Il nuovo album dei Moonlight Haze – Animus

| | ,

I Moonlight Haze si cimentano nella loro terza pubblicazione.

Dopo meno di due anni dalla seconda uscita Lunaris e appena tre dall’esordio De Rerum Natura, il quintetto italiano realizza Animus. La prolificità produttiva dei Moonlight Haze ormai è assodata ed è presumibile supporre che, non ci fosse stata la pandemia a bloccare tutto, avremmo ascoltato questo album già sei mesi fa.

Il brillante esordio nel 2019 ci ha fatto apprezzare una band consapevole delle proprie armi e pronta a sfoderarle tutte. La seconda uscita, nel 2020, ci aveva lasciati con un po’ di amaro in bocca, dandoci l’impressione di una band un po’ seduta nella propria comfort zone. Con questa terza pubblicazione assistiamo invece a dei notevoli passi avanti.

Moonlight Haze, Animus
Moonlight Haze. Animus
Animus è un disco di rapido ascolto, le 11 tracce che lo compongono hanno una durata media compresa tra i 3 e i 4 minuti.

Al contrario delle opere precedenti non ci sono canzoni impegnative o lunghe, rendendo l’album molto coeso e compatto nella sua formula. Ogni brano è un potenziale singolo dotato di una struttura sempre ben impostata sugli stessi cardini.

Difatti nessuna traccia presenta particolari caratteristiche strutturali che la differenzino dalle altre: non ci sono, ad esempio, un cambio di tempo o di velocità o grandi sezioni strumentali. Tutto è estremamente spinto e carico, mantenendo sempre alta l’attenzione dell’ascoltatore attraverso gli incalzanti ritmi e la forza di ogni singolo musicista. La bravura della band sta proprio nel rendere piacevole l’ascolto di un album impostato tutto sulla stessa linea.

Come ci sono riusciti? Beh, innanzitutto migliorando in partenza nel processo compositivo. Le canzoni si fanno ancora più coinvolgenti che in passato e bastano pochi ascolti perché si stampino nella nostra memoria.

La partenza dell’album è affidata al coro di The Nothing, che ci travolge subito con il suo impatto, trascinandoci in un mondo fantastico. A guidarci in questa terra di fantasia ci guida la magnifica voce di Chiara Tricarico, che si conferma una frontwoman dal grande carisma ed estremamente versatile.

Le frecce al suo arco sono numerose e lei ce le sfodera tutte. Con disinvoltura si muove leggiadra tra uno stile più Pop a uno più operistico, anche all’interno della stessa canzone (si ascoltino ad esempio It’s Insane o Kintsugi), fino ad appesantire la voce, rendendola più ruvida e rock (come in Midnight Haze).

Con un pizzico di incoscienza, Chiara tenta anche la via del growl nella titletrack, sebbene stavolta i risultati siano rivedibili. La consideriamo una prova di coraggio che magari in futuro potrà esprimere tutta la sua potenza in un contesto maggiormente adatto.

Il sostegno alla voce di Chiara poggia poi su solidi pilastri.

I riff dei due chitarristi Marco Falanga e Alberto Melinato sono più incisivi e caratteristici rispetto agli album precedenti: talvolta lenti e ricercati, talvolta rapidi ed essenziali, li ascoltiamo una volta e non li dimentichiamo più. Il loro è un lavoro spesso “sporco”, in quanto i soli sono piuttosto limitati e compattati all’interno dell’album, ma eseguiti con straordinaria perizia. E queste canzoni non funzionerebbero assolutamente allo stesso modo senza la forza delle chitarre.

Dal punto di vista bassistico, Alessandro Jacobi è più che un semplice supporto ritmico. Partiamo dal fatto che la scelta delle sue linee e la cura dei suoi suoni alzino la qualità media del prodotto come solo i grandi bassisti riescono a fare: ad esempio, la strofa della titletrack Animus è trascinata dalle sue note di un metallo grezzo e allo stesso tempo perfetto. Ma poi Alessandro si concede anche alcune divagazioni solistiche molto azzeccate che vanno ad impreziosire Animus, come nella già menzionata titletrack.

Proseguiamo con gli arrangiamenti, già uno dei punti di forza della band e che con questa uscita migliorano ulteriormente.

Difatti, le complesse e rapide linee di archi, eseguite magnificamente dal batterista e tastierista Giulio Capone, vengono nuovamente affiancate dai ricercati cordofoni dell’Estremo Oriente, con spunti decisamente suggestivi (come in The Thief And The Moon, Tonight o Midnight Haze). Il risultato ricorda un po’ il repertorio degli Epica, seppur con un approccio meno apocalittico e senza la pomposa magnificenza da grande orchestra sprigionata dalla band olandese. Il risultato finale del quintetto italiano si muove su contesti più vicini e “raggiungibili”, per quanto intrisi di un mood che potremmo definire fantasy.

La crescita dei Moonlight Haze con Animus si avverte anche nel songwriting.

I testi delle canzoni si muovono tutti su atmosfere realistiche e contemporanee, raccontando le paure, le disillusioni, la rabbia e il dolore provati all’interno della società. La fonte di queste emozioni è esplicitamente pronunciata nel brano conclusivo Horror & Thunder: il 2020, l’anno in cui è scoppiata la pandemia di Covid e in cui abbiamo pensato che il mondo stesse giungendo alla fine. Ecco quindi che le canzoni, che ci conducono con le loro note e i loro strumenti in mondi lontani e fantastici in realtà, ci parlano nientemeno che della nostra quotidianità. La forza delle liriche è piuttosto coinvolgente, con risultati di gran lunga superiori al precedente album Lunaris.

Tirando le somme, si sente chiaramente in Animus un ulteriore step di crescita per la band.

Le precedenti uscite avevano già attirato più di qualche attenzione ed è chiaro che adesso si comincia a volare. I Moonlight Haze hanno tutte le carte in regola per fare grandi cose: un sound compatto e robusto, arrangiamenti finissimi e ricercati, una vocalist versatile e carismatica e una band di solidi interpreti a supportarla.

A voler cercare il cosiddetto pelo nell’uovo, si può dire che il quintetto ancora non ha compiuto quel grande salto che da loro ci si aspetta. Animus è un signor album, ma i Moonlight Haze possono fare ancora di più e con pochissimo sforzo, senza dubbio. Si sente che il passo potrebbe essere molto più lungo, ma si è preferito non andare troppo oltre. Non è da escludere che la band si stia trattenendo un po’, proprio per rilasciare un po’ alla volta colpi e uscite discografiche sempre più imponenti e importanti.

Accogliamo quindi a braccia aperte Animus e andiamo a sostenere nei nuovi live imminenti i Moonlight Haze, perché con loro si volerà veramente molto in alto!

Daniele Carlo
Previous

The Batman: una noiosa notte a Gotham City [Recensione]

Cary Grant | L’eleganza dalla commedia al thriller

Next
Wordpress Social Share Plugin powered by Ultimatelysocial