Infinite possibilità per esseri finiti è il nuovo album del cantautore napoletano ma romano d’adozione Giovanni Truppi. Il disco è prodotto da Marco Buccelli e Niccolò Contessa e arriva a quattro anni dal precedente LP Poesia e civiltà.
Lo stesso Giovanni Truppi definisce questo disco un’equazione filosofica la cui soluzione è semplicemente la vita. Nelle nuove canzoni che arrivano a un anno di distanza da Tutto l’universo, il brano in cui Truppi ha riassunto i suoi precedenti dieci anni di musica, questo disco porta più avanti le sue riflessioni musicali che già da Poesia e Civiltà avevano allontanato la linea dell’orizzonte.
In questo disco, grazie anche all’intervento di Niccolò Contessa le liriche che hanno sempre contraddistinto la metrica involontaria di Truppi incontrano una produzione capace di portare le canzoni ad un pubblico più grande. Vestite di colori e atmosfere elettropop le canzoni di Giovanni Truppi si muovono in un caleidoscopio non solo emozionale, ma soprattutto di colori in grado di restituire tutta la scala di comportamenti dell’uomo.
La facilità di essere semplice di Giovanni Truppi lo ha da sempre reso uno degli autori migliori della sua generazione, il realismo estremo che degrada nella poesia è in grado di rendere la sua musica un’esperienza totalmente diversa dalla gran parte delle produzioni a lui contemporanee. Diciotto tracce che spaziano dal rock e dai rimandi alla tradizione cantautorale italiana alla musica elettronica e ambient, da lampi impressionisti di solo pianoforte fino alla rivisitazione, autorizzata personalmente dai fratelli Brian e Roger Eno, del loro brano strumentale Blonde.
Anticipato dalle canzoni Alcune considerazioni, Le persone e le cose, La felicità e Moondrone, il nuovo album è stato una sorta di viaggio anche multimediale in cui Giovanni Truppi ha instaurato un continuo dialogo con i suoi fan attraverso i suoi canali social, un sito (www.infinitepossibilita.com) ed un canale telegram in cui lo stesso Truppi ha parlato del suo lavoro in itinere.
Un modo per abbattere la distanza che separa l’artista da chi lo segue e per spiegare a modo proprio il mondo attorno al disco. Questo processo è culminato in una serie di concerti dal vivo in cui Truppi ha eseguito per intero il suo album ancora inedito e in una performance artistica nel foyer del MAMbo, museo di Bologna, in cui un quadrato capeggiato dal titolo del disco, all’interno del quale il pubblico ha poi disegnato, scritto e contribuito alla creazione dell’immagine finale dell’album.
Al contempo questo disco è anche tremendamente ancorato alla realtà, i brani ci prendono e ci portano in un viaggio da Centocelle a Bologna. In mezzo la vox populi dei quartieri, delle strade e dei vicoli. Giovanni Truppi è sempre stato questo, un osservatore di microcosmi elevati a universi. Le sue canzoni sembrano comporsi di asfalto e smog, di cani che si accoppiano e di saldi al centro commerciale, questa materia si impasta con i suoi pensieri e diventa altro. Un’utopia musicale dal volto familiare ma dagli orizzonti sconfinati.
La nascita e la morte sono gli estremi opposti di un percorso in cui ogni giorno è una possibilità diversa per essere finiti. Dalla presa di coscienza della nostra condizione umana nasce un album che intreccia generi diversi ed una produzione che conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la grandezza compositiva di Giovanni Truppi.
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