Biografilm 2025: l’infanzia e i contesti marginali con Flophouse America e Il castello indistruttibile

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Al Biografilm Festival, due documentari, Flophouse America e Il castello indistruttibile, raccontano il tema dell’appartenenza, delle radici e della resistenza nei luoghi dimenticati. Due ritratti autentici, ruvidi, privi di sentimentalismi. In filigrana, la necessità dei protagonisti di germogliare anche in terreni fragili.

Il Biografilm Festival torna a interrogare il presente. Tra i temi affrontati in questa edizione, uno sguardo necessario e attento è rivolto anche all’infanzia e ai contesti marginali.

Stati Uniti. Una stanza d’hotel come casa. Un letto, due genitori alcolizzati, un bambino di dodici anni. È questo l’universo claustrofobico di Flophouse America, documentario girato nell’arco di tre anni e opera prima della fotografa norvegese, Monica Strømdahl.

La macchina da presa si muove con discrezione, segue la vita di Mikal, dodicenne che vive con genitori alcolisti in una piccola e fatiscente stanza d’albergo. Strømdahl offre uno sguardo intimo, spesso straziante, sulla vita di questa famiglia. Il tempo, scandito dai postumi dell’alcol, dalle discussioni, non produce alcuna evoluzione: è stagnante, un presente opaco che si ripete e che intrappola i personaggi in un loop senza fine.

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Flophouse America

Un destino estremo, eppure comune a molti negli Stati Uniti. In numerose città americane, infatti, centinaia di famiglie sono costrette a trasformare hotel economici in residenze permanenti.  Monica Strømdahl documenta questa condizione con uno sguardo crudo. Non cerca effetti né spettacolarizzazione. Semplicemente, osserva.

Il documentario è il risultato di oltre vent’anni di ricerca. Nel 2005, la stessa fotografa norvegese, trasferitasi per un breve periodo in un hotel economico a New York, si imbatte in famiglie che, in quelle stesse camere, vivono invece in modo permanente. È allora che fotografare e documentare  diventa un’esigenza, un bisogno imprescindibile di studiare il fenomeno, di approfondire le conseguenze della povertà e della crisi del mercato immobiliare americano.

L’incontro con Mikal, nato in una di quelle stanze d’hotel, e la scoperta della sua complessa situazione famigliare, avvenuta successivamente, spingono la fotografa a indagare ancora più a fondo, a svelare, attraverso il documentario, le crepe di questa famiglia e le conseguenze psicologiche sulla mente del protagonista.

In un’intervista a Documentary Magazine, la regista riflette sulla sfida etica di filmare soggetti così vulnerabili per lunghi periodi, sulla responsabilità nei confronti di Mikal e dei suoi genitori, Jason e Tonya.

Dal grigiore delle stanze d’hotel americane al cuore popolare di Palermo. Il castello indistruttibile ci riporta in Italia. Siamo a Danisinni, un rione popolare ai margini del centro storico.

Ad aprire la proiezione in sala, con una breve presentazione, i registi Danny Biancardi e Stefano La Rosa e la regista Virginia Nardelli.

Danisinni, un microcosmo dimenticato dalle istituzioni, è sconosciuto persino a molti palermitani. Le palazzine sono ravvicinate, la privacy un lusso inesistente. Al centro della piazza principale, un asilo abbandonato diventa una discarica, simbolo del degrado del posto, per tutti, tranne che per quattro ragazzini: Angelo, Mary, Rosy e Giada.

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Il Castello Indistruttibile

La macchina da presa segue silenziosamente i protagonisti di questa storia, che, insieme, decidono di trasformare il vecchio edificio in un luogo per loro sicuro, una casa in cui poter giocare, sentirsi liberi, essere ancora bambini. Un castello indistruttibile, una fortezza in cui paure e sogni possono essere ascoltati e insieme affrontati.

A Danisinni l’infanzia è un diritto concesso solo a metà. I bambini cresciuti in contesti marginali sono costretti ad affrontare una serie di fattori negativi che possono condizionare l’intera esistenza. Il quartiere, in assenza di tutele e sostegni pubblici, diventa un terreno arido su cui mettere radici e immaginare un possibile futuro. L’amicizia, allora, diventa un’infrastruttura affettiva e sociale. Uno scudo, una cura spontanea. Un’autentica forma di resistenza.

Il Biografilm Festival si tiene a Bologna dal 6 al 16 giugno. È possibile consultare il programma su sito www.biografilm.it

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