I Peccatori: da quando ai vampiri piace cantare? | Recensione

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Non pensavo avrei mai fatto questa recensione, ma è stata un’esperienza talmente delirante che non potevo non scriverci qualcosa. Soprattutto, sono andata a vedere I Peccatori (Sinners in lingua originale) perché c’era quel GRAN FIGO FOTONICO di Michael B. Jordan, ma ancora non ho capito cosa l’abbia spinto ad accettare un DOPPIO RUOLO in un mezzo musical anni ’30 coi vampiri.

C’è una premessa doverosa da fare: è il film perfetto per limonare al cinema. E sapete perché? PERCHÈ NON SUCCEDE QUASI NULLA. E ci sono effettivamente dei pezzi talmente nonsense che ti lasciano anche abbastanza perplesso (sì, mi riferisco a voi, scene zozze buttate a caso ma non troppo e il discorso sull’attività più antica del mondo… l’arte del soddisfare le signore con la lingua. OH BOY.)

I Peccatori: da quando ai vampiri piace cantare? | Recensione 1

I Peccatori – La trama

I Peccatori è ambientato negli anni ’30 a Clarkdale, sul delta del Mississipi, con la prima scena che vede Sammie aka Preacher Boy (Miles Caton), il figlio del pastore della comunità, entrare in chiesa (dove suo padre sta dicendo messa) con gli abiti completamente ricoperti di sangue, una enorme ferita sul viso e il manico rotto di una chitarra in una mano. Da qui inizia un flashback al giorno prima, quando in città sono tornati i gemelli Smoke e Stack (Michael B. Jordan), due veterani della Prima Guerra Mondiale e gangster (una volta al soldo di Al Capone in persona), che tornati in città da Chicago vogliono aprire un juke joint (un locale per afroamericani con musica, alcol e cibo). Acquistano così un vecchio edificio da un tizio ben poco raccomandabile (un razzista di prima categoria, ma in fondo siamo negli anni ’30, no? Ora non succ-… okay, come non detto) e raccattano un paio di musicisti, i proprietari cinesi dell’emporio e anche la ex moglie di Smoke (dedita all’hoodoo) per movimentare la serata. Alla stazione appare anche Mary (Hailee Steinfeld), ex ragazza di Stack, che si infiltrerà nella serata d’apertura del locale per poter parlare ancora con lui, anche se… beh, sembra che lui non voglia proprio avere a che fare con lei un’altra volta.

E qua vi chiederete… ma i vampiri? Dove sono? Beh, a una certa si vede un vampiro irlandese, Remmick (Jack O’Connell), che in fuga da dei cacciatori Nativi Americani chiede ospitalità a una coppia (entrambi membri del Ku Klux Klan), che verranno a loro volta trasformati in vampiri. Da qui inizia un delirio febbrile con blues che porta ad avere visioni di spiriti del passato e del futuro, vampiri che cantano canzoni irlandesi e una serie di references ai classici sui vampiri che Julie Plec spostati proprio.

I Peccatori: da quando ai vampiri piace cantare? | Recensione 2

I Peccatori: Ryan Coogler e Vampiri 101

Come si sconfigge un vampiro? Sappiamo tutti che si uccidono con un paletto nel cuore o con l’argento. E sappiamo anche che tutti i vampiri sono allergici all’aglio, e che beh, non possono stare al sole (o brucerebbero). In I Peccatori ci sono TUTTE queste cose. Sembra che gli sceneggiatori non abbiano fatto il minimo sforzo per inventarsi qualcosa di innovativo. Okay, lo so, poteva andare peggio e potevano creare dei vampiri che sbrilluccicano (sì, sto parlando con te, Stephanie Meyer dei miei stivali), ma… l’unica cosa “nuova” è il fatto che appena vengono trasformati in vampiri, beh, diventano anche dei gran talenti musicali, seguendo una musica antica come il tempo che li unisce sotto un unico popolo.
In pratica è un Hamilton/Hairspray/Footloose coi succhiasangue e con svariate canzoni che vanno dal folk irlandese al blues del Mississipi. La cosa divertente è che il film va avanti a vampiri che chiedono di poter entrare in luoghi vari (in casa, nel joint…), e ogni volta ho avuto un flashback di Yotobi che urla NO CHE NON PUOI, NO CHE NON PUOI nella recensione di Amore 14.

Sorgerà una domanda, pressoché spontanea: ma è horror? Beh, a parte qualche jumpscare iniziale (che mi aveva fatto ben sperare), per il resto è stato come guardare una puntata di The Vampire Diaries, ma brutta. Insomma, una di quelle in cui l’Inutile Matt se la cava per l’ennesima volta (e chi ha visto TVD sa a cosa mi riferisco). Speravo in una situazione quantomeno alla American Horror Story, ma capisco che è stato tutto fatto per amor di trama. Renderlo troppo terrorizzante, probabilmente, avrebbe impedito allo spettatore di focalizzarsi sulla trama e sui dialoghi.

E poi vi chiederete: questo film, alla fine, aveva qualcosa di buono? Beh, sì, alla fine era pur sempre un film sulla celebrazione della cultura black e di come il blues sia fondamentalmente immortale e “la musica del Diavolo” (da qui il titolo del film), e su quello non ho nulla da ridire, anche perché scommetto che visto in lingua originale fa tutto un altro effetto (e la voce di Miles Caton è davvero pazzesca). E c’è anche il fatto che per i fottuti nazisti dell’Illin-… del Mississipi non ci voglia un paletto nel cuore, ma basti un fucile… o una mitragliatrice… o una granata… insomma, in un modo o nell’altro si possono far fuori piuttosto facilmente.

Se continui a ballare con il diavolo, un giorno ti seguirà fino a casa dicono nel film. E io, tutto sommato, vi consiglio di vedervelo almeno una volta, anche solo per quella piccola meraviglia che è la colonna sonora (perché sì, lo ammetto, la colonna sonora de I Peccatori mi è piaciuta). Devo però spezzare una lancia a favore di Coogler: le scene zozze hanno al centro il piacere femminile e per questo non posso che dire grazie (soprattutto, grazie per la scena fra Smoke e Annie, she’s a big girl e ho amato tutto).

Ma quindi, che voto dare a questo film? Posso dirvi che tutto sommato I Peccatori merita un sette e mezzo, sia perché comunque penso che non sia un brutto film, sia perché comunque ci sono ben due scene post credits (Coogler deve essersi abituato troppo bene con la Marvel…).
Ah, ovviamente un dieci a Michael B. Jordan perché è Michael B. Jordan (e può infilarmi un paletto nel cuore quando vuole).

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