Midnights di Taylor Swift: il dramma di Elena Greco

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Non bastano tre righe per elencare i successi ottenuti da Taylor Swift nel corso della sua carriera, eppure con Midnights la cantante espone le sue insicurezze. 13 canzoni per 13 notti insonni, ognuna pensata come una riflessione suscitata dall’ora che preferisce della notte. Se i sound sono più tenebrosi del solito, ma comunque si mantengono squisitamente pop, i testi hanno una profondità raramente toccata in precedenza dall’autrice.

Il target per questo album è più specifico perché Swift si spoglia di maschere e svela le metafore. Lo fa a partire dall’inizio, mesi prima di dare l’annuncio dell’album, quando arriva all’Università di New York per accettare la sua laurea ad honorem in Belle arti e tenere il discorso annuale ai laureati. Se il sound genialmente pop arriva a tutti, questa volta il testo arriva a una specifica fetta di popolazione che è sempre più influente nella cultura pop della generazione Z: le Elene Greco.

Le perfezioniste cresciute nella convinzione di essere talentuose, ma il cui talento è man mano diventato un pesante dovere. Costrette a dover mantenere le aspettative di amici e parenti, non accettano il cambiamento, i propri errori come parte del percorso ma solo come un fallimento. Quando ottengono un successo, non sanno quasi più come goderselo e non riescono a non confrontarlo con gli altri. Cresciute distanti dalla maggior parte dei compagni per interessi e maturità, non si sono appagate nella condizione di “pick-me-girls”, ma hanno elaborato sotterfugi per ottenere fiducia e rispetto e vivono nell’ansia che prima o poi tutti si accorgano delle impostore che sono.

Taylor Swift, un microfono spaventoso tanto quanto la penna di Ferrante per l’intensità delle emozioni che suscita e la chiarezza delle immagini che dipinge, ancora una volta dimostra di essere parte dell’isola dei giocattoli difettosi e, raccontandoci, si racconta.

Con “meet me ad midnight” si apre l’album: Lavender Haze è la chiave d’interpretazione delle successive canzoni. Il sound synth pop non nasconde il testo, la stanchezza che la cantante prova a causa di tutte le pressioni. “I’ve been under scrutiny, you handled me beautifully”. La relazione tra la cantante e Joe Alwyn, attore e collaboratore in alcuni dei brani, è quasi sempre al centro dei suoi lavori: una relazione che cercano di tenere privata il più possibile, ma che è immancabilmente al centro delle attenzioni dei tabloids.

Tutti vogliono dare la loro versione delle celebrità quando ne scrivono e Taylor Swift è vittima del binomio santa/puttana come tutte le donne: quando la sua relazione ha cominciato a dimostrare di non essere destinata a finire brevemente, tutti hanno cercato di affibbiarle il ruolo di moglie.

Maroon, la seconda traccia, apre il filone delle “vite possibili”. Taylor Swift si ritrova a pensare a un amore passato, a come l’ha perso, ai momenti passati insieme a fare nulla.

È la terza traccia la più forte dell’album e Taylor Swift, infallibile, lo sa: il video è uscito nel pomeriggio ed è diretto da lei stessa. Con una base pop perfetta e un ritornello micidiale, Anti-hero è un viaggio introspettivo nel profondo come mai prima d’ora l’autrice si era permessa di andare. Un brano in cui espone i suoi problemi con il suo aspetto, la sua sindrome dell’impostora, l’ossessione per la manipolazione fino a perdere la cognizione di dove essa cominci e dove finisca.

“It’s me, hi, I’m the problem […] everybody agrees”: l’autrice per la prima volta si toglie la maschera da Regina George che ha reso iconico Reputation per rivelare una Cady al ballo scolastico. È impossibile non volerle bene.

Snow on the beach è scritta e cantata in collaborazione con Lana Del Rey, con cui da anni condivide il produttore Jack Antonoff. È un brano che racconta la bellezza di trovare una persona che ricambia il suo sentimento, così bella che infatti si è portati a non crederci.

Nel cuore del suo discorso all’università, Taylor Swift ha detto: “Nella vita sbaglierete: provate a fare di meglio, risciacquate, rilasciate. Gli errori vi faranno perdere cose. Perdere qualcosa non significa solo perdere: molte volte, quando perdiamo qualcosa, otteniamo qualcos’altro. […] C’è una notizia spaventosa: siete da soli ora. C’è anche una notizia fantastica: siete da soli ora.” You’re on your own, kid è la quinta traccia dell’album e parla proprio di questo: ripercorrendo momenti della sua giovinezza e pensando a ciò che avrebbe potuto fare, ai suoi errori (ma anche a ciò che ha fatto ed ha ottenuto successo), l’autrice realizza quanto è bello e spaventoso essere i soli a decidere del proprio destino.

