Levitate dei VRSTY: il genre-blanding, quello fatto bene  [Recensione]

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Levitate è il nuovo album dei Vrsty, che si pronuncia Varsity, in uscita il 27 ottobre 2023 per Spinefarm.

Vengono da New York e il loro sound è pieno di influenze proprio come la Grande Mela. Impossibile definire il loro genere che riflette l’educazione di Joey Tyler, il leader, cresciuto a pane e R&B (con pop e musica spagnola a fare da salsa extra) e poi diventato sé stesso a pieno riuscendo a giocare con tutti questi stili. Tanto che i critici hanno parlato di una vera e propria ridefinizione del “genre-blending”.

Il loro quinto album, Levitate, uscirà il prossimo 27 ottobre su Spinefarm: noi l’abbiamo ascoltato in anteprima e vi assicuriamo che è la conferma perfetta dello straordinario talento di questa band quando si tratta di mescolare i generi tra loro.

Si apre con “Fuck Your Forever”, una canzone dal titolo che è tutto un programma e che immerge subito nel mood. Tra i brani forse è uno di quelli più vicini al sound pop: ascoltando tutto in ordine sembra quasi che l’album sveli i suoi sound più intensi a poco a poco, d’altronde per chi è abituato ad ascoltare le nuove uscite al mattino appena sveglio evitare il metal è un’ottima idea per cominciare la giornata con tranquillità.

virsy levitate recensione

Anche Back to back ha un sound orecchiabile e un testo leggero, mentre “No Chill” e “Black & Blue” cominciano ad introdurre le sfumature più energiche della band e a svelare testi più ragionati.

Il leitmotiv sembra essere quello di una relazione a tratti disfunzionale, ma che è difficile lasciarsi alle spalle. Se l’ascoltatore è subito immerso nel pieno della fase di rabbia già dal primo brano, con i pezzi centrali come “Wide Awake” e “The Plug” sembrano invece rivelarsi emozioni più complesse e contorte. “I’m wide awake, I’ll never be okay” canta Tyler nel bridge del quinto brano.

“Dangerous” descrive una scena un po’ inquietante che mette alla prova la capacità di sopravvivenza come metafora del farsi forte ed ergere un muro, quindi diventando pericolosi per chi ci circonda. Il brano successivo, “The Plug” apre invece uno spiraglio di luce raccontando un innamoramento: “Maybe this time you can stay”, canta Tyler, palesando di essere comunque troppo ferito per abbandonarsi alla speranza cieca.

La rabbia nei confronti dell’ex partner ritorna in “The Way It Is”, dove il cantante ritorna a pensare al trattamento subito e si augura che nessuno si ritrovi a provare quello che ha provato lui. La tristezza e lo sconforto sono invece le principali sensazioni che traspaiono all’ascolto di “Doomed”, che nel ritornello si abbandona completamente cantando:

“I’ve tried and tried but I can’t close my eyes and fall asleep when there’s clouds all over me, I know I’m doomed”.

Anche “Kill the Rich” riporta l’ascoltatore al disagio che il cantante prova nei confronti di sé stesso, ma in questo brano sono molto meglio descritti. Il testo di questo brano parla di problemi con l’aspetto fisico e di tensioni derivate dalle aspettative sociali, tematiche molto importanti da affrontare e ancora molto tabù soprattutto per gli uomini.

È interessante come Tyler e Andy Cizek (la feature voice) si occupino dell’argomento con le parole giuste, finalmente dando a molti la possibilità di avere un testo che li rappresenti. Le tematiche legate ad autostima e salute mentale sono infatti al cuore della band, che ha tra i suoi obiettivi quello di connettersi con chiunque si sente un outsider. Anche durante i live, non perdono occasione per cercare di far sentire tutto il pubblico come parte di una community, come se i problemi che ognuno ha fossero di tutti e da condividere.

“Glad You Came” riporta a sound un po’ più vicini al mondo dell’hip hop e della musica commerciale, con un testo che comunque non mira a risollevare gli animi. “Powerless” descrive le difficoltà del provare a riprendersi dopo la rottura, di nuovo andando in profondità nel parlare delle emozioni. Il brano è in collaborazione con Lexxe, una giovane cantante che si definisce “pop star disco witch” e dà il tocco finale al brano, che è infatti tra i più belli.

“Can You Love me?” apre – finalmente – una nuova scena, anche se non sembra essere più felice di quelle mostrate in precedenza. C’è infatti una terza persona, un nuovo partner dell’ex, che attenta all’equilibrio psicofisico del cantante. Uno dei brani più riusciti dell’album, “Can You Love Me?” è una sorta di “Kill Bill” (SZA) al maschile. Il penultimo brano, “The Feeling”, continua a parlare di questo triangolo infelice in cui il cantante viene richiamato per sostituirsi al nuovo partner quando questo si rivela deludente. Relazioni tossiche ne abbiamo?

Levitate si conclude infine con “Levitate”, il brano che dà il nome all’intero progetto. Qui il sound ritorna energico, intenso, metal. Dalle strofe orecchiabili (“Another trip to the rodeo, around and around and around you go”) si passa a un ritornello urlato: “Levitate”. È il brano migliore, riassunto di tutte le personalità dei VRSTY e a chiusura di questa relazione disfunzionale che va lasciata una volta per tutte da parte.
Giulia Scolari
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