Terre riemerse al bivio del tempo: la poesia di Matteo Maxia

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Terre riemerse al bivio del tempo. Sarebbe un bel titolo per un libro e invece no, non è un titolo: sono due messi insieme. Entrambi editi da Ensemble, Terre riemerse è la prima raccolta poetica di Matteo Maxia (Cagliari, classe 1976), pubblicata nel 2017; Al bivio del tempo è del 2018.

Tra i due libri intercorre quindi un anno ma questo tempo non impedisce di pensare la seconda raccolta come la naturale prosecuzione della prima. I punti in comune sono davvero molti, dalla scelta dei temi allo stile di scrittura. Ed è facile individuarne subito due, di temi, poiché – lo scopriremo – Maxia è uno scrittore che si dona completamente al lettore e non gli nasconde mai nulla. La terra e il tempo, un elemento e un concetto base, essenziali, indispensabili, imprescindibili.

Terre riemerse al bivio del tempo

Le terre riemerse del titolo sono le terre del ricordo, che riaffiorano, appunto riemergono.

Da dove? “Dagli abissi del cuore” ci dice l’autore in una poesia di Al bivio del tempo (Pratiche di adozione, p. 80), che ci conferma come i due libri siano strettamente collegati. Terre riemerse è un libro ricco di suggestioni, sensoriale, propositivo. È infatti un invito a guardarle quelle terre –  a esplorarle – che sono le emozioni che la vita e le circostanze ci hanno portato a seppellire.

Ecco, ci dice Maxia, bisogna riportarle alla luce, e viverle, dopo averle inglobate, immagazzinate, metabolizzate, a lungo tenute al buio e in silenzio. Ciò che abbiamo taciuto deve essere detto. Ma come? Semplice: attraverso l’arte (che l’autore scrive sempre con la lettera maiuscola, personificandola) che può assumere varie forme (tutte presenti nei libri dell’autore): musica, pittura, e ovviamente la poesia. In questa, che è come un sasso lanciato nello stagno fetido (La Poesia è un sasso, da Al bivio del tempo, p. 81) il poeta ha piena e cieca fiducia:

Sta venendo a galla
la fiducia atavica
che siamo ancora in tempo
per guadagnare il mare.

Terre riemerse al bivio del tempo: la poesia di Matteo Maxia 1

E ancora, in un’altra poesia di Al bivio del tempo (Zona di sconforto, p. 91):

Mi arrampico
sulla bocca di lupo della Poesia
che mi porta in salvo
dalle iene irridenti.

La fiducia, dicevamo, è riposta nell’arte tutta. In Come Gauguin (Al bivio del tempo, p. 94) la pittura – se accompagnata dal talento – può “riportare in vita/ la nuda terra in Polinesia”. E continua:

Dovreste arrivarvi penitenti
alla reliquia dell’essenza:
un sudario d’olio su tela
per il Cristo giallo risorto nell’Arte.

Ma a cosa e a chi si riferisce Maxia? Il pozzo fetido, le iene irridenti, i penitenti; chi sono, cosa stanno a significare? Per rispondere bisogna spulciare nella biografia del poeta e scoprire che, interessato alla sociologia, da sempre indaga le dinamiche della società e il comportamento dell’uomo all’interno di questa.

È un mondo, il nostro, che tende alla razionalità, che è cinico e ipocrita, estremamente e brutalmente concreto. Frasi che ascoltiamo spesso: la società è di massa, è liquida (giammai non si disturbi Bauman se si parla della società odierna), tutto è merce e si sono persi i valori fondamentali.

