Soen a Locomotiv (Bologna) – Live Report

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I Soen hanno pubblicato il loro sesto album, Memorial lo scorso 1° settembre, e si sono subito cimentati in un tour promozionale che non ha mancato di toccare in fretta una città italiana, Bologna. Il sold out raggiunto in fretta nella città felsinea al celebre Locomotiv Club e il calore dimostrato ancora una volta dal pubblico italiano nei confronti della band li ha convinti a indicare altre due date italiane, a Ciampino (RM) e a Trezza sull’Adda (MI) per il Memorial Tour 2024.

Anche se non sono nella loro Svezia, i Soen sanno che in Italia giocano in casa. Il pubblico ci mette meno di mezzo secondo a incendiarsi con l’apertura della serata, affidata all’opener dell’ultimo album, Sincere.

A seguire, subito un ripasso dell’acclamato Lotus, con Martyrs, e del primo album della band, il cupo Cognitive, con Savia. Proprio questo brano è uno dei pochi punti in cui le primordiali sonorità dei Soen si percepiscono ancora, con quel mood tribale tipico delle percussioni di Martin Lopez.

La risposta del pubblico è molto intensa e dopo alcuni rapidi convenevoli in italiano, Ekelof ci riporta con la sua magnifica voce e la sua straordinaria presenza scenica nelle atmosfere di Memorial con il brano omonimo. Dopodiché, i Soen non si scollano dalla produzione degli anni più recenti, rispolverando Modesty, tratta dal penultimo album Imperial.

Con Unbreakable, singolo di lancio di Memorial, il pubblico si esalta e la band se ne accorge. Proprio Ekelof, insieme al chitarrista Cody Ford, incoraggia con forza i cori degli spettatori, e a brano concluso li esorta con successo a un paio di minuti di botta e risposta a cappella, sancendo definitivamente il legame con il pubblico. “Grande, Bologna!”, non smetterà di ripetere il vocalist.

Dopo Deceiver, tratta da Imperial, i Soen si abbandonano a un breve momento intimo: poche luci, molta malinconia… Ideate, rispolverata dopo anni, dai lontani primordi di Cognitive.

L’ultima parte della scaletta è dedicata a un ripasso generale di Imperial e Lotus, dopo essere stati trascinati dalle debordanti atmosfere di Fortress, tratta ancora una volta da Memorial. Ovviamente, ai saluti di Ekelof e del resto della band, il pubblico si svocia in un susseguirsi di incitazioni a rientrare. Sarà presto accontentato, con tanto di autografo di Lars a uno striscione a lui dedicato da un gruppo di fan estremamente calorosi.

Il triplo bis si muove sempre sulle note delle ultime pubblicazioni, con un saluto a Imperial con Antagonist, Lotus con Lunacy e Memorial con Violence. Stavolta finisce davvero e con grandi inchini e grandi saluti, i Soen lasciano il palco, accompagnati in sottofondo dalle note della loro Vitals, la canzone di chiusura di Memorial. I fan più accaniti restano in attesa di qualche plettro, una bacchetta, una scaletta; qualche coppia romantica improvvisa anche un ballo sulla canzone in sottofondo e la serata si conclude con un gradevole sorriso sul volto.

L’esperienza di un live dei Soen è sempre molto coinvolgente. Il sound trascina con facilità, Ekelof è un mattatore straordinario e tutta la band mantiene un’aura di purezza, di emozione e di vicinanza col pubblico in ogni attimo della serata. Mille volte Cody Ford ha lanciato un sorriso timido e genuinamente contento agli astanti nelle prime file. Della reazione di Lars al suo striscione si è già parlato, e perfino il silenzioso e tenebroso Martin non ha potuto esimersi dal sorridere soddisfatto alla forza dei cori del pubblico.

Chiarito quindi che si è tratta di una splendida serata, passiamo alle note più dolenti.

Un fan dei Soen della prima ora non può che ritrovarsi sempre più spiazzato e fuori luogo di fronte al tipo di esperienza musicale che la band propone. Negli ultimi anni la band scandinava ha operato una serie di rivalutazioni del proprio operato e il concerto di Bologna sancisce un nettissimo taglio col passato più remoto. I richiami a Cognitive sono limitati a un brano e a un interludio intimo.

Di Tellurian e Lykaia nemmeno l’ombra. Delle atmosfere più catchy e easy listening di Lotus, Imperial e Memorial è piena la scaletta. Risulta chiarissimo che la band stia cercando di seguire (ammettiamolo, con grande successo) gli umori di un pubblico più numeroso, più sensibile a messaggi più diretti e a una musica generalmente più semplice da ascoltare, rinunciando se non rinnegando i loro albori.

Come già detto, le qualità esecutive dei Soen sono fuori discussione e la loro capacità di stare sul palco e interagire col pubblico sono al di là di ogni dubbio. Si pensi che Ekelof si è abbandonato anche a un rapido Caruso di Dalla, subito sostenuto dal pubblico, segno che la band studia bene le città in cui si esibirà e su quali note sollecitarne le risposte più positive.

Però è anche evidente che i Soen stino proponendo un genere sempre meno legato all’inestricabilità delle atmosfere Progressive, al dolore e alla malinconia profonda dei primi tempi, in favore di messaggi più facili da memorizzare (come l’inflazionato The army of the unbreakable) e a una certa meccanicità e ripetitività dei brani.

Già con l’uscita di Memorial si è avuto modo qui di segnalare questo cambio di rotta, con una dolente nota di rammarico. A giudicare dal repertorio proposto in sede live, sembra che questa scelta dei Soen sia piuttosto consapevole. Per chi ha apprezzato l’idea di una band che riproponesse il sound dei Tool, ma in chiave europea e con la drammaticità e la malinconia tipiche del panorama musicale scandinavo, sarà meglio mettersi l’anima in pace: o si accetta questo nuovo corso, fatto di sonorità ben eseguite ma abbastanza consumate, o si va alla ricerca di nuove realtà contemporanee.

Daniele Carlo
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