Les Filles d’Olfa: recensione

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Al Biografilm Festival di Bologna si è tenuta l’anteprima italiana di Les Filles d’Olfa (Quattro figlie), della tunisina Kaouther Ben Hania. Il film, presentato nella sezione Beyond Fiction – Oltre la finzione (dedicata alla scoperta e all’espansione dei confini che separano finzione e documentario), era in concorso al 76º Festival di Cannes, ed è stato nominato all’ultima edizione degli Oscar nella categoria di Miglior documentario.

Olfa è madre di quattro figlie, ma solo due, Eya e Tayssir, sono ancora con lei. Le altre due, Rahma e Ghofrane, le più grandi, sono state divorate dal lupo. Il lupo sono i jihadisti dell’ISIS in Libia, a cui le due ragazze si sono unite nel 2016 dopo essersi radicalizzate al fondamentalismo islamico. Della vicenda, in quegli anni al centro di un caso mediatico che coinvolse la madre Olfa, incolpata dai media e dal pubblico della decisione delle figlie, si interessò la regista Kaouther Ben Hania, decisa a realizzare un documentario in stile classico, con interviste e materiale d’archivio. Non soddisfatta del risultato però, la regista tunisina capì che quello non era il dispositivo adatto per rendere giustizia alla storia, e decise di abbandonare momentaneamente il progetto, per poi ritornarci più avanti: il risultato è quello che vediamo in Les Filles d’Olfa, un ibrido sorprendente tra documentario e finzione, che rimette letteralmente in scena il passato in maniera più dinamica attraverso la tecnica del re-enactment brechtiano.

La regista, in Les Filles d’Olfa, decide infatti di inserirsi nella vita di Olfa e delle sue figlie, ricostruendo le loro vite e il loro passato, vero fulcro della vicenda, mediante l’uso di attori: Rahma e Ghofrane sono infatti impersonate rispettivamente dalle giovani attrici Nour Karoui e Ichraq Matar, chiamate non solo a reinterpretare la storia delle due ragazze, ma anche a mescolarsi all’interno della famiglia creando uno strano cortocircuito emotivo, vista anche la somiglianza fisica con le loro controparti reali. Alla stessa Olfa, inoltre, viene affiancata un’attrice che dovrà interpretarla ricostruendo i momenti più difficili da rivivere personalmente, ovvero Hend Sabri, diva del cinema egiziano, mentre tutte le figure maschili sono interpretate dall’attore tunisino Majd Mastoura.

Les Filles d’Olfa: recensione 1

Ha così inizio un campo/controcampo tra finzione e realtà documentata, che mescola interviste e momenti di backstage tra protagoniste e attrici a vere e proprie ricostruzioni della storia di Olfa e delle sue figlie. Queste ultime sono il vero cuore del film, dove all’oggettività del materiale d’archivio si sostituisce la soggettività filtrata del ricordo trasportato nel presente, che non si ricrea mai veramente in maniera esatta ma in cui c’è sempre qualcosa che viene trattenuto, un’altra reazione che il ricordo fa scaturire. Man mano che la ricostruzione va avanti, scopriamo luci e ombre di questa famiglia, in un racconto che ci parla indirettamente di una cultura e della trasformazione di un paese, del ruolo della donna e del corpo per diverse generazioni, in una ricerca traumatica che scava a fondo nella memoria per far riemergere l’irrisolto. Sotto lo sguardo attento di Olfa, donna forte ma allo stesso tempo figura oppressiva per le figlie, che dirige le operazioni alternandosi in scena con la sua interprete, i ruoli si confondono sempre di più, in un gioco di specchi e di sdoppiamenti che la regista è bravissima a rendere anche visivamente attraverso la messa in scena, tanto che ad un certo punto si fa fatica, catturati dalla narrazione, a distinguere la realtà dalla finzione.

Les Filles d’Olfa: recensione 2

Mescolando i generi, come del resto ha sempre fatto (il suo primo lungometraggio di finzione, Le Challat de Tunis, era un mockumentary sulla condizione della donna in Tunisia), la regista Kaouther Ben Hania passa agevolmente dal dramma alla risata senza soluzione di continuità, attenta a non interferire mai ma piegando la realtà per lo scopo della sua ricerca, in un crescendo di tensione dai toni horror che culmina addirittura in una scena di esorcismo. Alla lunga però, e soprattutto nella parte finale in cui si fa uso anche delle immagini di repertorio, il dispositivo adottato si rivela forse un’arma a doppio taglio, subendo il contraccolpo di far perdere in emozione e immedesimazione e specchiandosi un po’ in se stesso, senza però mai perdere quella forza delle immagini che contraddistingue tutta la pellicola.

Distribuito da I Wonder Pictures, Les Filles d’Olfa (Quattro figlie) sarà nelle sale italiane a partire dal prossimo 27 giugno.

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