Maxia prende le distanze da tutto questo e vi oppone una purezza d’animo e modi gentili che spiazzano il lettore, perché non è più abituato a certe bellezze. Affinità selettive (Terre riemerse, p. 24) è un testo programmatico, una dichiarazione d’intenti:

Quanto mi è distante
chi amministra l’estrema presunzione
come dissacramento alla Magia.
Chi è sempre pronto a officiare il funerale alle emozioni,
con omelie di ragioni che imbavagliano il cuore.
Quanto mi è distante
chi lascia disadorno l’altare della Poesia,
chi non sa omaggiare l’arte del far avverare le cose.
Chi resta impalato all’asse della scienza cartesiana,
tra le cose scisse e quelle ordinate solo in apparenza.
Quanto mi è vicino
chi si accorge quando una foglia, una piuma o una farfalla
sono sospinte da carezze intenzionali.
Chi rifiuta di rimanere impigliato nella rete del Programma
e chi, in quella di Indra, sa essere Ologramma.
Quanto mi è vicino
chi è pronto a tratteggiare nuovi orizzonti,
chi ha dimestichezza con il pennello dell’immaginazione.
Chi sa raggiungermi con il pensiero,
chi ha forza per l’insostenibile leggerezza dell’etere.

Al poeta, che si dichiara un “arrampicatore asociale” (Estati d’animo, da Terre riemerse, p. 41) sono estranei i meccanismi oscuri, falsi, senz’anima della società in cui viviamo. Non si fa contagiare da coloro che sono vittime di “pandemie di pochezza/ che hanno reso (in)ferme le coscienze” (S’offerente, da Al bivio del tempo, p. 87) e lo fa coltivando e mantenendo vivi quei valori importanti come la gentilezza, l’onestà, il rispetto. Di-versi (monologo di un clochard) (da Terre riemerse, p. 49) termina con quattro versi che la dicono lunga sulla forte capacità del poeta di immedesimarsi nell’altro:

Per voi sono sporco,
penoso e insensato,
ma il mio sguardo è pulito
e perciò vi riflette.

È fortemente empatico Maxia, e questo suo dono emerge da ogni scritto: “Non ti chiederò come stai,/ proverò a mettere i piedi dove li hai posati tu,/ per capire se inciampi più in salita o più in discesa” (Non dirmi come stai, da Terre riemerse, p. 20). Con il lettore fa lo stesso: è dolce Maxia quando scrive e chi legge si sente coccolato dalle sue parole gentili (che rimangono tali anche quando il contenuto richiederebbe parole più dure) che colpiscono, perché spesso – sicuramente – avvertite come immeritate. A proposito, Terre riemerse si apre con una dedica:

Ho soffiato dal cuore un pensiero per te.
Ti giunga come monsone benevolo,
portandoti precipitazioni di gioia e raccolti di pace.

Il dialogo con il lettore è costante e per l’autore è fondamentale mantenerlo sempre forte.

La poesia Dovunque tu vada (da Terre riemerse, p. 38) presenta una nota, che dice: “A te che leggi questa poesia chiedo, se ti è possibile, di farlo con il sottofondo del brano Wherever I Go di Mark Knopfler”. Creare un ponte, un collegamento con il lettore, incontrarlo, catturarlo, farlo emozionare e poi riflettere. E ancora, trasportarlo e guidarlo per le sue terre riemerse, mostrargliele senza maschere né trucchi: ecco cosa desidera il poeta.

E se la poesia è condivisione, qui è condivisione pura, genuina e sincera, esattamente come è l’autore, che la incarna alla perfezione e che si espone e si dona generosamente a chi legge, senza nascondere paure, difetti, debolezze, dolori. La poesia fa riemergere le terre dell’emozione ma è in grado anche di spogliare chi scrive da tutti quegli accessori che ci deformano e ci corrompono: “Ora sono nudo” scrive Maxia ad un certo punto della seconda raccolta (Natura morta, da Al bivio del tempo, p. 28).

Un atto di  coraggio e di grande rispetto nei confronti del lettore, che non può fare a meno di accogliere questa connessione e di lasciarsi guidare verso quelle terre, che hanno elementi faunistici e floristici simili in ognuno di noi.

  • Terre riemerse è acquistabile qui.
  • Al bivio del tempo è acquistabile qui.

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Federica Gallotta
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