Black Sabbath-Paranoid (50th Anniversary) [Recensione]

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Per celebrare il 50esimo anniversario di Paranoid i Black Sabbath hanno deciso di far uscire un’edizione speciale che, oltre a contenere l’album completo rimasterizzato, contiene due live, con versione live delle canzoni in qualità migliore dei bootleg con cui circolavano.

Era il 1970 quando i Black Sabbath pubblicarono il loro, omonimo, album, con cui sfondarono, più o meno, tutto, ma in realtà si stavano preparando a quello che sarebbe stato “Paranoid” che uscì nello stesso anno. Ecco, con quell’album il mondo conobbe Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward, quattro Musicisti che fecero conoscere il metal ad un modo che, fino a quel momento, era stato abituato al “rock”.

A quel punto il mondo musicale “cambiò”, i Black Sabbath cominciarono a segnare la “carriera musicale” di tanti musicisti, di cui, alcuni, formarono le band che hanno e fanno tutt’ora la storia del metal. Il 50esimo anniversario di Paranoid è importante, non solo per quello che successe nel mondo quando uscì, ma anche per tutto quello che ha creato, dalle band ai tanti sottogeneri. In questa remastered sono contenuti anche dei live, ed anche in questo caso i Black Sabbath si sono sempre resi “leggenda”

Black Sabbath

Bastarono otto tracce per far si che i Black Sabbath, con il loro Paranoid, spaccassero il mondo della musica.

In Paranoid sono tante le tracce che fecero la storia dei Black Sabbath e del metal in generale. Su otto tracce, quattro sono entrate nelle storia: “War Pigs/Luke’s Wall”, “Paranoid”, “Planet Caravan” e “Iron Man”, quattro “semplici” tracce, con cui cambiò il mondo. Ho sempre pensato che Ozzy & Co fossero dei pazzi furiosi, ovviamente in positivo, e questo album ne fu ed è ancora la dimostrazione di quella pazzia, in tutto, nel “creare, più o meno, un nuovo genere, del far uscire due album capolavori nello stesso anno e di decidere, con molta sicurezza, che era ora di cambiare le carte in tavola.

Ma per cambiare tutto non bastava solo “inventare” un genere, si dovevano reinventare anche i live, ed i Black Sabbath, ovviamente, pensarono anche a questo, e fecero conoscere il “concerto metal” ad un pubblico che, fino a quel momento, era abituato a concerti ben diversi. Sentendo le registrazioni live presenti nella raccolta ho cercato di immedesimarmi in un ragazzo che andava a vedere i Ozzy & Co per la prima volta, che andava ad un “concerto metal” per la prima volta.

Immaginarsi di trovarsi in mezzo a gente, probabilmente, messe come me, che andavano a quel concerto senza sapere cosa avrebbero inventato i Black Sabbath, di trovarsi davanti ad un palco “nascosto” da una luce nera in cui si intravedevano quei quattro capelloni che muovevano la testa a ritmo, con delle grosse croci al collo, ed io lì fermo, ad ascoltare, live “N.I.B.”, senza sapere come muovermi, ma rimanendo affascinato da quello che era metal.

Ora i Black Sabbath sono un “ricordo”, ognuno ha preso la sua strada, ma in una scena musicale che si evolve sempre e sempre in fretta Paranoid è la resistenza.

Infondo quando si parla di Black Sabbath, “Paranoid” o “Iron Man” sono le prime canzoni che vengono in mente, sono quelle canzoni che troverai sempre tra le tendenze di YouTube o in molte playlist di Spotiy. Probabilmente il fatto che Paranoid sia tutt’ora ricordato è un segno, anzi, un riconoscimento, un riconoscimento per aver inventato qualcosa di grande a cui tutti devono qualcosa. La resistenza di chi è vissuto in un momento in cui si passava la carriera ad inventare, di chi, poi, ha fatto sì che venisse creato altro.

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Marco Mancinelli
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