È un veliero di pirati veramente scatenati, una ciurma irresistibile…
Sì, sono così banale da aver visto One Piece, ai tempi (si parla di più o meno quasi 20 anni fa), solo per la sigla di Cristina D’Avena (sempre sia lodata) e Giorgio Vanni (ora pro nobis). Devo ammettere che non è che fosse un cartone animato così popolare fra i miei compagni di classe (sì, dico cartone animato con cognizione di causa, so che si chiamano anime, ma a sei/sette anni la differenza fra le Winx e Beyblade, almeno per me, era abbastanza labile).
Detto ciò, posso affermare con assoluta sicurezza che il live action di One Piece è una perla rara, soprattutto se si tratta di adattamenti da anime che a loro volta sono tratti da manga (*coffcoff* Dragon Ball Evolution *coffcoff*). Fra personaggi, ambientazioni e una CGI non così brutta (per quest’ultima in realtà mi riserbo di giudicare dalla seconda stagione in poi, con l’introduzione del personaggio di Chopper e altri mostri marini che i fan dell’anime e del manga conoscono molto bene), io credo che Netflix abbia azzeccato la maggior parte degli elementi che caratterizzano l’opera originale. Ma andiamo con ordine.
Trama, arco narrativo e perché nonostante tutto io ci abbia capito qualcosa di questo live action di One Piece!
Da totale ignorante in materia, sono dovuta andare a documentarmi su cosa fossero gli archi narrativi di One Piece. Dopo essermi sinceramente spaventata per la mole di puntate che mi aspetta da vedere (perché sì, ragazzi, ho intenzione di cimentarmi nella visione dell’anime perché vorrei scoprire come continua la storia senza dover aspettare Netflix e senza spendere una cifra esorbitante per i vari numeri del manga) ho capito che in una stagione hanno coperto tutta la saga di East Blue (i fan sanno di cosa parlo, per i non fan… è uno degli archi narrativi di cui vi parlavo) e che quindi i pirati della ciurma di Cappello di Paglia hanno già affrontato il primo big villain e sono pronti a salpare per la Rotta Maggiore.
La trama regge, ma ho scoperto su Internet che hanno anticipato molte scene e molti incontri di personaggi (come quello di Luffy e Garp) e hanno dato molto più spazio alla storia di Koby (cucciolotto); hanno anche apportato qualche leggera modifica alla storyline (esempio lampante il fatto che la mappa per la Rotta Maggiore nel Live Action venga rubata a Morgan e non a Buggy il clown come nelle altre versioni), ma tutto sommato sono riusciti ad adattare bene sia il manga che la sua trasposizione in anime.
Personaggi, attori e la mia nuova TV crush!
Idea per un nuovo gioco alcolico: ogni volta che Luffy dice “Re dei Pirati” si beve.
Spoiler: finirete collassati nel giro di tre puntate.
Scherzi a parte, credo che questo casting sia stato fatto piuttosto bene. Per quanto riguarda la ciurma, si va da Inaki Godoy nei panni di Monkey D. Luffy/Rufy/Rubber (dipende da quale generazione arrivate, io l’ho sempre chiamato Rubber, prima del Live Action) e quella facciotta da schiaffi che ti vien voglia di strapazzare, a Mackenyu Arata come Roronoa Zoro (il preferito di molti, devo ammettere che è stato molto bravo, si è riscattato dopo quell’orrore che è stato il live action dei Cavalieri dello Zodiaco), per arrivare a Emily Rudd come Nami e Jacob Gibson come Usopp (per quest’ultimo alcuni si lamentavano del naso troppo corto… gente, fatevi una vita).
…e poi c’è lui. Il mio preferito. Il nuovo amore della mia inutile vita.
Taz Skylar come Sanji. Complimenti alla mamma, al papà, alla nonna, ai cugini di secondo grado per questa meraviglia di uomo. Ha imparato a cucinare e a tirare calci e ha LETTERALMENTE la stessa risata del personaggio nell’anime. Devo aggiungere altro?
Per non parlare di Buggy (Burpy? Binky?), interpretato da Jeff Ward: lui me lo ricordo dai tempi di Agents of SHIELD (checché se ne dica, per me quella serie resta canonica nella Marvel, punto), e il personaggio è diventato il nuovo beniamino di TikTok. Perché se sei inquietante e/o moralmente ambiguo, stai pur certo che al popolo dei social piacerai di sicuro: più red flag hai, meglio è per te.
I personaggi secondari sono fatti molto, molto bene. Da Shanks (“Shank’s a DADDY!” come ha detto la Rudd in un video) a Mihawk, a Garp e Koby, per non parlare dei villains in One Piece, davvero un buon lavoro. Come già dicevo, il rischio di adattare un manga e cadere nel trash è sempre dietro l’angolo, specialmente se l’aspetto dei characters è bizzarro e implica tagli di capelli esagerati (il pizzetto di Mihawk è venuto quasi perfetto, ammettiamolo). Ripeto, però, che per quanto riguarda la CGI aspetto Chopper e la seconda stagione per vedere se avremo o meno l’effetto Sonic versione live action (Ugly Sonic è ancora presente nei miei incubi… e nel film di Cip e Ciop uscito qualche tempo fa su Disney+).
Considerazioni finali!
Questa recensione arriva con praticamente un mese di ritardo, lo so, ma posso assicurarvi che ho riguardato la serie di One Piece tre volte prima di scriverla (oltre a essermi divisa fra lavoro, studio, case, libri, auto, viaggi, fogli di giorn-… sì, insomma, avete capito). Cosa penso di questo live action? Secondo me è un buon prodotto. Si poteva fare meglio, con questa trasposizione di One Piece? Non lo so, anche perché l’opera di Eiichirō Oda è pressoché immensa, e se riusciranno davvero a mettersi in pari con manga e anime (e con questa qualità) si meritano solo la mia stima.
So già che arriveranno i soliti a dire che ora tutti sono fan di One Piece e che prima non se lo calcolava nessuno (“perché se non hai visto l’anime vedere il live action non conta ecc ecc ecc“), ma se una serie TV è stata in grado di invogliare una come me a vedere un anime (e l’unico anime che abbia mai guardato dall’inizio alla fine è stato Nana, e ho pianto tutte le mie lacrime, grazie mille), allora non è da considerarsi una cosa buona e giusta? Just sayin’, eh.
Salperemo insieme alla ciurma di Cappello di Paglia per una seconda stagione (a quanto pare lo script è già pronto), questo già lo sappiamo, ma riusciremo ad arrivare all’arco narrativo di Wano post time-skip? (Mi sento molto intelligente ed esperta solo ad aver scritto questa cosa, sì)
A Netflix l’ardua sentenza.
[Foto: Youtube]
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