From the Vault è l’ultimo album dei Metal Church, in uscita il 10 aprile per Reaper Enterteinment, una raccolta piuttosto atipica dei grandi classici della band e di alcuni inediti dell’era di Mike Howe.
- Metal Church (1984)
- The Dark (1986)
- Blessing In Disguise (1989)
- The Human Factor (1991)
- Hanging In The Balance (1993)
- Masterpeace (1999)
- The Weight Of The World (2004)
- A Light In The Dark (2006)
- This Present Wasteland (2008)
- Generation Nothing (2013)
- XI (2016)
- Damned If You Do (2018)
- From The Vault (2020)
Se dovessimo dare un suono all’ascesa barbarica di Attila (non quello ciarliero interpretato da Diego Abatantuono), non si potrebbe pensare a migliore colonna sonora di ‘Metal Church’ (A.D. 1984). Distruttivo! Un album di una ferocia (appunto barbarica) che segnò un solco profondo in quella primordiale era del metal americano, delineando a suon di martellate e cattiveria (sonora) inaudita quell’onda sonica che verrà battezzata US American Power. Suono che sarà raccolto e condiviso da altri fieri adepti quali Vicious Rumors, Armored Saint, Fifth Angel e Savatage, solo per citare i sodali più eroici. Ammirati anche dagli amici Metallica, che si faranno assistere dal chitarrista ritmico John Marshall per alcuni concerti quando James Hetfield si ruppe un braccio facendo skate.
Nel 2020, cos’è rimasto di quei Metal Church?
Solo il nome, oltre all’unico membro originale rimasto Kurdt Vanderhoof, che dopo aver fatto ruggire la sua chitarra sui primi cinque (impressionanti!) album, e mietuto teste di metallari sparsi sul pianeta, non è più stato in grado di reggere il confronto con cotanto passato. Dopo una serie di release incolori e senza nerbo, con ‘From The Vault’ gli odierni Metal Church si giocano la cartina di tornasole con una raccolta atipica, che raccoglie tracce nuove accanto a brani non ancora editi, più qualche rifacimento più o meno sensato.
La nota positiva è rappresentata dai nuovi pezzi, finalmente i nostri sembrano aver ritrovato l’abito a loro più adatto in termini di suono: potente e spacca ossa! Questi sono i Metal Church che vorremmo sempre apprezzare, coesi e deflagranti; anche il ripescaggio di ‘Conductor’ (riesumata da ‘Hanging In The Balance’) giova del restyling. Giudizio inverso per il recupero di ‘Fake Healer’ e ‘Badlands’, estratte dal poderoso ‘Blessing In Disguise’, rilette con arrangiamenti differenti rispetto alle versioni note che lasciano il tempo che trovano: apprezzabile l’ospitata di Todd La Torre (Queensryche) che si scambia il microfono con Mike Howe per ‘Fake Healer’.
Nella sezione dedicata alla cover, delle tre l’unica riletta con intensità (ottima la performance di Howe) è quella firmata dai Nazareth ‘Please Don’t Judas Me’, mentre ‘Black Betty’ e ‘Green Eyed Lady’ non dicono più di tanto. A corollario, sono state inseriti cinque brani esclusi dalle session di ‘Damned If You Do, in linea con quanto già ascoltato sulla release del 2018 che ha causato la perdita del contratto con la Nuclear Blast.
I Metal Church, al 2020, sono:
- Mike Howe | voce
- Kurdt Vanderhoof | chitarra
- Stet Howland | batteria
- Steve Unger | basso
- Rick Van Zandt | chitarra
Stefano Giacometti
Voto:
- 01. Dead On The Vine
- 02. For No Reason
- 03. Conductor [redux]
- 04. Above The Madness
B-Side Tracks From The “Damned If You Do” Sessions
- 05. Mind Thief
- 06. Tell Lie Vision
- 07. False Flag
- 08. Insta Mental
- 09. 432hz
Cover Songs From The Vault
- 10. Please Don’t Judas Me [Nazareth]
- 11. Green Eyed Lady [Sugarloaf ]
- 12. Black Betty [Ram Jam]
- 13. Fake Healer (feat. Todd La Torre)
- 14. Badlands (2015 version)
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