La quinta traccia è tradizionalmente il brano devastante e Midnights non manca di rispettare la regola: come l’(anti)eroina di Ferrante, Taylor Swift è sola anche quando è circondata da gente e da amore. Le sue guerre deve combatterle da sola, i suoi successi li deve tutti a lei, la sua sofferenza è visibile il più delle volte solo a lei. La ricerca dell’amore, come già anticipato da Lavender Haze, è vissuta come la ricerca di qualcuno che faccia sentire validati e renda leggera l’altrimenti insostenibile pressione: il brano di apertura era su Joe, il quinto brano è su un Nino Sarratore qualunque. Pensate al vostro, tanto uno vale l’altro.

“La carriera ha un prezzo da pagare […] Noi abbiamo quest’idea che l’errore equivalga al fallimento e alla perdita di ogni possibilità di essere felici e di successo. I miei errori mi hanno portata ad alcuni dei momenti più belli della mia vita”.

È sulle rinunce per il raggiungimento dei propri obiettivi che si incentra Midnight rain. Musicalmente è uno dei brani più forti dell’album, non per caso in posizione quasi centrale. “He wanted a bride, i was making my own name”, se preferite: “Tu non sei mio padre e nemmeno il mio padrone!”.  

Question…? fa chiaro riferimento alla stessa persona cui fa riferimento Maroon. Just trust me on this. È una delle canzoni con sound più particolari dell’album, per tutto il brano sembra di essere inseriti in una sala da ballo: alcune strofe vedono la voce della cantante manipolata, si sentono urla di una folla in estasi. La settima traccia è Vigilante Shit, particolarmente amata dai tantissimi amanti di Reputation. Il sound la rende quasi fuori luogo inserita in un album che non sia quello della sua rinascita, il testo presenta una donna in cerca di vendetta contro un uomo.

“Ladies always rise above, ladies always know what people want” – la frase arriva come un’eco, ricordando un po’ Hayley Williams e un po’ la Amy Dunne di Gone Girl.  

Anche Bejeweled vede la cantante ripensare ad una relazione passata: questa volta racconta una storia che i fans conoscono molto bene – il riferimento a test e crediti extra come metafora di una relazione in cui lei non raggiungeva ma la sufficienza; “a diamond’s gonna shine” ricorda molto “shing like fireworks over your sad empty town” (e no, non è un caso che ci sia Speak Now in lista per i rerecordings).

“Le cose dure ci capiteranno. Ci riprenderemo, impareremo da esse, cresceremo più resilienti grazie a loro. Finché saremo così fortunati da respirare…” dice Taylor nel suo discorso, “we will breath in, breath through, breath deep and breath out” ripete in Labyrinth.

Una canzone che affronta l’accettare di non poter sempre avere il controllo della situazione e il confronto con l’obbligata perdita nel labirinto della vita e dei sentimenti ogni tanto. Senza preavviso, senza possibilità di scegliere. È proprio questa mancanza di controllo che a volte porta anche cose belle: Karma racconta di quei momenti in cui le cose vanno così bene che si pensa di aver trovato un’anima gemella nella forza karmica dell’universo. È una canzone allegra ed orecchiabile, sotto la quale si cela però sempre una persona che continua a combattere con la tendenza a motivare i suoi successi con la benevolenza di qualcos’altro.

Sweet nothing è scritta con William Bowery, l’ormai celebre pseudonimo di Alwyn. Ricorda molto peace e rimanda alla loro relazione che si fonda sul sostegno reciproco disinteressato. Il brano più bello tra quelli dedicati al partner è però il brano di chiusura, Mastermind. Swift ripercorre tutte le fasi della loro relazione e sfata il mito – creato da lei stessa con invisible string – che il loro incontro fosse scritto nel destino: è stata lei ad organizzare tutto. Anche in questo brano così apparentemente sereno, si cela una riflessione profondamente triste: “no one wanted to play with me as a little kid so I’ve been scheming like a criminal ever since”.

Il discorso di accettazione della laurea si è concluso con la condivisione di una decina di life hacks (da non confondere con consigli!) tratti da ciò che Taylor Swift ha imparato in questi anni. Alcuni sono riconoscibili in questo album, anche se molti brani rendono chiaro che non mentisse quando ha detto che anche lei spesso perde la rotta e trova tutto inutile. Midnights è un incontro con la sua umanità, con la vulnerabilità cui solo la mezzanotte costringe anche le più attente a mantenere il controllo. 

Giulia Scolari
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