Lady Gaga e la sua introspezione – “Chromatica”

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Dopo quattro anni di attesa dal precedente album, Lady Gaga si ripresenta al mondo musicale con Chromatica.

Un titolo che suggerisce immediata una immersione in un universo colorato, frizzante, forse un po’ caotico, come la stessa cantautrice ha sempre dato modo di apparire con il suo look riconoscibile fra mille.

Chromatica è però qualcosa di più complesso e profondo. Lo si intende immediatamente dalla presenza di tre title tracks (Chromatica I, II, III) distribuite lungo la scaletta e dividendola in tre parti. Ciò favorisce una nitida scansione in tre atti che inquadrano una storia quanto mai personale. In questo album Lady Gaga rivela se stessa, in un viaggio introspettivo, un’autoanalisi quasi psicanalitica piena di scottanti confessioni.

Dopo l’introduzione di Chromatica I, il viaggio comincia con Alice.

Chi è Alice? Nient’altro che la protagonista del celebre romanzo di Lewis Carroll che giunge nel Paese delle Meraviglie. Proprio il posto dove Lady Gaga vorrebbe arrivare, un posto che corrisponde a Chromatica. Fin dai primi versi capiamo di avere di fronte una persona profondamente sola e alla disperata ricerca di un aiuto. Si tratta di un messaggio praticamente onnipresente all’interno dell’album. Difatti il passaggio successivo è Stupid Love, ovvero la richiesta di avere qualcuno accanto, qualcuno che offra un briciolo di amore, anche insulso, anche stupido: basta che aiuti a combattere un dolore interiore che porta la protagonista a dubitare profondamente di se stessa.

Anche perché su questa persona la miseria e il dolore piovono come pioggia (Rain on Me). Una pioggia che si mescola alle lacrime lungo le guance, a testimoniare una depressione mascherata in maniera volutamente debole dalle voci disincantate di Lady Gaga e Ariana Grande. Free Woman rappresenta invece il tentativo della protagonista di ristabilirsi, di recuperare la propria autostima, di credere in se stessa. Un messaggio e una canzone che hanno il sapore di un inno, non tanto per il genere femminile, quanto per ogni singola donna. Un invito a prendere consapevolezza di sé, della propria forza, del ruolo e della posizione che dovrebbe ricoprire in una società che si dichiara moderna ed evoluta.

Eppure, nonostante questo piccolo barlume di speranza, il dolore è profondo.

Fun Tonight mostra la vaghezza della vita, in particolare quella dell’artista, chiusa in una prigione dorata, braccata dai paparazzi, circondata da falsi valori come fama e ricchezza. E alle urla disperate, alle richieste di aiuto non giungono risposte, tranne il misero palliativo di un rapporto occasionale che ormai non diverte più.

In questa prima fase, Chromatica sembra raccontare una lotta interiore, un contrasto tra emozioni negative e positive, un forte desiderio di rivalsa fiaccato da sensazioni distruttive.

Ma nella seconda fase il viaggio nel mondo parallelo rappresentato da Lady Gaga si fa ancora più allucinato. 911, il numero di emergenza e pronto intervento per eccellenza. E in un brano in cui viene detto “il mio più grande nemico sono io”, la richiesta di pronto intervento potrebbe servire a salvare qualcuno da un gesto estremo (una fantasia suicida?). La protagonista sembra nel bel mezzo di un processo autodistruttivo e autodenigratorio.

Lady Gaga

Plastic Doll è un brano che paragona la donna a una bambola: bella, super accessoriata, ma comunque un semplice oggetto. Facile comprendere l’ironia brutale del brano e il messaggio di denuncia che nasconde. Ma il passaggio successivo è Sour Candy. Questa caramellina acida a cui il brano si riferisce (a pochi intenditor…) porta la protagonista al punto più basso, degradante della sua storia. Tutto diventa nebulosamente piacevole, sebbene i valori fondamentali siano ancora chiari alla protagonista. La sour candy del titolo non può essere la soluzione per uscire dal tunnel.

Con Enigma e Replay inizia un percorso di lenta e faticosa risalita.

Se nel primo brano si assiste a una sorta di realizzazione della propria condizione e di come sia necessario uscirne quanto prima, il secondo rivela quanto in realtà questo processo sia complicato. Le cicatrici dei traumi passati sono ancora fresche e l’incertezza costantemente blocca anche il più piccolo gesto.

La terza parte di Chromatica racchiude le speranze maggiori, ma anche la più profonda disillusione.

Con il supporto di un (magico) Elton John, Lady Gaga in Sine from Above guarda al cielo in cerca di un segno che le dia la spinta per ripartire. Significativa la scelta di scegliere come guest il famoso cantautore, la cui tormentata vita è stata raccontata l’anno scorso nel film Rocketman e che per molti versi ricorda il mondo di Chromatica. 1000 Doves è forse il punto di speranza massima, laddove viene detto che basterebbe un piccolo aiuto, un piccolo supporto per rialzarsi in volo. Come mille colombe, l’uccello della pace, una pace interiore magari.

Ma il finale è particolarmente amaro.

Anche perché ci si ritrova a Babylon, la Babilonia, città del male e del peccato. Quasi a dire che il vero problema non è tanto nella persona in sé, quanto in una società sempre più degradata, impura, corrotta e squallida. Si può anche uscire dal proprio tunnel negativo e depressivo, ma la società in cui ci troviamo non gode assolutamente di buona salute. Non potendo fare nulla per salvarla (viste anche le difficoltà per salvare se stessa), la protagonista invita a ballare, a fare festa, continuando a combattere per la propria vita. Nella giungla contemporanea è l’unico modo per non perdersi: seguire la corrente senza lasciarsi trascinare, accettare il mondo per quello che è senza lasciare che questo ci trasformi.

Chromatica costituisce un notevole ritorno sulle scene da parte di Lady Gaga.

Il tono scanzonato dei suoi testi e della musica che l’accompagna maschera messaggi profondi con contagiosi ritmi di danza. Le tre parti si snodano leggiadre, orecchiabili e mai banali. Riservo una nota di merito in particolare alla seconda, ricca di arrangiamenti particolarmente azzeccati nel ricreare un’atmosfera nebulosa, figlia di un abuso di sostanze con cui fronteggiare erratamente la depressione. Un’opera introspettiva di rara profondità, leggera come una bolla di sapone colorata. Questo è Chromatica.

Daniele Carlo
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