Astratte – Donne e astrazione in Italia 1930-2000

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In copertina: Astrazione linea 2, Bice Lazzari (licenzia Wikimedia commons)

Astratte – Donne e Astrazione in Italia (1930-2000) è una mostra che si tiene attualmente (aprile, 2022) a Como, presso Villa Olmi e Pinacoteca, curata da Elena di Raddo.

Alla domanda qual è il vostro artista preferito, la risposta, nella buona parte dei casi, sarà quella di pensare ad una artista uomo, questo perché la storia dell’arte in genere è stata una storia sostanzialmente al maschile. Nonostante la contemporaneità con gli scritti di Carla Lonzi e abbia portato con sé la riscoperta del lavoro di artiste donne su diversi piani, le poche donne coinvolte erano in gran parte legate, come mogli o figlie, agli artisti uomini e nonostante il grande impegno in privato. Solo negli ultimi vent’anni si sono infatti espanse gli studi di genere dei mondi dell’arte ch ha contribuito ad una critica radicale alla narrazione moderna, come luogo in cui le artiste sono state appunto ignorate o emarginate. Ancora oggi si fa fatica a scrollarsi di dosso il peso patriarcale dalle spalle, si pensi alla rassegna sessista a cura di Michela Murgia (che potete trovare sul suo profilo Instagram https://www.instagram.com/michimurgia/)

Tuttavia è stata una piacevole sorpresa scoprire sulla ridente costa del lago di Como la mostra ASTRATTE inaugurata il 19 marzo 2022 dedicata alle donne che si sono occupate di astrazione nell’ultimo secolo.

Solitamente alle donne è stato dedicato un posto nelle mostre più orientate al tema femminista e raramente venivano valorizzate negli eventi pubblici. Si dovrà attendere gli anni Settanta per vedere finalmente riconosciuto il lavoro delle donne, in particolar modo grazie alla critica d’arte Lea Vergine  e il suo testo L’altra metà dell’avanguardia che portò per la prima volta alla luce le donne che erano state fino a quel momento del tutto dimenticate dalla storia dell’arte.

È infatti di una storia dell’arte parallela che si tratta, artiste che volevano misurarsi con gli stessi temi trattati dai colleghi uomini, pensando all’opera d’arte femminista come troppo ghettizzante, incasellante in uno scompartimento stagno. Tra i grandi nomi in mostra la comasca Carla Badiali, Maria Lai, Regina e Irma Blank e tante altre.

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Natalie Du Pasquier, fonte

La mostra di Astratte prende dunque in considerazione alcuni grandi temi: segno, geometria, concetto, materia, corpo, spazio declinandosi nelle tendenze comprese tra astrazione geometrica, informale, pittura analitica, astrazione post-pittorica e arte programmata.

Fatta questa breve premessa, è chiaro come sia facile cadere nel borioso e didascalico lavoro. Partendo dal fatto che dal cortocircuito innescato dall’arte contemporanea in cui il figurativo non ha più la preponderanza, l’arte non è più autocelebrativa ma attinge da questioni scientifiche, filosofiche sociali etc, per un pubblico di non esperti in materia potrebbe apparire respingente.

L’arte contemporanea infatti per la sua natura astratta necessita di una spiegazione, intenzione presa troppo alla lettera dai curatori della mostra. Si perché la mostra in sé estremamente interessante, appare troppo lunga se si dovessero sentire tutte le spiegazioni inserite nell’audioguida

Nonostante l’intenzione generale sia nobile, la mostra presenta diverse criticità: molte sono le opere esposte, diverse tra loro e questo può causare confusione nel pubblico medio; in questi casi infatti è utile l’utilizzo di un audioguida che accompagna l’osservatore nel viaggio astratto nella splendida Villa Olmo. Tuttavia nonostante l’audioguida sia scaricabile gratuitamente, le spiegazioni appaiono piene di tecnicismi e piatte. La voce che ci accompagna in questo viaggio è un’entità quasi elettronica, monotonale, sarebbe stato più opportuno l’uso di una sonorità più avvolgente che attraverso spiegazioni e dettagli curiosi ci avrebbe portato alla (ri)scoperta di queste straordinarie artiste.

In ogni sezione della mostra è presente un piccolo pannello esplicativo, tuttavia non è abbastanza per comprendere la complessità della parte trattata. L’apparato scritto è di una brevità sconvolgente che non sempre è buona cosa; in poche righe infatti sono inserite una varietà di informazioni difficili da acquisire con la mole di immagini dalla quale si è circondati.

Un’altra pecca della mostra è l’assenza delle sedute, indispensabili per una mostra di così grandi dimensioni. Se l’intenzione era quella di andare a vedere la mostra con la nonna un pochino affaticata, non è questo il caso.

Se quindi l’intenzione della mostra era quello di valorizzare le artiste dimenticate da una storia dell’arte di impronta patriarcale, il risultato è una mostra respingente che resta per le addette ai lavori, storiche dell’arte afferenti alla sfera femminista  e che si interessano a dare uno sguardo ad un passato artistico narrato torbidamente. Nonostante tutte le problematiche la mostra ha una selezione strepitosa delle opere nella location straordinaria di Villa Olmi riesce a mantenere un prezzo popolare di solo 7 euro.

Il nostro consiglio è di non perdersi Astratte, a Como, perché è una grande occasione di crescita e di studio, ma di armarsi di pazienza. Un gran peccato che sia stato tutto rovinato da un mediocre apparato comunicativo.

Martina Trocano
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