Miles Morales e l’importanza di uno Spider-Man afroamericano

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Le recenti proteste del Black Lives Mattes hanno portato alla ribalta anche il mondo della simbologia fumettistica, grazie a non pochi cosplayer che hanno preso parte al movimento, con immagini che già hanno fatto la storia, come quella di un cosplayer nelle vesti di Miles Morales, il giovane Uomo Ragno afroamericano, protagonista anche del film Premio Oscar Spider-Man Into The Spider-Verse.

Nonostante il personaggio sia sulla scena da quasi dieci anni, nato nel 2011 grazie a Brian Michael Bendis e all’artista italiana Sara Pichelli, il suo nome è tornato a far rumore (dopo il già citato Oscar dell’anno scorso) proprio in occasione del Black Lives Matter. Perché è così importante come figura?

miles morales

Miles Morales e Peter Parker

Per comprendere meglio dobbiamo tornare indietro di qualche decennio, in quegli anni ’60 che videro il fiorire del “pantheon” Marvel: il dio scandinavo Thor, l’industriale statunitense Tony Stark, eroe con il nome di Iron Man, Steve Rogers, l’eroe simbolo degli Stati Uniti con il nome di Capitan America (già protagonista negli anni della Seconda Guerra Mondiale e “riscoperto” negli anni ’60). Questi e altri eroi arrivarono sulle pagine dei fumetti con un aspetto che rispecchiava i canoni dell’epoca: uomini bianchi, che potremmo etichettare facilmente come WASP: white, anglo-saxon, protestant (con la presenza di altre religioni, per onestà di chi vi scrive).

Persino le donne dell’epoca faticavano a emergere, al contrario di quanto accadde nei decenni successivi: la Ragazza Invisibile non solo non era ancora la Donna Invisibile, ma era spesso ritratta come la damigella da salvare, e anche Jean Grey, negli X-Men come Marvel Girl, stentava a brillare. Ci vollero gli anni ’70 e personaggi come la X-Woman Tempesta per iniziare a cambiare le carte in tavola.

Torniamo così all’Uomo Ragno: anche Peter Parker, nonostante rappresentasse gli ultimi, i poveri della periferia, apparteneva comunque a un mondo “WASP”. Così, nonostante negli anni la presenza di eroi di etnia differente si sia intensificata (Black Panther, il sovrano del Wakanda, ma anche gli afroamericani Luke Cage e Sam Wilson, noto come Falcon), gli eroi più celebri rimasero ancorati ad altri stereotipi, difficile da scardinare.

miles morales

Questo fino all’arrivo dell’Universo Ultimate, che nei primi anni 2000 vide il fiorire di tante serie che riscrissero l’Universo Marvel in una differente etichetta editoriale, generando una vera e propria linea temporale parallela, moderna e più facile da seguire per i lettori. Un universo parallelo, con proprie regole, offriva la possibilità di compiere gesti a dir poco estremi, come l’eroica morte di Peter Parker e l’arrivo di un nuovo eroe a indossare il simbolo del Ragno, Miles Morales.

Cosa rende così speciale Miles? L’essere figlio di un uomo afroamericano e di una donna di origini ispaniche, abbracciando così buona parte delle minoranze di maggior peso all’interno della società statunitense, spesso discriminate, come ci sta insegnando tristemente il Black Lives Matter.

Con un background simile a quello di Peter Parker (un giovane di grandi doti, con tante difficoltà e tante responsabilità), Miles ha raccolto una vera e propria missione, diventando un simbolo per una nuova era, e raggiungendo un forte successo. Dimostrando che essere grandi eroi non è appannaggio del mondo bianco, ma che chiunque può essere l’Uomo Ragno, senza che il mondo afroamericano sia relegato a personaggi di secondo piano.

Per questo, dopo l’affermazione agli Oscar dello scorso anno, vederlo campeggiare all’interno delle proteste carica il personaggio di un forte significato simbolico. Non è come indossare il costume di Batman o del classico Peter Parker. Si tratta di una rivendicazione, di dignità, di orgoglio, di riaffermare i propri diritti anche attraverso forme simboliche così forti, oggi, come quelle dei supereroi.

Perché tutti possiamo essere l’Uomo Ragno. Perché tutti abbiamo delle responsabilità.

Andrea Prosperi
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