In occasione del concerto-evento del 27 dicembre al PalaPartenope per i suoi 30 anni di carriera, abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Tony Tammaro.
Salve Maestro, benvenuto su Shockwave Magazine…sono molto onorato di poterla intervistare!
L’onore è mio!
Partiamo subito con una domanda introspettiva: chi è Tony Tammaro e che rapporto ha con Vincenzo Sarnelli?
Tony Tammaro è una persona che non ama i musi lunghi. È uno che in ogni circostanza vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Vincenzo è la stessa cosa. In molti mi dicono, quando mi incontrano per strada, che sono uguale alla persona che vedono fare battute sul palco. È vero. Quando sono su un palco non recito. Sono me stesso.
La sua produzione artistica ha attraversato con successo ben tre generazioni: ci sveli il suo “Teorema“.
Rispetto delle precise regole nella scrittura dei testi: non parlare di fatti di cronaca legati al momento, in modo che le mie canzoni siano fruibili a tutti nel corso degli anni. In tanti mi chiedono di fare la canzone sul covid o sulla Meloni, ma poi se passa il covid e passa la Meloni, io la canzone a chi la faccio ascoltare?
I suoi brani, infatti, sono tutt’ora attualissimi: definisca l’identikit del tamarro nell’era di Instagram e TikTok.
Se Patrizia faceva la carina per farsi notare dai bagnanti sulla spiaggia, ora ha alzato il tiro: si mette in mostra si Instagram o TikTok. Oggi è tutto più mediatico, ma i comportamenti sono gli stessi di 30 anni fa.
“Supersantos” è un inno alla genuinità dei pomeriggi passati a rincorrere un pallone: come mai ai giovani d’oggi non basta più soltanto quella “macchia d’arancione in mezzo al blu” per divertirsi?
Anni fa parlavo di chi “schiattava” i palloni ai ragazzini per impedire loro di divertirsi (c’è sempre una forma di invidia verso chi è giovane e spensierato). Oggi i “gli invidiosi” hanno relegato i ragazzini nelle loro camerette a giocare con la playstation. Almeno così non danno fastidio coi loro schiamazzi. È un vero peccato che i ragazzi non rincorrano più un pallone per strada e i risultati si vedono (vedi la nazionale italiana che non si qualifica ai mondiali).
Di recente ha dichiarato che un ragazzo uscì dal coma ascoltando un suo pezzo: si sente, in qualche modo, un po’ San Gennaro?
Sarà stato in caso fortuito, ma i ragazzi che misero le cuffiette nelle orecchie dell’amico in coma per fargli ascoltare “O trerrote” mi hanno garantito che ci avevano provato con altre canzoni e altri cantanti senza ottenere risultati. Evidentemente o miei colleghi sono pallosi o le loro canzoni non fanno ridere.
Quando leggiamo il suo nome è impossibile non pensare subito a “Patrizia”: ci racconti un bell’aneddoto legato a questo vero e proprio manifesto.
Una volta, mentre camminavo in via Luca Giordano una ragazza mi aggredì dicendo che le avevo rovinato la vita perché portava quel nome. Qualche tempo dopo, sulle pagine di un giornale chiesi scusa a tutte le Patrizia.
Quanto sarebbero diverse le sue canzoni con il politically correct e che idea si è fatto in merito?
Beh, negli anni 90 non si andava troppo per il sottile e, pur di far ridere, non si badava al politically correct che comunque sarebbe venuto dopo. In ogni caso, c’è una mia canzone intitolata “Chiatta” che ho tolto dal repertorio perché faceva arrabbiare le donne oversize.
Il 27 dicembre festeggerà 30 anni di Musica Tamarra con “La Notte dei Tamarri”, un concerto-evento al Teatro PalaPartenope di Napoli: ci può anticipare qualche sorpresa?
Il brano sui due fidanzati che si lasciano e chiedono la restituzione dei regali fatti all’altro durante il fidanzamento sarà dedicato a Ilary Blasi e Francesco Totti.
Grazie Maestro, non vediamo l’ora che arrivi il grande giorno…non mancheremo!
Vi aspetto!
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