Hugh Grant e Nicole Kidman sono i protagonisti di The Undoing, la nuova miniserie di HBO diretta dal premio Oscar Susanne Bier e offerta nel catalogo Sky. Un thriller psicologico sobrio e raffinato che tratta segreti, bugie, relazioni celate, matrimoni in bilico, privilegi e manipolazioni
Diretto da Susanne Bier e scritto da David E. Kelley The Undoing è basato sul romanzo del 2014 You Should Have Known di Jean Hanff Korelitz, edito in Italia nel 2016 col titolo Una famiglia felice. La miniserie è un thriller psicologico ricolmo di menzogne e perfettamente eseguito, in cui la scoperta del colpevole – e del movente – è più il culmine di un processo di consapevolezza di una famiglia apparentemente perfetta che lo sbocco di una investigazione vera e propria. In fin dei conti ci si sofferma più sull’aspetto psicologico che ruota attorno al delitto che all’omicidio stesso.
The Undoing segue le vicende della psicanalista Grace Fraser (Nicole Kidman), dottoressa specializzata in consulenza matrimoniale, sposata con il dottor Jonathan Fraser (Hugh Grant), uno stimato oncologo infantile. Per chi li conosce e chi li vede da fuori, i Fraser hanno il matrimonio perfetto, conducono una vita privilegiata nell’Upper East Side di New York City e sono genitori modello per il loro figlio Henry (Noah Jupe) che frequenta l’elegante Reardon School.
Le loro vite si dipanano lentamente dopo l’omicidio di Elena Alves (Matilda De Angelis), una giovane madre il cui figlio Miguel frequenta l’esclusiva scuola di Henry. Ben presto, lo sguardo del sospetto degli inquirenti è rivolto verso Jonathan, mentre lo spettatore gioca per tutto il tempo con le sue ipotesi. Chi ha ucciso Elena Alves? E’ la domanda che ci si pone costantemente: è stato davvero Jonathan? E se invece fosse stata Grace? Oppure il figlio Henry, o il padre di Grace Franklin (Donald Sutherland) o l’amica Sylvia (Lily Rabe)?
Per tutti e sei gli episodi siamo invasi da un flusso costante di falsificazioni e colpi di scena che suggeriscono che l’assassino potrebbe essere chiunque.
Se all’inizio ho trovato scontato il colpevole – che ovviamente non vi rivelo – in seguito la sua confessione si è palesata tanto ovvia quanto scioccante. Tuttavia non nego che il finale tiepido – definiamolo così – mi ha lasciata con una sorta di amaro in bocca, in quanto speravo in un plot twist, dettato anche dalle mie innumerevoli ipotesi, compresa quella di una Elena Alves viva per chissà quale ragione.
Da un lato ci troviamo davanti un pregiatissimo thriller che ha tutte le caratteristiche di un whodunit, un giallo classico con una trama complessa, un omicidio, un enigma da risolvere e un colpevole da scovare. Dall’altro lato siamo testimoni della storia di un matrimonio apparentemente perfetto che si dissolve sulla scia di un crimine brutale, in cui è impossibile non chiedersi “si può conoscere veramente qualcuno?”.
Peccato per qualche informazione mancata, per delle dinamiche lasciate un po’ al caso, per alcune storie personali non approfondite, per quei personaggi diventati poco più che comparse. Se c’è una cosa che avrei voluto vedere e scoprire di più è l’infanzia di Grace, ad esempio, e perché ha scelto il matrimonio dei genitori, tutt’altro che perfetto, come punto di riferimento. Ma è vero anche che sei episodi sono troppo pochi per raccontare dettagliatamente ogni minuzia.
Il comparto tecnico di The Undoing è completo e impeccabile sotto ogni punto di vista.
Non mi riferisco solo allo sviluppo della trama e delle vicende, ma anche per la sceneggiatura e la sua impostazione, dove i dialoghi sono pungenti, capaci di tenere lo spettatore incollato allo schermo. La regia è pulita e lineare, con quei flashback rivelatori e quei primi piani che permettono di capire i pensieri ed i segreti dei protagonisti fino in fondo. Le vicende scorrono velocemente verso un finale che sicuramente farà parlare e dividere il pubblico. D’altronde il successo di una serie è anche questo.
Il pregio di The Undoing viene dato anche dal direttore della fotografia premio Oscar Anthony Dod Mantle che mette in mostra una Manhattan spettrale e rarefatta come i suoi protagonisti. Le case lussuose con interni maestosi costituiti da marmi, parquet e quadri preziosi. Senza parlare della colonna sonora padroneggiata da Le quattro stagioni di Vivaldi che descrive perfettamente lo stato d’animo dei personaggi e l’ansia dello spettatore.
Ma il pezzo forte di The Undoing è il manipolo di interpretazioni strepitose dettate da un cast impressionante.
Seppure non sono mai stata una sua grande fan, Hugh Grant è la vera rivelazione della miniserie, offre una performance complessa, ambigua e stratificata, come il suo enigmatico personaggio, che si allontana totalmente dal ragazzo inglese di Nothing Hill innamorato di una celebrità. Nicole Kidman invece è una garanzia in questo genere di lavori, un’interpretazione equilibrata capace di trascinare all’interno della sua vita con sguardi profondi e uno stile magnetico; che bello vederla passeggiare per le strade di Manhattan con quegli outfit di alta moda.
Menzione a parte vorrei farla a Matilda De Angelis, perfetta nel ruolo della sensuale Elena. Non capita a tutti di entrare ad Hollywood e passare dalla porta principale, soprattutto se sei giovanissima. Ma se hai una dizione impeccabile, sfoggi un perfetto accento bolognese e ti ritrovi a recitare con un fluente inglese accanto a mostri sacri del cinema internazionale, significa che hai talento da vendere.
The Undoing è un mistero avvincente, un thriller psicologico significativo e un dramma familiare intenso, molto più attuale di quanto si creda. L’omicidio è solo un pretesto, il bello della miniserie è il mondo che cade a pezzi dietro alle apparenze, è la ricostruzione accurata di un ambiente borghese in cui regna l’ipocrisia e l’invidia, è la complessa introspezione psicologica di ogni personaggio.
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