Finalmente l’alba, l’omaggio di Saverio Costanzo agli anni d’oro di Cinecittà

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Dopo la parentesi televisiva de L’amica geniale, Saverio Costanzo torna sul grande schermo con Finalmente l’alba – nelle sale dal 14 febbraio – che racconta il viaggio, lungo una notte, della giovane Mimosa che, nella Roma degli anni Cinquanta, diventa la protagonista di ore per lei memorabili.

Una notte da sogno nella Hollywood sul Tevere

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Rebecca Antonaci interpreta Mimosa nel nuovo film di Saverio Costanzo, Finalmente l’alba.

La giovane Mimosa (Rebecca Antonaci, Luce dei tuoi occhi) accompagna sua sorella Iris (Sofia Panizzi) a Cinecittà dove sono in corso i provini per partecipare come comparse in un kolossal americano ambientato nell’Antico Egitto che ha per protagonisti la diva hollywoodiana Josephine Esperanto (Lily James) e l’attore Sean Lockwood (Joe Keery, lo Steve Harrington di Stranger Things).

Come spesso accade/è accaduto, vengono/verranno prese entrambe ma, mentre Iris farà una breve apparizione in una scena di massa, Mimosa – inizialmente scartata – verrà scelta personalmente dalla star del film come figurazione speciale.

Dall’audizione al primo ciak, Mimosa vivrà sulla propria pelle tutto il fascino del cinema, inconsapevole di ciò che si cela realmente dietro quel mondo in cui a regnare è l’opulenza più sfrenata.

Terminate le riprese, Josephine – conquistata dalla purezza e dall’innocenza della ragazza – la trascina ad una festa in una villa sul mare. Ad aprirle le porte di uno scenario che ricorda quello de La grande bellezza c’è la voce sensuale di Michele Bravi e Mimosa sperimenta in una notte una vita che non avrebbe neanche mai potuto immaginare.

Nel suo viaggio ai confini tra sogno e realtà, Mimosa viene accompagnata – anzi, traghettata –  da un trait d’union d’eccezione: il mercante d’arte Rufo Priori. Ad interpretare questo personaggio alquanto ambiguo che frequenta quel mondo e conosce le regole del gioco eppure non si è perfettamente integrato è Willem Dafoe che, in Finalmente l’alba, recita per la prima volta in italiano.

Dietro le quinte della Babylon italiana

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Lily James (Josephine Esperanto) in una scena tratta da Finalmente l’alba.

Così come prima di lui hanno fatto Damien Chazelle con Babylon e Quentin Tarantino con C’era una volta a… Hollywood, Saverio Costanzo torna alla regia per rendere omaggio agli anni d’oro di Cinecittà, quelli in cui gli studi fabbricavano un kolossal dopo l’altro – come Quo vadis?, Ben Hur e Cleopatra – che sarebbero diventati dei capolavori del cinema mondiale attraverso alcuni dei volti celebri di quell’epoca. Come Alida Valli, che nel film di Saverio Costanzo ha il volto di Alba Rohrwacher, o la stessa Josephine Esperanto per certi versi ricorda Liz Taylor.

Essere una diva negli anni ’50 doveva essere un vero inferno. Venivano sì invidiate, osannate, idolatrate, ma la cura della loro immagine, il loro dover essere sempre seducenti, ammalianti – basti pensare a Marilyn Monroe – doveva essere estenuante. Il personaggio di Lily James è costretto ad indossare sempre una maschera e a soddisfare le aspettative che il sistema richiede. Josephine è intrappolata nel proprio ruolo e non può mai essere se stessa, tranne quando si trova da sola in una camera d’albergo, e invita Mimosa a non fare gli stessi suoi errori.

Oltre ad essere un perfetto esempio di coming of age, che ripercorre le tappe del viaggio verso l’età adulta della sua giovane protagonista, Finalmente l’alba, è soprattutto una dichiarazione d’amore per la settima arte e in particolare per il cinema degli anni Cinquanta – da una parte quello neorealista, dall’altra i grandi peplum americani – capace di affascinare e influenzare intere generazioni.

Con il caso Montesi l’Italia perde la sua innocenza

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Wilma Montesi (© Getty Images)

Prodotto da Wildside e Rai Cinema, Finalmente l’alba è stato presentato in anteprima in concorso alla 80ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia dove è stato accolto da una standing ovation e da otto minuti di applausi. Costanzo inizialmente voleva scrivere un film sull’omicidio della giovanissima Wilma Montesi – avvenuto l’11 aprile del 1953 sulla spiaggia di Capocotta, vicino Torvaianica – che rappresentò per l’Italia il primo caso di assassinio mediatico.

Il caso Montesi, rimasto irrisolto, fu una sorta di spartiacque per l’opinione pubblica italiana perché da quel momento le cronache dell’epoca raccontarono un’Italia che aveva perso l’innocenza. La stampa speculò sulla vicenda, che coinvolgeva personalità della politica e dello spettacolo, e nel pubblico nacque un’ossessione che presto diventò indifferenza. La vittima scomparve dalle cronache per fare posto alla passerella dei suoi possibili carnefici.

Complice l’idea che il cinema sia in grado di scuotere gli animi, suscitare emozioni e far riflettere, Costanzo rifiuta la crudeltà dell’uomo – che si sente giustificato quando pretende che una ragazza si spogli per superare un provino o di ricevere prestazioni sessuali in cambio del salto di carriera – e, piuttosto che far morire un’innocente, ne cerca il riscatto.

L’Italia non è un paese semplice per una donna, a mio parere. È una questione culturale. Vedere le foto di Wilma Montesi buttata sulla spiaggia a faccia in giù, con le calze abbassate, è una di quelle immagini che rimangono.

Non è un caso che ci sia un parallelismo evidente tra Wilma e Mimosa. Entrambe hanno poco più di vent’anni, entrambe provengono dalla borghesia romana e sono promesse ad un uomo dell’Arma, entrambe sono di bella presenza e coltivano in segreto il desiderio di diventare un’attrice. Tutto fa pensare che le due ragazze condividano anche il triste epilogo. Eppure il destino della protagonista è un altro: addentrandosi sempre di più in un mondo che la affascina ma dal quale non si lascia corrompere, Mimosa dimostra di avere la forza e l’integrità necessarie per riemergere dagli inferi con una nuova consapevolezza di se stessa.

Finalmente l’alba è un film sul riscatto dei semplici, degli ingenui, di chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore. Mimosa, da che era una comparsa della propria vita, da quell’alba uscirà diversa, scoprendo che il coraggio non serve a ripagare le aspettative degli altri, ma a scoprire chi siamo.

Tamara Santoro
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