Ieri, venerdì 8 aprile, il PalaPartenope di Napoli ha ospitato la tappa campana dello “Spring tour 22” di Frah Quintale.
La serata ha inizio con l’opening act a cura di SPZ, artista di casa Undamento, che comincia a riscaldare l’ambiente esibendosi in trio in un live molto piacevole. Si spengono le luci ed è il turno di Frah e della sua amatissima “8 miliardi di persone”. Susseguono, quindi, tracce estratte da tutti i suoi dischi. Un concerto molto variegato che alterna le varie anime del cantautore bresciano. Spiccano su tutti brani come “Cratere“, “Buio di Giorno” e la meravigliosa “Gravità“.
La performance è, come sempre, egregia sotto il profilo vocale; Quintale si riconferma uno dei più talentuosi cantanti dell’indie italiano e sopratutto uno dei pochi a saper davvero utilizzare l’autotune (in determinati specifici brani e solo quando necessario). È davvero un piacere vedere, per una volta tanto, questa tecnologia usata in funzione di “effetto” e non per “necessità”.
Dopo anni dove il catanutore si esibiva on stage solo con Ceri, il mitico produttore anche di Franco126, è stato molto bello vederlo adesso con una band (quasi) completa. Il live set funziona, unica pecca una “Amarena” dove le sequenze e la band non erano amalgamate quanto avrebbero dovuto. Il che ha reso uno dei suoi pezzi migliori il meno riuscito e performante dal vivo. Un’amarena che però lascia un po’ l’amaro in bocca. Unica pecca di un concerto con tutti i crismi.
Ad ogni modo, bellissimo vedere tutti in piedi dall’inizio alla fine senza sedie e distanziamento, a tratti quasi surreale dopo questi due anni. Col passare degli anni e dopo averlo visto live svariate volte, mi tocca constatare che l’età media del pubblico di Frah Quintale si è abbassata vertiginosamente.
Nel pubblico, infatti, quasi solo giovanissimi e genitori. Una platea fin troppo ferma e statica ma, nonostante ciò, molto calorosa e affezionata che canta dalla prima all’ultima, tutte le canzoni di Frah a memoria; urlandole tra l’altro così tanto da oscurare addirittura il suono degli altoparlanti in più occasioni; bellissima sensazione di “Calcuttiana” memoria.
Non so di preciso quanti fossero ma per quanto forte cantavano sembravano realmente “8 miliardi di persone”.
Live report a cura di Stefano Crispino
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