“The Unlocked Songs” dei Trick or Treat: laugh ‘n roll

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Siamo nei primi anni Duemila e, nella Modena dei Nomadi, nascono i Trick or Treat come tributo ai teutonici Helloween.

Scopo della band? Portare tutto il power metal più tecnico ed il divertimento più sfrenato e scanzonato sul palco e nei videoclip che seguiranno, ne è un buon esempio “Loser Song”, andando poi a condividere il palco con altri stimati colleghi nel corso dei tour.

Naturalmente non sono poi mancate le citazioni a quei cartoni animati di qualche anno fa, i trentenni come me se li ricordano benissimo, le cui sigle sono state coverizzate assieme a band come Elvenking e Labyrinth giusto per dirne un paio. Non dimentichiamo poi la cover, in verità è la cover della cover visto che l’originale era di Robert Hazard, “Girl Just Want to Have Fun” di Cyndi Lauper.

Ad ogni modo, dopo alcuni cambi di formazione, i Trick or Treat sono oggi costituiti da Alle Conti (voce), Guido Benedetti (chitarra), Luca Venturelli (chitarra), Leone Villani Conti (basso) e Luca Setti (batteria) che, insieme, hanno tirato fuori dal cassetto un album di novità e vecchie glorie come “The Unlocked Songs”.

Come sarà? Beh, non ci resta dunque che metterlo sul piatto e scoprirlo insieme!

the unlocked songs trick or treat recensione

“Hungarian Hangover”: come partire con il botto? Ma è semplice! Con la formula brevettata Trick or Treat! Assalti sonori di puro power metal, scanzonato e “cazzaro” il giusto senza dimenticare i virtuosismi, con la voce di Conti (non Carlo, chiedo scusa) che sovrasta la tempesta elettrica di pura potenza.

Inoltre i cori sono davvero catchy ed irresistibili e fanno il loro lavoro mentre lo sweep picking dell’accoppiata Benedetti e Venturelli si fa sentire lungo le loro sei corde. Ah, avete poi notato il riferimento a Brahms? Sicuramente ne sarebbe fiero!

“Almost Gone”: lasciamo per un attimo la spensieratezza e la pura velocità di esecuzione per un pezzo dalle aperture più blues che poi scende verso una power ballad più intima e personale. Del resto, la band aveva già proposto una cosa del genere con l’eccezionale “Tears Against Your Smile” con Michael Kiske (tornato recentemente tra le file degli Helloween) come special guest al microfono.

Se poi avete ben chiara nella vostra mente un altro pezzo storico come “The Price” dei Twisted Sister allora siete già a cavallo! Anche qui cori di un certo livello, trascinanti e fautori di non pochi accendini alzati ai concerti (ovviamente quando si potrà tornare lì).

“I Cavalieri dello Zodiaco”: potevano mancare i cari vecchi cartoni anni Ottanta? Assolutamente no! Del resto lo testimonia un album come “Re – Animated” del 2018 e le avventure di Seya & Co non potevano certo mancare (anche perché erano già state protagoniste di un album precedente).

Cover dell’iconica prima sigla di quello che, nella terra del Sol Levante, è noto come “Saint Seya” e che vi farà tornare indietro agli anni in cui le loro armature splendenti s’infrangevano sotto i potentissimi colpi. Se poi vi ricordate la Saga delle Dodici Case allora capite bene di cosa sto parlando. Tutto questo mentre urlate Pugno di Pegasus o Colpo Segreto del Drago Nascente!

“Dragonborn – Skyrim”: direttamente dai file della cara vecchia Bethesda, della serie ricordate che non hanno fatto solo Fallout, arriva la cover di uno dei brani appartenenti ad un gioco ormai iconico come Skyrim.

Un titolo nel quale ci si perde per ore intere che viene celebrato degnamente con una cover davvero potente ed epica! Una cover che, visto lo stile della band modenese, richiama più alla mente gli scanzonatissimi Nanowar of Steel che i Rhapsody of Fire.

“Heavy Metal Bunga Bunga”: a proposito di “antichità” da svecchiare, un altro immancabile all’appello è Berlusconi (“cribbio!”). Edizione “rivista e aggiornata” di uno dei singoli più politici dei Trick or Treat, alzate il volume e date il via al vostro bunga bunga! Con moderazione ovviamente, non vorrete mica che arrivino le “toghe rosse” da voi?

“Scream”: tra i primi brani che io stesso abbia mai sentito dei Trick or Treat, ricordo che al videoclip pieno di zombie parteciparono anche alcuni miei amici, e cover della band horror punk dei Misfits. Anche qui il brano viene ripreso in mano e mandato ai mille all’ora con tutta la forza della nuova formazione!

“Human Drama (Down Into Pain)”: chitarre acustiche effettate con chorus e riverberi da ballad ed un’elettrica che, solitaria dietro le quinte, tesse il suo lamento con la barra del vibrato mentre la batteria prepara il terreno.

La calma dura poco, e lo preannunciano delle tastiere in stile videogioco a 8 bit, poiché la vena power metal non può essere messa a tacere per troppo tempo. Cambi di stile, da acustico ad elettrico, da solenne ad allegro e tanto altro ancora accompagnano dunque l’ascoltatore in questi otto minuti di estasi.

“Hampshire Landscapes”: blues in delay che lascia poi ad un power metal molto più roccioso e granitico il glorioso compito di far volare l’ascoltatore.

Tra assoli vorticosi e rullate senza pietà, soprattutto di tastiera che ricorderanno gli Stratovarius ed i Sonata Arctica dei tempi migliori, questo è il primo brano strumentale del disco. E, che dire se non davvero ben azzeccato?

“Sagittarius – Golden Arrow (Acoustic-Orchestral)”: prendetevi un momento per commemorare nella maniera più solenne, ed allo stesso tempo delicata, il sacrificio del prode Micene di Sagitter. Avete poi notato gli inserti che sembrano provenire direttamente dai western più ispirati del mitico Sergio Leone?

“Evil Needs Christmas Too” : se in qualche disco fa, anche il male ha bisogno di dolcetti, è altrettanto vero che, a volte, ha bisogno di un po’ di atmosfere natalizie tra una malefatta ed un piano malvagio. Risate e maestria tecnica sono assicurate, ascoltatela per credere!

“Arles Hall”: una risata malvagia e monumentali riff con armonici artificiali, e non è un pezzo dei Disturbed, scandiscono le note di questo secondo ed ultimo brano strumentale che fa riferimento al malvagio Gran Sacerdote (detto anche Gemini).

“Like Donanld Duck (demo 2004)”: della serie non solo anime, ecco la versione demo di quello che potremmo considerare un vero e proprio inno all’incazzosissimo Paperino. Quack!

“I’m Alive (live)”: chiusura in bellezza con la versione dal vivo di una cover dei mitici Helloween, nel periodo del meraviglioso “Keeper of the Seven Keys – Part I”. Potevano mancare i riferimenti alla storica band tedesca? No, anche perché i nostrani Trick or Treat hanno cominciato portando sul palco proprio i pezzi del gruppo di Amburgo!

In conclusione, che cosa si può dire dopo il primo ascolto di “The Unlocked Songs” dei nostrani Trick or Treat? Semplicemente che il disco ti prende, ti sbatte sulla sedia, ti mette addosso le cuffie, ti stappa una birra e ti fa passare un’oretta buona di power metal, allegria e momenti più introspettivi. Ascoltatevelo e poi premete “Repeat”, io lo sto già facendo!

Vanni Versini
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