Dalla Francia arrivano i Darktribe con Voici l’Homme, prodotto dalla Scarlet Records, in un periodo di intensa attività produttiva.
Realtà musicale già attiva da diversi anni, i Darktribe pubblicano Voici l’Homme, un album che fin dalla copertina ruota attorno a tematiche religiose cristiane. Difatti, una figura riconducibile a Cristo in uno scenario etereo dai colori apocalittici tiene nella sua mano sinistra un albero (della vita?), mentre nella destra un fumo di colore chiaro si solleva delicatamente. Il titolo stesso è la traduzione francese del celebre ecce homo con cui Pilato presenta alla folla Gesù flagellato e coronato di spine.
Analizzando i titoli delle canzoni si coglie a colpo d’occhio il senso della battaglia tra Bene e Male intesa a livello religioso. L’importanza della Fede (Faith and Vision, Back in Light) viene contrastata dal Peccato (A Silent Curse, According to Darkness). I Darktribe descrivono quindi un concept a sfondo religioso, ispirato ai testi sacri e alle vicende dell’umanità.
Fin dai primi secondi va riconosciuta subito la capacità della band di dare concretezza e coerenza alla componente christian del proprio sound.
Tutto Voici l’Homme si snoda su sonorità cupe e profondo. Il basso distorto crea un sostrato compatto, ruvido e onnipresente. Le tastiere agitano l’ascolto imitando i suoni di organi e campane. A livello di sound l’imprinting che compiono sull’ascoltatore è quanto mai efficace e offre subito l’idea di un conflitto religioso combattuto ai confini dello Spazio e del Tempo.
Proprio la titletrack sfodera prepotentemente queste carte, muovendosi attraverso un’introduzione coinvolgente in cui le campane hanno un effetto decisamente epico. Questo brano rappresenta simbolicamente la proposta musicale dei Darktribe con Voici l’Homme, incarnando maggiormente tutti gli elementi caratteristici. Si intersecano difatti sonorità Power e Prog, la voce acuta del vocalist, ritmiche serrate e ricercate e la concitazione apocalittica delle tastiere.
I Darktribe si muovono con scioltezza lungo questo amalgama anche attraverso Prism of Memory, A Silent Curse e Faith and Vision.
Mentre la prima è la classica canzone di apertura, in cui spiccano pregevoli assoli, la seconda sfrutta enormemente le sonorità religiose mescolandole con un’ambientazione medievale. La terza invece inserisce anche alcuni elementi elettronici che arricchiscono l’arsenale della band e la varietà del sound. Inoltre, spicca la citazione da Gesù, «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». La prima di poche altre parti recitate, per le quali forse sarebbe stato più adatto chiamare un attore, per rendere il tutto più naturale.
La prima metà del disco è sicuramente convincente. La proposta è valida, sia per la compattezza e la coerenza del sound sia per l’esecuzione.
Stenta un po’ nei brani successivi, facendo perdere un po’ di mordente. Back in Light svolge il ruolo di potenziale ballad dai toni speranzosi, ma, nonostante una buona prova complessiva da parte della band, risulta fiacca e banale. Deludente Under the Tree of Life. Il brano, benché presenti un riff accattivante, non riesce veramente a centrare l’attenzione dell’ascoltatore. Inoltre, la buona idea del finale viene lasciata svanire senza darle un guizzo, un colpo d’ala che la esaltasse.
Anche According to Darkness resta nelle canzoni promettenti, ma non riuscite. La potenza dei riff è nuovamente efficace e magnetica. Eppure il brano non riesce a lasciare il segno a causa di un ritornello fiacco, tirato un po’ per i capelli. Il finale, con cambio di velocità, nonostante esalti le doti compositive della band, non riesce a risollevare le sorti del brano.
Nelle ultime canzoni di Voici l’Homme i Darktribe entrano maggiormente in un’ottica Progressive del proprio sound.
The Hunger Theory si snoda attraverso un’intro molto lenta, atmosferica, delicata. Sicuramente risolleva la qualità del disco, dopo i colpi a vuoto dei brani precedenti. Si fatica a perdonare l’ingresso aggressivo di basso e batteria, totalmente fuori luogo, che rovina le atmosfere create dall’intro. Ma bisogna riconoscere che poi la canzone trova la sua strada e il suo sviluppo. Spiccano in positivo il magnifico ritornello aperto: assolutamente complimenti al vocalist per le doti vocali e per l’interpretazione. Probabilmente uno dei brani migliori dell’album.
La perfetta conclusione avviene con Symbolic Story. Il brano gioca su un’intro veloce e aggressiva, dando un’atmosfera concitata e coinvolgente per tutta la durata. Merito sicuramente di un ritornello accattivante, ma anche di un buon uso di elementi Progressive e Death, per un brano in cui si scapoccia tantissimo.
Alla fine dell’ascolto non si può non apprezzare la prova dei Dartktribe, nonostante qualche punto più debole.
Voici l’Homme è un album sicuramente molto interessante, ben realizzato, con una sua personalità. La selezione del sound e dell’immaginario sono perfettamente compatibili, raggiungendo un connubio perfetto. Le doti dei musicisti del resto non si discutono, così come la loro capacità compositiva. Il risultato è un bel disco Prog-Power che mantiene una sua peculiarità e tratti riconoscibili in un genere quasi saturo. Un risultato tutt’altro che scontato per il quale meritano il nostro plauso. Bravo!
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