Il nuovo album dei Godspeed You! Black Emperor: G_d’s Pee AT STATE’S END! è un inno nichilista alla distruzione del mondo ad opera del neoliberismo.
Sebbene la band sia ormai lontana dallo stile dei loro primi lavori, il nuovo album, diviso in due movimenti, mostra una carica emotiva enorme ed una composizione fresca e coinvolgente… ma soltanto nella seconda metà. G_d’s Pee AT STATE’S END! imposta subito il tema dell’album con l’intro: “Military Alphabet” ha molti elementi di drone rock, si sentono suoni elettronici quali interferenze elettriche, allarmi, suoni di guerra in sottofondo con tanto di voci radiofoniche di comunicazioni militari. Da tutto questa cacofonia ad un certo punto esce una melodia sempre molto distorta e lamentosa di chitarra sovrapposta a degli archi. I Godspeed You! Black Emperor vogliono mostrarci un mondo estremamente danneggiato che però produce ancora una melodia, ancora funziona.
Fin qui per G_d’s Pee AT STATE’S END! tutto bene se non fosse che gli altri due pezzi che compongono il primo movimento (“Job’s Lament” e “First of The Last Glaciers”) non riescono a continuare questo tema, nel primo pezzo i Godspeed You! Black Emperor si concentrano praticamente su un’unica cellula ritmica e melodica che dovrebbe fungere da trampolino per il brano successivo, dovrebbe quindi portare l’intensità della musica ad un livello epico. Purtroppo non riesce nell’impresa, soltanto l’ultimissima sezione del pezzo, quando agli strumenti elettrici si aggiungono gli archi ci riesce, ma si parla di un pezzo di otto minuti e mezzo, un tantino ridondante.
Siamo arrivati a “First of The Last Glaciers”, quì i Godspeed You! Black Emperor ci regalano una bellissima ballata strumentale alla anni 70’, rilassata, gloriosa, liberatoria…ma cosa c’entra con quello che abbiamo sentito fino ad adesso in G_d’s Pee AT STATE’S END!? Praticamente nulla. Non ci si può certo lamentare della qualità del pezzo ma è comunque una mancanza di coesione stilistica da parte della band.
La sperimentazione dei Godspeed You! Black Emperor
Dopo un intermezzo, si arriva al secondo movimento e finalmente entra la sperimentazione vera e propria a cui i Godspeed You! Black Emperor avevano abituato il loro pubblico fin dal 97’ Con F♯ A♯ ∞. Il brano “Fire At Static Valley” è un connubio perfetto tra la band ed una sezione di archi e voce. La melodia semplice, la lentezza del pezzo, creano un’atmosfera di angoscia e rovina unite alla consapevolezza di star avanzando senza sosta verso una lenta, inesorabile distruzione, sembra uscito dalla colonna sonora di Dark Souls III. È di sicuro il brano più bello di G_d’s Pee AT STATE’S END!.
L’angoscia e disperazione continua con “GOVERNMENT CAME”, il passo successivo. Un brano molto lungo, costruito su una melodia fatta dagli archi ed il coro, qui sono i i Godspeed You! Black Emperor che si adattano a loro e non il contrario. Una scelta azzardata, sperimentale ma vincente e da brividi. Il brano ha tutto un inzio sommesso, quasi timido, un primo climax di tristezza, poi un piccolo cambio di passo ed una nuova salita verso un secondo climax, questa volta più deciso, determinato. In G_d’s Pee AT STATE’S END! non c’è solo la tristezza ma anche un invito a scagliarsi, protestare contro la rovina che stiamo subendo.
La lotta continua e forse c’è anche la speranza, perché nel brano successivo: “Cliffs Gaze” l’atmosfera di G_d’s Pee AT STATE’S END! si fa da pesante e disperata a gloriosa e speranzosa. Ritorna ancora verso la fine del pezzo un’atmosfera da battaglia, con un ritmo di batteria incessante, ma è come se i Godspeed You! Black Emperor ci vogliano mostrare la via della vittoria. Il brano è ottimo per una conclusione ed effettivamente è l’ultimo del secondo movimento ma l’album non finisce qui.
“OUR SIDE HAS TO WIN” è l’ultimo brano che riprende l’atmosfera drone rock dell’intro come a cercare una conclusione circolare di G_d’s Pee AT STATE’S END!. Una conclusione sobria per un buon album che avrebbe potuto dare anche di più se i Godspeed You! Black Emperor si fossero incentrati di più sul tema sviscerato nella seconda parte. Si tratta comunque di un ottimo lavoro con dei brani che colgono nel segno ed un suono molto ben costruito, abbastanza da distrarre l’ascoltatore dal titolo intenzionalmente ridicolo.
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