Fulminacci – Tante Care Cose [Recensione]

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Fuori stanotte “Tante Care Cose”, il nuovo album di Fulminacci, anticipato dai singoli “Canguro”, “Un fatto tuo personale” e la sanremese “Santa Marinella”.

Mai titolo fu più azzeccato: “Tante Care Cose” è il secondo attesissimo album in studio di Filippo Uttinacci, in arte Fulminacci, pubblicato dalla label indipendente Maciste Dischi, distribuito da Artist First e prodotto da Federico Nardelli e Giordano Colombo.

Il secondo album è sempre il più difficile“, in particolar modo se hai poco più di vent’anni e devi bissare il successo di un disco d’esordio come “La Vita Veramente“, con il quale il giovane cantautore romano si è aggiudicato meritatamente la Targa Tenco per la Migliore Opera Prima.

Ma Fulminacci si è difeso alla grande, confermandosi uno degli artisti più sperimentali all’interno della nuova scena italiana, riuscendo nella quasi proibitiva operazione di far convivere un’infinità di generi musicali.

Filippo ci fa viaggiare dal cantautorato tradizionale di “Santa Marinella” e “Le biciclette“, al pop più scanzonato di “Miss Mondo Africa” e “Tattica“, passando per l’elettronica “La grande bugia” e la rockeggiante “Forte la banda“.

E poco importa se a Sanremo non sia andato oltre il sedicesimo posto, l’enfant prodige non ha alcuna intenzione di puntare al successo commerciale, ma compone musica per il gusto di farlo, liberamente e senza freni inibitori.

“Tante Care Cose” track by track

Meglio di così
Ad alzare il sipario sul disco è un brano che racconta la piacevole atmosfera delle serate di fine estate (“non so se era settembre, agosto o giù di lì”), Filippo si gode le ultime battute della sua vacanza prima che ricominci tutto. Situazione che rimanda un po’ alla spensieratezza de “La soglia dell’attenzione“.

Santa Marinella
Voglio solamente diventare deficiente e farmi male“, frase emblematica di un pezzo che suona benissimo, grazie a un giro di accordi che strizza l’occhio ai Beatles e in particolare a Paul McCartney: ti entra subito in testa e non ne esce più. Il testo, invece, richiama a due mostri sacri come Lucio Dalla e Francesco De Gregori.

Miss Mondo Africa
Signori, che sound! Arrangiamento spaziale per quello che probabilmente sarà il prossimo singolo estratto dal disco e Jovanotti rappresenta certamente uno dei tanti punti di riferimento per Fulminacci. E poi provate a non cantare a squarciagola “Africano bianco, bello abbronzato, miss mondo Africa, playboy Africa”.

La grande bugia
La quarta traccia è la più elettronica del disco, scritta durante il lockdown: drum machine e una melodia realizzata con il sintetizzatore che rimane impressa sin dal primissimo ascolto.

Un fatto tuo personale
Nata dalla collaborazione con Frenetik&Orang3 e ispirata al documentario “Comizi d’amore” di Pier Paolo Pasolini, la canzone parla del disorientamento della sua (e anche mia) generazione. “Scusate ho bisogno di dire quello che penso” is the new “Io canto la mia opinione così che si diffonda“.

Tattica
E’ qui la festa! Brano da ballare dalla prima all’ultima nota, ritmo sostenuto per uno degli episodi più divertenti del disco, un vero e proprio tormentone un po’ come lo era stato “Tommaso” nell’album predecessore. Fulminacci è il degno erede di Daniele Silvestri?

Canguro
Primo singolo pubblicato in anteprima come antipasto del disco, “parla dei pensieri intrusivi, del lato oscuro di tutti noi, di quando ci sentiamo dei mostri pur non avendo mai fatto paura a nessuno“.

Forte la banda
Ma la musica pop la puoi fare soltanto se c’hai delle idee“, quanto è vero! Canzone manifesto: testo più significativo dell’album accompagnato da un arrangiamento a metà tra “Bennie and the jets” di Elton John e “Giovane stupida” di Cesare Cremonini: ma del resto a Filippo “piace la musica, quella dei grandi e dopotutto può essere un atto d’amore rubargli le idee“.

Giovane da un po’
La penultima traccia è la più nostalgica del disco e consiste in una sorta di “lettera a una persona più grande“. Un viaggio a ritroso nel tempo fino ad arrivare agli indimenticabili anni Sessanta attraverso sonorità vintage tipiche di quello spensierato periodo storico.

Le biciclette
La ciliegina sulla torta, il capolavoro che chiude il cerchio, un po’ come aveva rappresentato “Una sera” per l’album precedente. Arrangiamento acustico, voce e piano, per il suo pezzo più autobiografico di sempre. Qui Fulminacci si è davvero superato…tanto di cappello!

Lorenzo Scuotto
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