Earthling segna il ritorno di Eddie Vedder in veste solista a distanza di undici anni dal primo album Ukulele Song che aveva seguito la fortunata colonna sonora di Into The Wild del 2007. Il disco è stato prodotto da Andrew Watt noto per aver collaborato con una folta schiera di artisti che vanno da Dua Lipa ad Ozzy Osburne.
Inutile dire che quando si parla di Vedder, ovvero di una delle voci sacre del rock n roll, le aspettative sono altissime. Il timbro del leader dei Pearl Jam è forse uno dei più evocativi della storia del grunge e non solo. Earthling in questo senso non delude. I brani che lo compongono restituiscono quasi tutte le sfumature della personalità di Vedder. Da Mrs Mills a Power of Right, passando per Invincible e Brother the Cloud si ha l’impressione che Eddie Vedder stia compiendo un percorso alla ricerca della sua dimensione personale ed artistica. I’ll find you inthe dark direbbe lui stesso in una canzone del disco.
Long Way si direbbe, come una delle sue canzoni. Earthling si muove tra le due anime del frontman dei Paerl Jam, infatti riproduce in parte il sound della band di Seattle ma riesce a mettere in evidenza anche l’aspetto di singolarità dell’artista Vedder, quello per intenderci dei tour con Glen Hansard e dei duetti con le più disparate voci del panorama musicale internazionale.
Nulla di nuovo sotto il sole, e forse un album che non rivoluzionerà la carriera di Vedder né tantomeno la musica, ma un disco, che ad ascoltarlo non stanca. Un album come quasi tutti quelli a cui Vedder a preso parte, che appare onesto e che giunge in una fase storica in cui un disco è il primo passo per tornare a calcare i palchi e ad assaporare la dimensione live, vero e proprio superpotere di Vedder in qualità di solista e frontman dei Pearl Jam.
Gli Earthlings sono composti dal batterista Chad Smith, il tastierista/chitarrista/cantante Josh Klinghoffer, il bassista Chris Chaney, il chitarrista/cantante Glen Hansard e il chitarrista Andrew Watt, una sorta di super band con dei nomi che da soli riempirebbero i club. In questo ensamble va ricercato lo spirito di un album che è un punto importante nella storia di un artista che non deve dimostrare più nulla, ma che comunque non si arrocca nella posa da santone ma continua a mettersi in gioco con molta onestà e senza posizione preconfezionate, motivo per il quale sotto i palchi di Eddie Vedder ci saranno sempre schiere di fan pronte a seguirlo ovunque.
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