Okay, devo essere totalmente sincera: sono single da tre anni, non ho mai festeggiato un San Valentino in vita mia e attualmente il mio passatempo preferito è leggere libri “romance” ingrassando le casse di parecchie case editrici. Per questo, quando ho visto l’uscita di Players su Netflix (sì, è disponibile dal 14 febbraio), mi sono detta ehi, magari non è così brutta come sembra, soprattutto perché nel cast c’è quella meraviglia di Gina Rodriguez e TOM ELLIS (like the Devil? Exactly!).
Ho una piccola, lieve, leggerissima ossessione per Lucifer? Sì, beccata.
Devo però dire che Players mi ha parecchio stupita. Il film diretto da Trish Sie è leggero, perfetto per una serata romantica o con le amiche e confermo, dopo questo film mi sento ancora più single. Ma questo mi succede anche guardando un documentario sull’accoppiamento delle libellule (che, fra parentesi, hanno una gran vita sessuale).
La trama e il cast di Players
Mackenzie “Mack” (Gina Rodriguez) e il suo gruppo di amici hanno ideato una serie di metodi per rimorchiare piuttosto fantasiosi: dall’abbordare turiste al bar a riuscire a portarsi a letto il vicino di casa, lei, insieme all’amico di sempre Adam (Damon Wayans Jr), Brannagan (Augustus Prew, che le tenta davvero tutte per rimorchiare letteralmente chiunque) e suo fratello Cucciolo (Joel Courtney). Alla compagnia si unirà anche Ashley, la segretaria del giornale dove tutti lavorano: Mack si occupa di sport locali, Adam fa il grafico e Bran scrive necrologi.
Quando però si presenta al giornale Nick (Tom Ellis), inviato di guerra e finalista del Premio Pulitzer, Mack capisce che lui potrebbe essere quello giusto per lei per avere finalmente una relazione seria, e quindi escogita insieme al suo gruppo di amici un piano per abbordarlo, un piano complesso e composto da più plays, minuziosamente pensato in base alle abitudini di Nick e a ciò che lo attrae.
Un cast mica male, primi fra tutti Gina Rodriguez, protagonista del fu Jane The Virgin e di quel piccolo capolavoro sul SorcioPiù che è Not Dead Yet, e Tom Ellis, il Lucifer di Netflix (apparso anche in Once Upon a Time, anche se nessuno se lo ricorda mai). Completano il quadro Damon Wayans Jr (il Coach di New Girl) e Joel Courtney (apparso in The Kissing Booth nei panni di Lee Flynn, uno dei tre protagonisti).
Era da un po’ che non vedevo una commedia romantica così carina, e devo ammettere che anche la prova attoriale, sebbene si tratti di una romcom e non di un premio Oscar, è migliore rispetto ad alcuni film che ho visto di recente (*coffcoff* Pensati Sexy *coffcoff*).
Ci lasciamo riscrivere da chi pensiamo di amare?
Siamo tornati al cinema per vedere le commedie romantiche grazie a Tutti tranne te, con Sydney Sweeney e Glenn Powell (vi vedo che avete inserito Unwritten di Natasha Bedingfield nelle vostre playlist!), ma gli anni d’oro delle romcom sono quasi ormai lontani: da Pretty Woman a Notting Hill, da Il diario di Bridget Jones a 10 cose che odio di te (una delle mie preferite), le trame basic che ci hanno fatto compagnia per decenni ormai sono pressoché sparite da un bel po’ di anni.
Forse è anche meglio così, c’è di più oltre al “un ragazzo incontra una ragazza” (la notte poi non passa..ecc ecc ecc, l’avete visto Sanremo?): questa volta il ragazzo può essere quello sbagliato, la ragazza può essere incasinata alla Bridget Jones ma anche forte e indipendente…finché non lascia che l’uomo sbagliato tenti di riscriverla. Nel film è una situazione più alla lettera, ma Mack per conquistare Nick ha finto di essere una persona che non era, e così si è lasciata riscrivere da ciò che sapeva potesse piacergli: fino a dove puoi spingerti, fino a dove puoi annullarti per stare con qualcuno a tutti i costi?
Players è per chi non riesce a capire chi è e cosa vuole davvero dall’amore. Mack ha dovuto scontrarsi con una red flag bella grossa, prima di accettare la realtà, e FINALMENTE si è mossa nella direzione giusta, quella dell’amore autentico, senza stratagemmi: il “No Play Play”, come lo definisce lei nel film. È anche una commedia leggera, senza pretese, che si lascia guardare e che non risulta troppo smielata e sviolinatrice (ma ehi, è una romcom, non aspettiamoci scene crude e realistiche e drammi esistenziali e affini).
E, in caso ve lo steste chiedendo, sì, le modalità di abbordaggio usate dai protagonisti sono simili ai grandi piani ideati da Barney Stinson in How I met your mother, solo che qui non ci sono weekend col morto o uomini strategicamente nudi, ma un fazzoletto umido, dei tappi e un finto viaggio alle Fiji…
Players si merita un sette e mezzo per il cast e per l’impegno!
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