Un vero fenomeno di cultura pop, un tempo prominente ed oggi un po’ sbiadito, capace di plasmare intere generazioni che vedevano nel drive-in un luogo romantico, capace di coniugare le diverse essenze alla base del “genuino intrattenimento”
Erano gli anni di Happy Days, dello stile che oggi consideriamo vintage, dei dinner americani, degli arredi coloratissimi dal design sinuoso e tondeggiante, degli sgabelli e divanetti imbottiti, della pop art di Andy Wharol, della rivoluzione dei poeti della beat generation, del fascino dei divi di Hollywood e degli immancabili juke box quando i drive-in dilagarono negli Stati Uniti. Dopo la guerra, il sentimento di rinnovamento e la voglia di colore e vivacità che si era diffuso tra le giovani generazioni invase anche il cinema e quello che gli girava intorno. Ed era in questo contesto che il fenomeno del drive-in prende slancio.
Il 6 giugno 1933, il primo teatro drive-in negli Stati Uniti fu aperto a Camden, nel New Jersey, accogliendo il pubblico all’ingresso con lo slogan «Non importa quanto siano rumorosi i vostri bambini, l’intera famiglia è la benvenuta» e offrendo alle persone 500 posti auto. Al prezzo di 25 centesimi a persona, gli spettatori poterono assistere, sprofondati sul sedile della propria auto, al film Two White Arms del regista Fred Niblo.
Proprio grazie ad un prezzo relativamente basso del biglietto, lo spettacolo al drive-in rappresentava un’alternativa economica e accessibile rispetto alle grandi sale cinematografiche, più lussuose e dai prezzi proibitivi per i meno abbienti.
«Circa 600 persone sono venute a teatro la sera dell’inaugurazione, il 6 giugno 1933. Le persone provenivano da 20 o 30 stati diversi. Ha davvero catturato l’attenzione di molte persone.»
Tyler Hoffman
L’idea creativa del magnate dell’industria chimica Richard Hollingshead – che prendendo un lenzuolo ed attaccandolo ai due alberi del suo giardino, fece di questo un proiettore. Questo per accontentare sua madre che per via del peso non poteva entrare nelle poltrone del cinema – e la moda dei drive-in cominciò a diffondersi in tutto il Paese, fino a vivere gli anni di maggiore gloria proprio tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta: da 820 nel 1948 si passò ai 4.063 del 1958, soglia massima raggiunta.
I drive-in diventarono ben presto appuntamento fisso negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale. Per vedere un film bastava poco: una macchina; dei pop corn, possibilmente accompagnati da una bottiglia di coca-cola; e la giusta compagnia.
Il drive-in divenne presto anche un vero e proprio luogo generazionale. Dove ragazzi e famiglie si ritrovarono per passare una serata diversa, all’insegna del cinema e dell’allegria. Questi teatri all’aperto si sono diffusi velocemente anche nei nostri confini nazionali, oltre che in tutto il mondo. Nel 1957, ad esempio, sul litorale romano fu inaugurato un cinema all’aperto lungo 60.000 metri quadrati e capace di ospitare 750 automobili.
Con il passare degli anni, l’arrivo delle nuove tecnologie e l’avvento di diverse esigenze, cambiarono i metodi per consumare lo spettacolo cinematografico. Il drive-in, infatti, cadde nel dimenticatoio, rimanendo a cuore solo a quei ragazzi figli degli anni Cinquanta e Sessanta. Forse è anche grazie a quei ragazzi che oggi abbiamo i “cinema all’aperto”, capaci di regalarci una nuova prospettiva e una nuova visione.
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