Uscito il 19 novembre 2021, 30 è il nuovo ed intenso album di Adele. La quarta fatica discografica dell’artista britannica è sontuosa e inaspettata, le sonorità sono raffinate e ricercate, i testi accurati e urgenti.
30 è il più intenso, coraggioso, esplicativo, vulnerabile, audace, diretto, sviscerato e bello tra gli album di Adele. È un’autoanalisi di questi sei lunghissimi anni da quando si è messa in “pausa”. Ha condiviso il dolore, le imperfezioni, le insicurezze, la cicatrizzazione delle ferite ed infine ci ha aperto le porte alla sua rinascita.
No, non è un album sul suo divorzio. Easy on me ci aveva portati su una falsa pista. Con una voce struggente, un pianoforte malinconico e una fervida richiesta di comprensione, il primo singolo dell’artista britannica, a sei anni dal suo ultimo (capo)lavoro 26, ha tutte le caratteristiche della classica e struggente ballata “adeliana”, ma la tracklist di 30 non è solo pianoforte e voce.
La disperazione romantica è diventata il suo marchio di fabbrica globale, soprattutto dal momento in cui ha interrotto i Brit Awards 2011 con la sua performance in lacrime di Someone Like You. Ma Adele non è solo malinconia e cuori infranti. Easy on me è stata una sorta di chiusura del cerchio di quanto successo nella sua vita sentimentale in questi anni, un punto per “cancellare” e ripartire.
In 30 troviamo una Adele più matura e intenta nel cerca di scavare a fondo e trovare la sua identità al di fuori delle relazioni personali. È una sorta di racconto tra prima e dopo il divorzio, in cui spuntano fuori una serie corroborante di scelte musicali imprevedibili, ma riuscitissime.
L’album si apre con la meravigliosa e classicheggiante Strangers by nature, con sonorità travolgenti che richiamano il vintage della Disney, un’atmosfera dettata dagli archi che ricorda artiste del calibro di Judy Garland e Gene Kelly. My little love è una dedica d’amore rivolta al figlio di nove anni Angelo, un brano in cui si mostra emotivamente nuda; il ritmo jazz della Golden Age si sposa con le sonorità più contemporanei.
Cry your heart out è un pezzo forte con testi incisivi scritti dalla stessa Adele insieme al produttore discografico Greg Kurstin. La canzone più allegra dell’albume è Oh my god, ritornello che ti entra in testa all’istante. Can I get it è tra i brani di spicco dell’intero album, un pop acustico interpretato egregiamente.
Influence gospel in I drink wine dove Adele ridisegna e ricalca lo stile di Elton John fino ad esplodere con dei veri e propri fuochi d’artificio vocali. All Night Parking è una storia d’amore inebriante e sognante, cantata su un’improvvisazione al pianoforte del compianto musicista jazz Erroll Garner. Woman like me presenta una melodia adeliana a tutti gli effetti, in cui offre una sequenza di pensieri con incredibile finezza e maestria.
Con voce e piano ci presenta Hold on, un brano doloroso che tende le mani alla solitudine; esce fuori tutta la poetica lirica di Adele. To be loved offre un’interpretazione magistrale di Adele, dove sul finale accende la sua voce in un acuto da brividi che ricorda l’epicità di Whitney Houston; il mio brano preferito in assoluto. Love is a game è il brano più lungo dell’album, quasi sette minuti si somma potenza, dove il soul alla Amy Winehouse incrocia la voce inebriante di Adele.
Da anni la musica è un prodotto dell’esperienza umana e questo Adele l’ha capito benissimo. In 30 però non solo ha affinato la sua scrittura, ma ha spinto sulla voce, facendola diventare più nuda e cruda. È uscita dalla sua comfort zone e ha iniziato a lavorare con composizioni più impegnative. Il romantico passato ha abbracciato il presente più maturo, aprendosi di più alle sonorità jazz e soul ma senza abbandonare il cantautorato pop degli anni ’70 di 25.
Nelle 12 tracce offre una delle sue esibizioni vocali più ambiziose ed impegnate di sempre. In 30, Adele si apre sinceramente sulla propria vita e sui conflitti interni del decennio degli anni trenta, che è un periodo decisivo nella vita di ogni donna. Mette in luce una serie di emozioni – tristezza, solitudine, dolore, rabbia, speranza – sviscerandole e giocando costantemente con le sue sensazioni di donna, madre e professionista.
In 30 c’è tutto: il soul degli anni Sessanta, i cenni alle colonne sonore della Hollywood della Golden Age e le immancabili ballate melodrammatiche. Una album meravigliosamente imprevedibile.
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