ma è soltanto da uniti che riusciremo a superare questo incubo. Proteggete i bambini, gli anziani e coloro che vi sono vicini.
Tutto questo non significa smettere di vivere, ma continuare (o iniziare) a farlo nel buonsenso e nel rispetto per sé stessi e per gli altri.
Io credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani.
Cogliamo l’occasione per ringraziare medici, infermieri, l’intero personale sanitario italiano che ha messo da parte le proprie esigenze e quelle dei propri cari per impegnarsi in prima linea e combattere questo incubo.
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