La nuova edizione del Festival Trieste Science Fiction Festival 2020 si è da poco conclusa e in questi giorni abbiamo potuto osservare, purtroppo in maniera virtuale, dei prodotti indipendenti davvero niente male. Un luogo dove i talenti vengono scoperti tramutandosi in un trampolino di lancio per una carriera brillante e ambiziosa. Seppur il festival sia stato contenitore di numerosi film, la parte più interessante sono risultati essere i cortometraggi. Che arrivino dall’Italia o dall’Inghilterra, la cosa che sicuramente li accumuna è la loro fantasia. Quindi ecco a voi quelli che sono i miglior prodotti del festival. Abbiamo scelto cinque cortometraggi e un lungometraggio, ovvero quello che ci è piaciuto di più.
Crawler di Ivan Radovic
Il soggetto è semplice, ma di gran impatto. Da un lato abbiamo due dottori alle prese con un cadavere, dall’altra una donna disperata e sporca di sangue all’interno di un bagno casalingo. La tensione, specialmente in prodotti del genere, si taglia letteralmente con il coltello. Seppur siano elementi inseriti all’interno di un minutaggio davvero minuscolo, la cosa che più sorprende è la straordinaria alchimia fra gli elementi. A Ivan Radovic bastano pochi minuti per creare un plot twist degno di nota e il finale ci lascia ben sperare sulla realizzazione di un lungometraggio, che se prodotto con i giusti mezzi è in grado di far balzare tutta dalla sedia. Citazioni e tensione. Crawler è un prodotto da non perdere.
The Cookies di Samuel Häkkinen
Prendete Inside Out è mettetelo di fronte alla realtà più oscure di tutte, ovvero la nostra psiche. The Cookies è un cortometraggio che riflette sulle nostre decisioni, innestando dentro di noi, poco a poco, il seme del dubbio e dell’insicurezza. Attraverso una sceneggiatura dettagliata, che fa sembrare il tutto come uno dei migliori episodi de Ai Confini Della Realtà, la storia racconta più di quel che ci vuol far credere, come il condizionamento del nostro passato e ciò ci sta attorno, ed è attraverso il talento di questo regista, che si riesce ad apprezzare un cortometraggio come questo. Uno dei cortometraggi più interessanti dell’intero festival.
Survivers di Carlos Gómez-Trigo
Questo cortometraggio è un prodotto completamente differente da quelli già citati in precedenza. Questo perché non ci troviamo davanti a una trama vera e propria, ma bensì davanti a un momento di pura tensione. Tre persone all’interno di una macchina devono fare una scelta di vitale importanza. Decidere o meno se togliere il casco che li protegge, per comprendere se l’aria intorno loro sia completamente nociva. Qual è allora il pregio più grande di Survivers? Il suo essere costantemente suggestivo. Sette minuti di pura goduria visiva, attraverso caschi al neon e luoghi perennemente oscuri. Sin dai primi secondi veniamo catturati dai dialoghi, che caratterizzano perfettamente i tre personaggi. Alla fine, quello che rimane è uno stupore di fronte all’ignoto. Carlos Gómez-Trigo è un autore da tenere sicuramente sott’occhio.
The Recycling Man di Carlo Ballauri
Questo corto non può che renderci felici. Prima di tutto perché si tratta di una produzione, ma anche perché si tratta del vincitore della categoria “miglior cortometraggi europei”. Ci troviamo in un mondo completamente allo sbando, dove i crimini vengono segnalati in cambio di denaro. In tutto questo Jacob, un ragazzo disabile sulla sedie a rotelle spia il vicinato con il suo cannocchiale. Ben presto vedrà una delle sue vicine attaccate da un losco individuo, aprendo così numerosi misteri sul suo modus operandi. No, non è l’ennesimo prodotto che prende spunto da un capolavoro di Hitchcock, ovvero la finestra sul cortile, ma bensì una rappresentazione nuda e cruda sul materialismo. Carlo Ballauri riesce pienamente nell’intento di trasportarci all’interno del racconto, grazie anche a degli effetti speciali incredibili e a una cura per i dettagli maniacale. Ciò che fa storcere un po’ il naso è sicuramente la recitazione, che in alcuni momenti risulta un po’ troppo debole. Tuttavia non macchia un prodotto da visionare a tutti i costi e che lascia ben sperare su un ritorno della fantascienza nella nostra nazione.
The Prohibition di Sam Orti
Ed eccoci arrivati all’ultimo cortometraggio, sicuramente il più particolare. Attraverso il genere dell’animazione veniamo catapultati in un mondo sottoposto da regole e pensieri ristretti. Una storia tremendamente attuale, che punta il dito su alcuni aspetti che possono riguardarci profondamente e singolarmente, come la forza di individualità e la libertà di pensiero. In The Prohibition tutto questo viene purtroppo a mancare, non perché sia un difetto, ma perché è uno dei temi sul quale il regista tende di più a rimarcare. Un mondo dove sei costretto a vestirti e a pensare non come vuoi tu, ma come ci vuole vedere la società. Prigionieri di un pensiero egoista non siamo più liberi di scegliere cosa guardare o pensare e nel momento in cui ci ribelliamo ne paghiamo le conseguenze. Di questo parla The Prohibition e che lo vogliamo o no a fine visione non possiamo che sentirci confusi e spaventati per la sua incredibile veridicità.
Il miglior lungometraggio del Trieste Science Fiction Festival
Benny Loves You di Karl Holt
Quando ti soffermi sulla trama di questo film non puoi fare a meno di chiederti se i pupazzi malefici nel cinema horror possano ancora spaventare e dire la loro. Karl Holt, regista e sceneggiatore di Benny Loves You, affronta il genere con una spensieratezza spiazzante, aggiungendo quel pizzico di umorismo dissacrante che strizza l’occhio allo stile provocatorio di Seth Macfarlane, ovvero il creatore dei Griffin. Tutto ciò, anche con grande stupore, lascia lo spettatore perennemente con gli occhi attaccati allo schermo, questo anche per il buon ritmo con cui l’autore affronta l’intero soggetto. Un film che mostra il percorso di un uomo legato al passato e che per certi versi non riesce ancora a maturare. Le situazioni che gli si presentano davanti vengono affrontate da parte del protagonista con poca maturità, e questo, diventerà il fulcro principale per risistemare la sua intera vita da adulto. Nonostante tutto, il protagonista si sente costantemente legato al passato ed è riscoprendo il suo giocattolo preferito dell’infanzia che inizieranno i problemi. Un orsacchiotto di peluche dallo sguardo ambiguo e che risulterà essere una minaccia per lui e le persone che gli stanno attorno. Il regista riesce benissimo nel caratterizzare, con pochi elementi, il suo antagonista. Ci basteranno poche sequenze per iniziare ad odiarlo e nel momento in cui inizieremo a fare il tifo per il protagonista, un perfetto idiota, inizieremo a capire il reale valore di questa pellicola. Con un budget davvero piccolo e delle sequenze splatter davvero efficaci, il registra dimostra di avere un talento formidabile, specialmente per la straordinaria naturalezza con cui affronta i generi. Benny Loves You è una perla di citazionismo, intrattenimento e comicità davvero sorprendente e speriamo che Karl Holt possa davvero dire la sua anche di fronte a un pubblico molto più vasto. Da non perdere.
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