Top of the Pops: il meglio del pop 2024, finora. Non abbiamo né riso né scherzato – tra aumento dell’inflazione, conflitti mondiali, le campagne elettorali per le europee, Sex & The City presa di mira dalla Gen Z e altri disastri insormontabili – ma anche il 2024 è ormai arrivato a metà.
Prima di discutere di tormentoni estivi, proviamo a stilare una lista delle migliori uscite del pop di quest’anno e quelle che invece non ce l’hanno fatta. In attesa di scoprire se i Grammy confermeranno o ribalteranno il risultato.
Best of both worlds: I successi internazionali
Beyoncé – COWBOY CARTER
Lunghissimo: al primo ascolto penserete che sia impazzita. Invece ogni brano è perfettamente posizionato: non fatevi spaventare dalla mole perché sono molti i filler audios (che ricordano un po’ gli stecchetti di Dawn FM di TheWeeknd?), moltissime le chicche che apprezzerete dopo un ascolto attento.
Brani lenti e intensi come 16 CARRIAGES o PROTECTOR (con un cameo del piccolo Rumi Carter), ma anche hits come TEXAS HOLD ‘EM e II MOST WANTED. Non ho paura di dire che se Post Malone ha 100 fan io sono tra quelli, se ne ha 1 sono io e se ne ha 0 è perché sono morta: LEVII’S JEANS è un’altra bomba. Lei vuole quel Grammy – l’Album of the Year a cui punta da anni e per cui l’anno scorso il marito si è lamentato (we we) – e questa volta ha lavorato sodo per averlo. Io voto Bey.
Taylor Swift – THE TORTURED POETS DEPARTMENT (RIGOROSAMENTE 1-16)
She did it again, ma questa volta non possiamo parlare di perfezione – né di cura – e quindi sarò molto dura. I primi 16 brani sono quello che Midnights sarebbe dovuto essere: leggeri senza scadere nella banalità, perfetti per la resa live, inni che continuano sia la tradizione di 1989 che quella (già iconica) di folklore.
Ricordano i the1975 (pun intended) in The Tortured Poets Department, The Alchemy, Guilty as sin?, mostrano la penna e il talento di Taylor Swift in Florida!!! e So long, London, fanno ballare, piangere e urlare in Down Bad e But Daddy I Love Him. Nove su Dieci. Fair second place.
Er mejo: I successi pop italiani
Mahmood – Nei letti degli altri
Sette brani nati tra la pandemia e il successo post-secondo-Sanremo, un viaggio incredibile dentro Alessandro che non si nasconde più (forse) dietro l’armatura di Mahmood. Della prima parte abbiamo già parlato a lungo (anche se potremmo parlarne per sempre), ma nel frattempo sono usciti due feat. con Geolier e Ángele (pop star belga da tenere d’occhio). Non ne sbaglia una, mai.
MACE – MAYA
Tutti gli artisti più innovativi della scena and more riuniti ancora una volta da MACE, che fa doppietta con un altro album in cui prova tutti – ma proprio tutti – i generi e sbaglia poco. Dalle note oniriche di VIAGGIO CONTRO LA PAURA al ritorno dell’it-pop con RUGGINE, fino a FUOCO DI PAGLIA – passando per PRAISE THE LORD (che insomma, se piace a voi…). Ci ricorda chi conta.
Flop of the pops: uno su mille ce la fa
Dua Lipa – Radical Optimism
Dua ha Saputo dominare la pandemia con le sue note pop e i suoi video super trendy, c’è riuscita anche durante il fenomeno Barbie e forse forse anche con Houdini, cominciando a creare un po’di hype. Ma purtroppo Radical Optimism non ce la fa, o perlomeno non ce la fa ad essere un trend immediato, come quelli a cui ci aveva abituato. Potremmo non essere ancora pronti ai trend di domani.
Meritano i singoli Houdini e Training Season, tra gli inediti These Walls e Falling Forever (che ricorda un po’ Physical, ma più figa). Il resto, meh.
Taylor Swift – TTPD: The Anthology (17-31)
Purtroppo questo è un no. Certo, ci sono delle canzoni bellissime – The Black dog, I Look in People’s Windows, The Prophecy, Cassandra – e forse anche altre che però non sono mai veramente arrivata a sentire. 31 canzoni sono troppe, sono inutili, si sovrappongono e annoiano. La produzione di Aaron Dessner è sempre una nota di qualità, ma non basta. Stavolta Taylor ha peccato di ubris: voto 4.
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