Comizi d’amore è il più famoso film documentario a firma Pier Paolo Pasolini che dà avvio e forma al genere del film d’inchiesta. Esso rappresenta tuttora uno squarcio importante della storia italiana del Novecento.
Questo genere cinematografico ha lo scopo di raccontare eventi realmente accaduti di cui il regista è testimone diretto o indiretto, denunciandone criticità e problematiche disparate, siano esse economiche, sociali o di qualsivoglia altro genere.
Quando l’artista poliedrico Pier Paolo Pasolini decise di intraprendere il viaggio lungo tutto il nostro stivale, non poteva certo immaginare quello che ne avrebbe tratto.
Comizi d’amore (1965) fa parte della sua attività giornalistica. Il documentario, diviso in varie sezioni e argomenti, esplicita al meglio lo specchio dell’Italia degli anni ’60.
Dai dati che vedremo emergere non possiamo che trarre un profondo insegnamento per non ricadere nei vizi e nei bigottismi del passato.
Il suo intento, difatti, era quello di conoscere la nuda opinione degli italiani sull’amore, la sessualità, il buon costume, il concetto di divorzio e di “invertiti”.
Il motivo? Comprendere non solo quanto fosse diversificata l’opinione tra Nord e Sud ma soprattutto verificare quanto le generazioni passate avessero considerazioni contrastanti rispetto alle generazioni del presente e se queste, in un certo qual modo, potessero convergere.
È dunque per quest’irrefrenabile curiosità che decise di partire assieme al produttore Alfredo Bini realizzando così una serie di lunghe interviste da Milano a Palermo.
Pier Paolo Pasolini e le interviste a tutto tondo
L’inchiesta di Pasolini ha avuto come protagonisti uomini, donne e bambini di ogni cento sociale; dalla classe operaia, ai contadini del Mezzogiorno sino ai borghesi lungo le spiagge di Viareggio.
“Ciò che sorprende del linguaggio pasoliniano è la sua purezza e semplicità (riscontrabile nell’opera intera), capace di mantenere una forma attuale tutt’oggi”
Rebecca Ricciolo
Il tutto viene inframezzato da alcuni tra i volti degli intellettuali più attenti e vicini a Pasolini: Oriana Fallaci, Alberto Moravia, Cesare Musatti, Giuseppe Ungaretti. Questi si pongono quasi come chiavi di volta tra un sintagma e l’altro del film, sottolineandone alcuni momenti più salienti.
Pasolini divise gli interrogativi in quattro sezioni o ambiti di ricerca. Nessuna delle domande è lasciata al caso e il suo inserimento in determinate fasce della società è ben studiato, accorto e attento a mettere in risalto non solo il desiderio di non scostarsi da uno stato d’ignoranza in cui il popolo è immerso, bensì il paradosso che lo anima.
Le donne e la sessualità
Il grande paradosso di questa inchiesta è sicuramente rappresentato dal modo di considerare la sessualità, soprattutto la figura femminile estremamente legata al binomio donna e madre di famiglia e al suo tristissimo ruolo di inferiorità al cospetto degli uomini.
Su questo aspetto ancora una volta si evidenziano forti differenze tra nord e sud Italia.
Il Nord, oggettivamente moderno, ritiene giusto l’emancipazione femminile così come il divorzio, contrariamente al Sud, meno all’avanguardia ma ben deciso in materia sessuale. Le donne dovevano categoricamente arrivare vergini al matrimonio, invece gli uomini potevano sentirsi liberi di sfogare i propri istinti.
Su questo punto, la stessa Oriana Fallaci suddivide nettamente tra la condizione delle donne operaie in una città come Milano ed il sottoproletariato calabrese, definendo quest’ultimo “un altro pianeta”. Le differenze si riscontrano soprattutto in termini di integrità morale.
Pier Paolo Pasolini e gli invertiti
Un’idea anti-natura è quella che viene fuori dagli interrogativi pasoliniani. Quella che segue è una discrepanza di parole che non lasciano molto spazio né al dialogo, né tanto meno alla riflessione cosciente: indifferenza, schifo, ribrezzo, pena, pietà, compatimento.
I gusti sessuali diventano un capo d’accusa, una colpa da espiare, una menomazione, uno “scherzo della natura”, una perversione. Ciò che più emerge dell’inchiesta è che gli italiani risultano essere un popolo enormemente scandalizzabile.
“Una persona che si scandalizza vede qualcosa di diverso da se stesso, è psicologicamente incerto, sarebbe a dire che è un conformista”
Pier Paolo Pasolini
La famiglia
L’ultimo atto di questo lungo percorso socio-culturale, è incentrato sul tema della famiglia e del matrimonio.
Una parte del sistema italiano ragiona in maniera radicata e morbosamente attaccata all’accezione di famiglia, ritenendola l’unica forza su cui si fonda uno stato e i suoi valori. D’altro canto, invece, c’è chi inizia a pensare a tale ideale come superata e, anzi, parla del divorzio come di un diritto, invocando una legge che possa garantirlo alla popolazione intera.
Ciò che emerge dalle analisi è un’Italia frammentata, divisa dagli orizzonti geografici, culturali; un’Italia arretrata sotto certi aspetti, un’Italia che talvolta emerge in modo preoccupante nel nostro presente. Ma a tal riguardo, forse, ci vorrebbero altri comizi d’amore, altre inchieste e interrogativi.
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