I giovani e l’arte. Un rapporto di amore e odio che trova dei picchi verso l’alto e verso il basso a seconda dei periodi. C’è da dire, però, che comunque, soprattutto dopo la pandemia, tante persone non avanti con l’età si sono avvicinati a questa forma di cultura.
Ma si può e si deve fare ancora meglio. Anche perché l’Italia è il paese che per antonomasia ha una storia e una cultura invidiati da tutto il mondo.
Sfruttare il digitale
Il digitale può essere abbinato alla storia e alla cultura. Del resto sono notevoli le iniziative al riguardo. Ad esempio, giusto per citare la più classica, quella che con il QR Code permette ai visitatori un vero e proprio viaggio in 3D per immergersi davvero nella storia.
Una full immersion che rende tutto più reale. Anche perché è proprio questo il punto: i giovani sentono le storie di migliaia di anni fa quasi come se fosse qualcosa che non li appartenesse. In realtà, però, è dal passato che abbiamo questo presente.
L’usare il digitale per scopi che esulano dalla tecnologia è una prerogativa di tutti i settori, anche perché, ad esempio, viene utilizzato dalla politica, dalle amministrazioni e perfino da alcune aziende private che possono offrire i migliori jackpost proposti dai casino online.
Raccontare le storie che non si leggono sui libri di storia
Quando si va in un percorso storico, spesso si vengono raccontate cose ripetitive. Fatti che, magari, gli studenti possono leggere sui libri di storia. Ebbene, nulla di più sbagliato per attrarre persone. Infatti, bisogna generare una certa curiosità che consenta ai giovani di essere particolarmente attenti.
Va da sé che, quindi, i fatti narrati devono essere quantomeno originali e che non si possono trovare sui libri e neppure sul web. Poi, i fatti devono coinvolgere le persone simili a chi ascolta. Persone che hanno la stessa età, che da giovani si sono comportati in un certo modo oppure che qualcuno, che non è ‘famoso’ come Napoleone Bonaparte o Carlo Magno, si siano resi protagonisti di qualcosa di molto importante.
Ecco, in questo modo sicuramente le persone potrebbero appassionarsi. Anche i più giovani.
All’inizio, non andarci troppo ‘pesanti’
L’errore che si fa molto spesso è quello di partire subito a razzo. Succede anche nel trekking: si invita una persona che non è allenata a fare un percorso non proprio semplice. Si stanca, non percepisce la bellezza di un panorama mozzafiato e non coltiva questa passione.
Stesso discorso per l’arte: bisogna agire a piccole dosi, senza percorsi lunghi o racconti che durano ore. All’inizio, anche una visita di una oretta può andare più che bene. Il tempo che la persona si appassioni, che sia vogliosa di conoscere di più e il gioco è fatto. Poi dalla prossima quell’oretta diventa 90 minuti, poi due ore e così via.
Fino a quando sarà proprio il giovane a richiedere di visitare quei luoghi dal vivo che, magari, avrà solo letto sui libri di scuola. Senza avere idea di cosa si tratti.
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