Con un post su facebook Pierpaolo Capovilla, frontman del Teatro degli Orrori, ha messo ufficialmente fine alla storia della band indie rock attiva dal 2005 con che ha dato alle stampe quattro album in studio e che ha contribuito alla nascita di quella stagione musicale che è stato l’alternative rock che dai primi anni 2000 è poi sfociato nel grande movimento indie degli ultimi tempi.
” Il Teatro degli Orrori non esiste più. Lo sapevate già, ma io ho preferito tacere, nella speranza che le circostanze mutassero in qualche modo. Ma la vita a volte non va come si desidera o ci si augura. Tutto ciò mi spiace e mi addolora ancora”
La band deve il suo nome al teatro della crudeltà di Antonin Artaud, nel 2005 inizia la sua avventura dalla provincia veneziana e dalla pubblicazione del primo album (Dell’impero delle tenebre) si impongono come una delle formazioni più originali del panorama italiano.
Scrivono una sorta di opera rock che unisce sonorità ruvide e testi tutt’altro che abituali per la tradizione cantautoriale italiana. Pierpaolo Capovilla alla voce, Gionata Mirai alla chitarra, Giulio Favero al basso e Francesco Valente alla batteria, è questo il nucleo originario della band a cui si aggiungono in seguito Kole Laca ai synth e Marcello Batelli alla seconda chitarra.
” Credo altresì sarebbe davvero inelegante da parte mia venirvi a raccontare cosa è accaduto. Non sarebbe che il mio punto di vista, e varrebbe solo in termini personali. Cioè nulla. Anyway, non mi do per vinto, e continuo il mio percorso artistico e professionale. Da un paio d’anni lavoro ad una nuova band“
Ma è con A sangue freddo che la band nata in una sala prove di Marghera trova la sua consacrazione. Brani come Direzioni diverse, A sangue freddo e Majakovskij entrano di diritto nella storia della musica alternativa italiana insieme ai grandi classici.
Pierpaolo Capovilla dipinge con le sue liriche un mondo oscuro dove ci si muove cercando di non farsi sopraffare dalla tristezza, dalla morte e dalle separazioni. Le stesse dinamiche che hanno portato allo scioglimento della band che tanto ha entusiasmato i fan di tutta Italia in quei primi anni del duemila. Lo stesso Capovilla parla di imminenti novità e butta acqua sul fuoco delle inevitabili polemiche e recriminazioni:
” La vita continua, e meno male. In questo momento storico è più che mai necessario opporre una resistenza convinta e convincente allo scivolamento autocratico delle condizioni politiche e sociali in cui viviamo. La musica popolare, e il rock, che tutti noi amiamo, non lo determineranno ma possono contribuire ad un cambiamento sociale, nel segno dei valori democratici che ci uniscono e che da sempre ci fanno sentire un po’ meno soli e un po’ meno inutili. E per favore, se potete e se vorrete, mettete al bando i pettegolezzi, i rumori di corridoio, le insinuazioni. Non servono a niente “
Ai fan restano quattro album che testimoniano un percorso coerente, fatto di alti e bassi, di fiammate altissime e cupi momenti di down. Era tutto parte dell’anima oscura di una delle band più importanti del panorama alternativo (e non solo) italiano. Il Teatro degli Orrori sono stati capaci di dare forma e contenuto ad un mondo musicale che raduna più persone di quelle che le classifiche patinate ci farebbero immaginare.
Portatori di una tradizione propria del nord est italiano con le sue sonorità ruvide e i suoi paesaggi uggiosi ed umidi Il Teatro Degli orrori ha segnato la strada per molte formazioni che sono venute dopo di loro. Non ci resta che aspettare e non chiuderci ai cambiamenti, come dice lo stesso Capovilla:
Perché la musica, la buona musica, ci infervora, ci rende battaglieri, ci dà forza e voglia di cambiare le cose, nella nostra vita particolare e in quella del consorzio umano nel quale insistono le nostre esistenze. La vita è breve. Non sprechiamone neanche un minuto.
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